“Nella giornata mondiale dei diritti umani, la più grande democrazia del mondo vince ancora una volta contro colui che ne ha rivelato i crimini di guerra commessi in nome di quella stessa democrazia”. A scriverlo su Facebook è Davide Dormino, artista, scultore e autore dell’opera “Anything to Say?”, con la quale ha girato le capitali del mondo in difesa di Julian Assange e della “freedom of speech”. Un commento a caldo di poche righe, come poche sono le parole che si possono pronunciare dopo la scandalosa sentenza con cui stamane l'alta corte inglese, nelle vesti del giudice britannico Ian Burnett, ha di fatto ribaltato la sentenza di primo grado emessa il 4 gennaio scorso dichiarando il "nullaosta” all’estradizione in USA di Assange, in cui rischia fino a 175 anni di carcere per aver svolto la sua professione da libero giornalista: informare i cittadini circa i crimini di guerra e altre gravissime violazioni dei diritti umani messe in atto da alcuni Stati.
“Gli Stati Uniti e il Regno Unito si dimostrano essere i meno brutali quando si tratta di giornalisti - si legge sul post -. Non li uccidono, li spingono sull’orlo del suicidio. Fate schifo”.
La figura di Davide Dormino si è distinta negli ultimi anni per il suo impegno, il coraggio e la dedizione con cui si è speso in difesa di Julian Assange, e quindi in difesa della libertà di espressione, informazione e stampa, attraverso l’arte. La sua “Anything to Say?” è un’opera suggestiva, applaudita anche da Stella Moris (compagna del "whistleblowers" e fondatore di WikiLeaks). Una scultura in bronzo raffigurante Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning in piedi su tre sedie, di fianco alle quali vi è una quarta sedia vuota con inciso "You" (dall’inglese “Tu”). Viaggiando per il mondo l’opera non solo testimonia le storie dei tre, ma permette al pubblico di salire sopra la postazione vuota e diventare parte dalla scultura stessa. A inizio anno, grazie a “Anything to Say?”, è nata una “call to action” in collaborazione con il Movimento Our Voice intitolata “#aChair4Assange”, per dimostrare come una sedia rappresenti anche il miglior modo per distinguersi dalla "massa" cambiando semplicemente la prospettiva con cui si osserva il mondo.
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- Jamil El Sadi