L’incontro del vicedirettore Lorenzo Baldo con gli studenti del Liceo Cottini di Torino
Venerdì 16 aprile 2021 abbiamo avuto il piacere di incontrare il giornalista e vicedirettore di AntimafiaDuemila, Lorenzo Baldo. Un aspetto dell’incontro che ci ha particolarmente affascinato è come Baldo sia riuscito a non parlarci come giornalista, ma abbia intrattenuto un dialogo con noi giovani in modo chiaro e semplice, permettendoci di apprezzare e capire vari aspetti di questa tematica.
A causa delle condizioni generali del periodo, l’incontro si è svolto online, ma questo non è stato un limite al nostro interesse e non ha vincolato la nostra curiosità riguardo questo delicato argomento, grazie al professore Plataroti, che si è sempre mosso in modo proattivo in questo campo. Lorenzo, durante l’incontro, ha trattato vari episodi; in particolare ci ha colpito il discorso sulla trattativa stato-mafia, argomento che tocca molto il vice-direttore.
È incredibile, come una tematica così presente nelle nostre vite, sia allo stesso tempo un tabù per la nostra società. Fino a poco tempo fa, molti di noi, guardavano la mafia come un fenomeno estraneo alle nostre vite e legato ad una parte d’Italia che “non ci appartiene” in quanto distante geograficamente da noi. Eppure i milleseicento kilometri che ci separano da Palermo in un solo incontro si sono azzerati, facendoci capire di non essere al sicuro come credevamo. Siamo contenti di aver avuto la possibilità di partecipare a questa esperienza e speriamo che questa opportunità si presenti a tante altre persone, in modo tale che ci sia una maggiore informazione.
Ed inoltre, per concludere, ringraziamo Lorenzo Baldo per l’emozionante dialogo, per aver risposto alle nostre domande e al professore Franco Plataroti per averci dato questa opportunità.
L’In(CONTRO) la mafia
di Alice Franzon e Paola Rizzo
Lorenzo Baldo ha tenuto una videoconferenza con alcuni ragazzi del Cottini, il 16 aprile. L’incontro ha avuto il fine di sensibilizzare noi giovani.
Durante l’incontro abbiamo parlato di alcune vittime cadute per mano della mafia. Due storie molto conosciute, che già in precedenza avevano catturato la nostra attenzione, e sono quelle di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
Falcone e Borsellino erano due magistrati che lottarono per far luce sulla mafia in Italia, legati fin da giovani, si scambiarono informazioni su le inchieste e lavorarono insieme. Il 23 maggio del 1992 avvenne l’attentato ricordato come le stragi di Capaci, dove morirono Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta. Dopo la morte di Falcone, pochi mesi dopo, Borsellino probabilmente comprese la trattativa stato-mafia, forse proprio per questo fu ucciso il 19 luglio del 1992 in Via d’Amelio. La dichiarazione del pentito Salvatore Cancemi fece emergere una richiesta di accelerazione per l’attentato indirizzato proprio a Borsellino. Sollecitazione che avvenne da parte di Totò Riina. Ciò che ci ha sorpresi maggiormente è stata la scomparsa dell’agenda rossa. Tale agenda all’interno della valigetta di Borsellino avrebbe potuto contenere informazioni e svolte investigative importanti. Quando Borsellino fu ucciso, una videocamera della Rai e un fotografo, Franco Lannino, immortalarono il carabiniere Giovanni Arcangioli allontanarsi con la valigetta da Via d’Amelio, ma la valigetta ricomparve all’interno della macchina senza l’agenda rossa. Che motivo aveva il carabiniere di allontanarsi con la valigetta?
Un'altra storia che ci ha fatto rabbrividire è quella di Attilio Manca, un prestigioso urologo che amava la sua vita e il suo lavoro. Il suo destino però è stato purtroppo segnato per sempre come per tutte le altre vittime di mafia. Fu trovato morto nella sua abitazione di Viterbo il 12 febbraio del 2004 con addosso segni dovuti a delle iniezioni di eroina nel braccio sinistro, e secondo le immagini della polizia potrebbe esserci stata una frattura del setto nasale. Attilio fu fatto passare come tossico dipendente e come suicida, ma il fatto fu contestato dai genitori poiché molti dei conti non tornarono. Essendo mancino non sarebbe stato, ipoteticamente, in grado di iniettarsi l’eroina, non fu trovata alcuna impronta sulle siringhe e furono buttate con cura nel cestino. Le due telefonate avute con la madre, di estrema importanza, risultano inesistenti sui tabulati telefonici. Il fatto ancora più sconcertante è che per lo Stato Attilio Manca non viene considerato come vittima della mafia, ma suicida.
Come è possibile?
La bellezza salverà il mondo, come disse Peppino Impastato. Servono più coscienze che prendano a cuore questo tema, se più menti si smuoveranno, questa battaglia si concluderà con un esito positivo. Il nostro compito è quello di essere consapevoli, di informarsi e di prendere una posizione. Tutte le vittime di mafia meritano giustizia.