Mettiamoci tutti alla finestra e stiamo a guardare. Mi piacerebbe molto poter dire: guardiamo e divertiamoci. Invece no. Non possiamo. La classe politica di governo e di opposizione è una cosa tragicomica per credibilità e rispettabilità. Ci sono inoltre facce che non si possono guardare per età e trascorsi politici. E anche facce che sono passate dai tribunali. Ci sono le eccezioni? Certamente, ma iniziano con zero virgola. E purtroppo non ci sono temi da affrontare per i cui svolgimenti non ci si dovrebbe preoccupare. E allora alla finestra sì, ma per controllare.
Giorgina dal canto suo si affanna nel dare risposte e tranquillizzare tutti, e intanto, piaccia o no, ci si roda il fegato o no (non solo la sinistra), si vada fuori di testa o no, è la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente del consiglio.
È di estrema destra, è vero, ma bisogna che la sinistra se ne faccia una ragione e faccia “autocoscienza”, si diceva una volta. Non c’entra nulla con l’autoflagellarsi. C’entra la struttura maschilista dei partiti, c’entra moltissimo il fatto che le donne sono molto divise fra loro, e che dentro i partiti la maggior parte delle donne, nonostante tutto, continuino a stare sotto l’ala protettiva di un uomo, e ai propri compagni di partito perdonino e giustifichino tutto pur di rimanere attaccate o vicino al potere.
Per quanto mi riguarda posso dire e ripetermi che Giorgina è stata eletta ma non nel mio nome. Altro non posso.
Attrezzarci invece per giudicare il suo operato di governo sì, ed è lì che bisogna concentrare tutte le energie. Elaborare anche proposte alternative e renderle pubbliche, farle girare. Soprattutto impegnarsi a costruire un fronte unito. Una unità politica e di intenti che a sinistra è molto lontana. Per una ottusità assurda, un individualismo becero, una incapacità a fare politica, una profonda ignoranza politica. Non parlo di compromessi o cambiali da pagare, ma di necessità elettorali dipendenti da una legge elettorale illogica e assurda dal punto di vista della democrazia, una legge che tutti odiano ma – fino ad oggi – nessuno cambia o abolisce. Una legge costruita su misura per danneggiare alcuni e che adesso per molti è un boomerang.
Nel frattempo, sotto il naso ci stanno passando cose inaudite: i ministri Crosetto (Difesa), Piantedosi (Interno) e Salvini (Infrastrutture e mobilità), per esempio (v. all’interno del numero), cercano i migranti fragili per accoglierli – dicono – e rimandare indietro gli altri che invece fragili non sarebbero. C’è anche chi promette pensioni più corpose a chi a stento sopravvive, ma non si è visto ancora nulla. È vero, questo governo è nato da poco, ma anche per loro, per quelli che a stento sopravvivono, è stato Natale e ci sarà il capodanno, non è facile spiegare ai bambini perché il loro Natale è così diverso da quello del compagno di banco e convincere gli anziani che i farmaci vanno comprati a discapito dei nipoti che cercano di aiutare.
La questione che occupa tutti gli spazi di informazione e dentro i bar è la lotta contro i poveri. Non era mai successa una cosa del genere: impegnarsi e accanirsi per rendere i poveri più poveri. Fra l’altro senza avere ancora un’alternativa certa.
I numeri dicono che i disonesti o i furbetti del reddito di cittadinanza sono pochissimi rispetto a coloro che con questi denari ci fanno la spesa. Bisognerà punirli i disonesti, certamente, ma solo quelli, gli altri non c’entrano nulla. Insomma, temi che saranno un grande banco di prova per Giorgina. Saremo capaci di stare attenti? Di farci trovare pronti? Di organizzare manifestazioni che occupano piazze e strade? Il compagno Pio La Torre un giorno disse: porterò a Comiso un milione di manifestanti contro i missili cruise, riuscì a convincerne più di un milione. Con il suo impegno e la sua fatica.
Già sento i disfattisti, quelli per i quali tutto è impossibile: sono passati tanti anni, le cose sono cambiate, non c’è più la classe operaia che nel frattempo è andata in paradiso, bla bla bla. Quello di Pio La Torre vuole essere solo un esempio di cultura politica, di operosità politica: credere in un obiettivo e lottare per esso. Certo che i tempi sono cambiati. Ma la politica deve adattarsi trovando strumenti e soluzioni idonei.
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A Randazzo vive Rita Spartà, una infermiera a cui nel 1993 sono stati uccisi il padre e due fratelli perché si ribellavano alla mafia del luogo. Uno degli assassini è stato condannato all’ergastolo. Qualche mese addietro, mentre Rita svolge il suo lavoro, davanti ai suoi occhi vede materializzarsi l’assassino della sua famiglia. Senza entrare nei particolari, perché all’interno di questo numero troverete tuta la storia di Rita, ci si ripropone il problema della certezza della pena e certamente anche il tema dei diritti dei carcerati.
I carcerati, compresi quelli al 41 bis, hanno diritto a dignità, rispetto della persona e umanità. Umanità per portatori di morte, sofferenza, disastri territoriali, droga, prostituzione, corruzione. Gente che scioglie bambini e donne nell’acido, gente che uccide a pagamento. Di questo si tratta.
È un tema scottante che bisognerà affrontare; giusto pensare ai diritti dei carcerati, ma dice Rita: “Mai nessuno che pensi anche ai diritti e al dolore dei parenti delle vittime?”.
Le Siciliane Casablanca n. 75
SOMMARIO
3 – Editoriale Mettiamoci alla finestra? Anche no! - Graziella Proto
5 – Un governo di destra, destra... destra - Antonio Ortoleva
7 – Così nemmeno i pupi siciliani - Fabio Tracuzzi
10 –Il “Carico residuale” - Yasmine Accardo
15 –Rita Spartà: io sono una combattente - Graziella Proto
21 –Strage rapido 904, il giornalismo condannato - Intervista di Nadia Furnari a Giuliana Covella
25 –“Street Law” e lotte alla criminalità - Vincenzo Musacchio
27 – Femminismi de-generi e violenze - Stefania Mazzone
33 – Comizi D’Amore - Giulia Caruso e Valentina Pantaleo
38 –Progetto Brancati - Elena Brancati
LETTURE DALLE CITTA’ DI FRONTIERA
42 - IO SONO RITA - Giovanna Cucè, Nadia Furnari e Graziella Proto
43 -NON POSSO SALVARMI DA SOLO – Antonio Ortoleva
44 -LA TRANSIZIONE – Gaetano Portaro
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