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Pubblicato negli Stati Uniti d’America e reperibile su Amazon, un libro di Mary Ann Manzella dal titolo “Lu jornu ca lu Mulinazzu chianciu”. L’autrice, nata a Cinisi, dopo l’esproprio delle terre della sua famiglia, in contrada “Mulinazzo”, a causa della costruzione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi, fu costretta, all’età di 15 anni a emigrare in America con tutta la famiglia. Il libro è scritto in lingua siciliana, con l’uso di forme espressive arcaiche e vocaboli in uso al tempo dell’esproprio che l’autrice ha saputo ricordare e utilizzare, malgrado più di mezzo secolo di soggiorno in America. Seguendo una struttura poetica, si raccontano le caratteristiche di un luogo, definito come “paradiso in terra”, attraverso la descrizione dei reticoli di parentele, delle varie contrade e delle caratteristiche di una civiltà contadina sopravvissuta, quasi intatta nei secoli, sino al 1968, anno dell’esproprio, che ne segnò la scomparsa. Ogni brano è un flash che richiama le colture, limoni, pomodoro, frumento, mandorle, fichi, fichidindia, melograni, carrubbe, gelsi, ulivi, uva, alberi di varia frutta, le erbe, gli insetti, le varie specie animali, a partire dalla regina del Molinazzo, la cicala, alla danza delle farfalle, a congili e lucertole tra i muri di pietrarotta. La lavorazione dei prodotti agricoli serviva a realizzare pomodori secchi, salsa di pomodoro condensata dall’esposizione solare, fichi secchi, olio, vino, pane fatto in casa, con eventuali preparazioni di pietanze povere, come lo sfincione o le “muffulette” da mangiare condite con olio e acciughina, appena uscite dal forno. Raccontato anche con dovizia d’immagini il ciclo di lavorazione del latte e la produzione di tuma, ricotta, lacciata, formaggi, primo fra tutti il caciocavallo. Uno spazio particolare ha la presenza del mare con tutte le sue sfumature, il brillare delle sue scaglie d’argento al “lustru” della luna, la ricchezza e il profumo dei suoi prodotti, ricci, patelle, granchi, ma soprattutto le “viole del Mulinazzo”, un pesce povero, ma dolcissimo. Il percorso delle varie calette, dai Punti, all'"Ominu mortu", persino alla tonnara dell’Ursa, quasi tutte zone ormai precluse alla fruizione balneare a causa della recinsione aeroportuale, si snoda con il ricordo delle estati passate tra lavoro e bagni, tra giochi e libertà nell’intenso rapporto con il cielo e la terra, con la luce e i vari colori, mutevoli come le stagioni. E infine il racconto delle lotte dei contadini contro gli espropri, le ingiustizie, i furti di proprietà, le manifestazioni, il dolore per la perdita di una parte della propria vita, oltre che del lavoro, e poi l’emigrazione alla ricerca di un nuovo mondo in cui poter continuare a vivere. La narrazione assume via via un carattere epico, quasi il racconto dei cantastorie siciliani del passato. In quel lontano 1968, cioè, come detto nel titolo del libro, "il giorno in cui il Molinazzo pianse", “si intravede, sullo sfondo la figura di Peppino Impastato e dei suoi compagni, in testa alle manifestazioni, che tuttavia non riuscirono a fermare momenti di violenza consumati sulla pelle dei contadini di Punta Raisi. Il libro di Mary Ann Manzella integra e completa, per la ricchezza delle immagini e l’abbondanza dei ricordi, l’altro libro, scritto da Salvo Vitale e pubblicato dal FLAG Golfi di Castellammare e Carini, nello stesso anno, che parla delle vicende storiche della scelta aeroportuale, della descrizione geografica del sito, dei luoghi, della gente, dei bambini e del ruolo del gruppo di Peppino Impastato, con un occhio di riguardo alla produzione poetica e artistica di persone che questo luogo hanno amato e che ne hanno goduto. Si tratta di due importanti lavori e documenti preziosi che escono dal ricordo personale e diventano memoria collettiva salvata dall’oblio.

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