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Riceviamo e pubblichiamo una lettera scritta dal pentito di ‘Ndrangheta Filippo Barreca, capo dell’omonima cosca della mafia calabrese e rivolta allo Stato.



Egregio Dott. Bongiovanni, ho sempre apprezzato la sua correttezza ed onestà nell’espletamento del suo lavoro di giornalista. Ho pagato e sto ancora pagando la mia scelta di collaborare con lo Stato. A fronte di tale mia scelta è stato assassinato mio fratello Vincenzo e non solo. Pertanto, lo Stato chieda scusa a Barreca Filippo del 1947 in quanto l’apporto collaborativo di Barreca Filippo è documentato non solo dalle sentenze passate in giudicato (Olimpia 1 e 2, Barracuda, Omicidio dell’On. Ludovico Ligato e tantissimi altri). Un contributo fondamentale per la legalità che recentemente è stato riconosciuto dalla Commissione Parlamentare Antimafia, la quale, in una seduta risalente al 2022 affrontava, tra le altre cose, il tema dell’attendibilità. Iniziativa dell’On. Ascari Stefania, come si può riscontrare a pag. 30 sulla relazione dell’ultima legislatura depositata nel gennaio 2023 ed approvata nelle sedute del 7 e del 13 settembre 2022, sgombra ogni dubbio su quanti, in 30 anni di collaborazione con lo Stato, volevano sminuire il mio apporto. Io per primo parlai dei rapporti tra la ‘Ndrangheta e certi apparati riservati dello Stato (servizi deviati e massonerie coperte). L’assassinio dell’On. Ligato, la cui arma utilizzata per ucciderlo è stata sotterrata in Bocale, non è stata rinvenuta su segnalazione dei due nipoti Filippo e Santo che da quel momento hanno assunto un atteggiamento ambiguo nei confronti del sottoscritto, adducendo che il sottoscritto “millantava” in una lettera inviata al giornalista Davi, dopo la smentita pubblica effettuata da Barreca Filippo (1947) che è disponibile sul web del giornalista Palamara. Il sottoscritto sostiene che i due nipoti sono “manovrati” da qualcuno per coprire chissà quali indicibili interessi di 'Ndrangheta, politica e non solo.

Foto © Imagoeconomica

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