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La sentenza contro l’ex leader di Confindustria Antonello Montante ha confermato l’esistenza di un sistema delinquenziale in grado di inquinare le istituzioni. Una vicenda che tocca anche la trasformazione dell’ex area industriale Vianini, ma ancora oggi manca un’adeguata consapevolezza

Nonostante tutte le buone premesse, a Capaci resta aperta e per nulla ostacolata, la destinazione urbanistica dell’ex area industriale cosiddetta Vianini, per un uso commerciale.

E questo anche a dispetto della recente sentenza di appello contro l’ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, condannato per essere stato a capo di un sistema delinquenziale capace di inquinare l’attività delle istituzioni a qualsiasi livello.

La vicenda Montante non è chiusa. C’è un capitolo in corso che vede imputato tra gli altri anche l’imprenditore Massimo Romano. Lo stesso che è dietro le quinte, e nemmeno così tanto invisibile, della vicenda della costruzione di un maxi centro commerciale nell’ex area industriale di Capaci. Non foss’altro perché a sostenere le ragioni del gruppo imprenditoriale che ha acquistato l’area, ancora prima della nuova destinazione d’uso, approvata, si ricorderà, in una rocambolesca seduta del Consiglio comunale, l’ultima seduta utile prima delle nuove elezioni dello scorso giugno 2018, è lo studio legale dell’ex presidente del Senato Renato Schifani, anche lui tra gli imputati del nuovo troncone processuale sul cerchio magico di Montante.

L’iter per arrivare a consentire la costruzione del centro commerciale va avanti. Alle parole, anche della amministrazione del sindaco Puccio, non hanno mai fatto seguito i fatti. E paradossalmente a ricordare gli impegni presi e non mantenuti è stata l’opposizione consiliare. Una manovra certamente strumentale considerato che si tratta di quell’opposizione che nella precedente consiliatura si trovò a favore della modifica della destinazione d’uso.

C’è un atto che in questo momento ha messo apparentemente fuori gioco l’amministrazione. La nomina da parte dell’assessore regionale al Territorio, on. Totò Cordaro, di un commissario ad acta per definire l’istruttoria relativa all’approvazione degli atti per consentire la costruzione del centro commerciale. Intervento sostitutivo della Regione scaturito da una richiesta avanzata dallo studio legale Pinelli-Schifani a tutela dell’impresa proprietaria dell’area, la PR srl.

E se durante la seduta consiliare dalla maggioranza e dall’amministrazione nessuno ha risposto al consigliere comunale Erasmo Vassallo che dall’opposizione ha posto il problema, fuori dall’aula, con un post su Facebook, è arrivata la risposta: “Sull’area c’è una osservazione al Prg presentata dall’amministrazione per costruirvi una scuola, e poi a proposito della nomina del commissario ad acta è stato presentato un ricorso al Tar”.

Bene ne prendiamo atto, ma a mancare è un atto pubblico di revoca di quella destinazione d’uso così tanto controversa. A suo tempo su questa modifica della destinazione d’uso adottata sul finire della scorsa consiliatura ci fu anche un’inchiesta che arrivò in Procura a Palermo.

Una indagine su quella che è stata definita una speculazione edilizia che le parti interessate sottolineano essere stata archiviata, ma il contenuto di quella archiviazione ancora oggi dovrebbe far riflettere. Il gip nell’archiviare infatti ha scritto di “presenza di alcune opacità” e che a quello che era lo stato delle indagini, la modifica urbanistica non poteva essere considerata conclusa mancando ancora di tutta una serie di pronunciamenti e dell’assenza di riferimenti certi sulla illegale velocizzazione dell’iter.

Da quell’archiviazione del giugno 2018, chiesta dal pm Enrico Bologna, quasi tutti i passaggi autorizzativi sono stati compiuti e questo mentre la Procura di Caltanissetta frattanto metteva sotto indagine alcuni degli imprenditori interessati al centro commerciale nell’area Vianini, come l’imprenditore Massimo Romano.

Insomma ce ne sono di elementi e nuovi fatti che dovrebbero indurre a impedire il realizzarsi di una speculazione edilizia dietro alla quale, alla somma dei nomi coinvolti, c’è parecchio puzza di bruciato. Ci sono elementi che avrebbero dovuto indurre anche gli organi investigativi e la magistratura a fare ulteriori accertamenti.

Ma a Capaci in questo momento al di là delle migliori intenzioni in tanti sembrano essere “Capaci…di tutto”.

Capaci, addirittura, di negare l’esistenza della mafia, di chiudere gli occhi sulla presenza di relazioni pericolose, del malaffare che si cela dietro la gestione di certe pubbliche attività, come pare per esempio alcuni grandi aree di vendita di carburanti, di imprenditori più o meno legati a Cosa nostra che realizzano aree residenziale dove tra gli acquirenti ci sono uomini con la divisa.

Basta guardarsi intorno, se lo si vuol, davvero fare, e noi siamo tra quelli che lo facciamo ogni giorno, per rendersi conto come ogni giorno si compiono atti che vanno in direzione opposta rispetto a quello che si ascolta quando qui il 23 maggio si ricorda la strage mafiosa che uccise due magistrati, Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. L’antimafia qui viene offesa da certi comportamenti. Il “sistema Montante” qui a Capaci per il momento resta non colpito.

Tratto da: liberainformazione.org

Foto © Deb Photo

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