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Il presidente di Libera alla Statale di Milano con Nando Dalla Chiesa. Il 20 e 21 marzo saranno in città i familiari delle vittime di mafia

Vorrei che le scuole e le università fossero sovversive. Bisogna esserlo per combattere la mafia”. E’ questo il messaggio lanciato da don Luigi Ciotti, presidente di Libera, agli studenti presenti ieri nell’aula magna dell’Università degli Studi di Milano insieme al professore Nando dalla Chiesa. Ieri si è tenuto l’incontro organizzato questo pomeriggio da Libera Milano e Unilibera, in occasione della settimana della legalità.

Salendo le scale dell’ateneo ho visto foglietti colorati coi nomi delle vittime della violenza criminale mafiosa. Nomi che graffiano le coscienze, che sono una spina nel fianco”, ha affermato il fondatore del Gruppo Abele.

L’appello ai giovani è di essere “Sovversivi” nel senso di una rivoluzione di valori e senso di responsabilità, di “memoria che si salda all’impegno”. Parafrasando un’espressione dell’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, ha parlato di una “peste mafiosa” che dilagherà “finché non ci sarà una presa di coscienza collettiva”. Per Don Ciotti, la mafia è un male che va estirpato alla radice. Bisogna dunque scavare e trovare il bandolo della matassa. Nel suo discorso va indietro nel tempo, al dolore provato in quel 1992 di stragi e Tangentopoli. Ripercorre a piccole tappe la storia di una mafia che si è insinuata anche e soprattutto nel Nord Italia. In particolare Milano, dove Libera ritorna con una grande manifestazione dopo 12 anni.

Nel pomeriggio di lunedì 20 marzo, nell’aula magna della Statale, saranno accolti i familiari delle vittime di mafia che ogni anno si ricordano in occasione della Giornata nazionale. A seguire una veglia ecumenica alla basilica di Santo Stefano Maggiore. La mattina di martedì 21, invece, il ritrovo è in piazza Duomo per la lettura di tutti i nomi delle persone morte per combattere la criminalità organizzata. Don Ciotti ci sarà, e per quel giorno invita provocatoriamente l’università “a chiudere per dare un segno e camminare insieme”.

La città è cara a Don Ciotti: “Da qui partirono tante associazioni e movimenti prima ancora di Libera, alcuni composti solo da donne”. Su una in particolare decise di soffermarsi: Lea Garofalo, che si oppose alla propria famiglia di ‘Ndrangheta e per questo fu assassinata nel 2009. “La giunta di allora decise di seppellire le poche ossa che rimanevano nel Cimitero Monumentale”, ha ricordato commosso. “Il gesto di Lea ha dato forza ad altre donne di resistere, di fare la rivoluzione e chiedere una mano per rompere i codici mafiosi e ricostruirsi una vita”.

Assieme a Lea, ha aggiunto dalla Chiesa, saranno ricordate nella due giorni milanese d’inizio settimana “più di 500 vittime, che rappresentano un pezzo della storia d’Italia”.

Foto © Imagoeconomica

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