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Venerdì 23 dicembre alle 11.30 a Parco Uditore - a Palermo - l’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Punta Raisi insieme all’Associazione Libera ed a Don Gabriele Virga della Chiesa di San Gaetano, si riuniranno intorno all’albero di canfora dedicato alla strage di Punta Raisi per leggere i 109 nomi delle vittime innocenti nel 44esimo anniversario dalla morte.
La sera del 22 dicembre 1978 infatti, il volo Alitalia 4128 partito da Roma diretto a Palermo con 129 persone a bordo, dopo 50 minuti di viaggio regolare, mentre è in posizione di avvicinamento all'aeroporto di Punta Raisi sparisce dai radar alle 00:38. Quando viene localizzato da alcuni pescatori (i soccorsi ufficiali arriveranno solo dopo oltre 4 ore) a circa 3 miglia dall'aeroporto, è già semiaffondato ed in acqua galleggiano alcuni sopravvissuti, kerosene e bagagli.
Muoiono in 108, e da quel giorno la storia di queste vittime innocenti viene dimenticata e con loro le tante domande che aleggiano intorno alla vicenda, chiara solo per qualche anonimo creatore di pagine di Wikipedia e gruppi Facebook ma non per familiari, piloti, sindacati e periti, che non hanno mai ritenuto plausibili le “risposte” della magistratura.
Così, dopo decenni di vergogne, una fra tutte la vendita del relitto dell’aereo ad uno sfasciacarrozze che per anni lo ha esposto in bella mostra, di assenze istituzionali e di miserie morali fatte di speculazioni editoriali, e celebrazioni fotocopia di qualche sopravvissuto, il ricordo dell’associazione dei Familiari delle Vittime, insieme all’associazione Libera oggi è la sola celebrazione possibile.
Da più di quarant’anni il problema di condurre a dignità la memoria della strage di Punta Raisi, è stato e continua ad essere grave.
L’albero del Parco Uditore, che è oggi l’unico simbolo in città che la ricorda, ad esempio è stato piantato nel 2021 per creare un luogo decoroso dove riunirsi dato lo stato di degrado in cui versa da decenni la zona nella quale sorge la Stele commemorativa a Cinisi.
Gli alberi già dal 1992 a Palermo sono diventati simbolo di rigenerazione della memoria, l’auspicio è che anche questo lo diventi.
Così come diceva Don Luigi Ciotti nel dicembre 2010: “Credo che tutti noi abbiamo il dovere della memoria, ne abbiamo la responsabilità. Dobbiamo chiedere verità e giustizia; qui è stata calpestata la democrazia del nostro paese".

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