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Ogni giorno oltre 17 minori spariscono nel nulla. Si teme traffico di organi e schiavitù sessuale

Irreperibili. Così vengono chiamati i bambini stranieri che giungono alle nostre frontiere senza accompagnatori. Arrivano, vengono registrati e spariscono. Fine.
Nessuno ha visto nulla. Inghiottiti nell'abisso della prostituzione minorile e del traffico di organi.
Il loro numero è impressionante, decine di migliaia di loro svaniscono ogni anno dentro i confini Europei nell'indifferenza generale delle autorità.
I dati, raccolti dal collettivo di giornalisti Lost in Europe operante in 12 Paesi e pubblicati sul giornale  'La Stampa' del 21 aprile scorso non lasciano dubbi circa la gravità del fenomeno. L'Italia risulta essere il Paese con il numero di sparizioni più alto, ben 5.775. Un dato che spaventa sempre di più se si considera che è stato registrato a partire solo dal 2019, poiché nel 2018 il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non contava gli allontanamenti annualmente, ma in "stock". Invece a livello Europeo il dato si aggira intorno ai 18.292 minori scomparsi secondo i dati raccolti a partire dal 2018 al 2020.
Secondo i dati disponibili, il 90% erano maschi e circa uno su sei aveva meno di 15 anni, ma il numero reale potrebbe molto probabilmente essere più alto poiché ad esempio Spagna, Belgio e Finlandia hanno fornito dati solo fino alla fine del 2019, mentre Danimarca, Francia e Regno Unito non hanno fornito alcun dato sui giovani dispersi non accompagnati, provenienti prevalentemente dal Marocco, ma anche dall’Algeria, dall’Eritrea, dalla Guinea e dall’Afghanistan.
In base ad un rapporto dell'European Migration Network molto raramente si attuano misure di per fronteggiare il fenomeno nonostante gli Stati membri dell’Ue dispongano di procedure dettagliate intese a far fronte alla scomparsa di minori.
Federico Toscano responsabile dell’Ong Missing Children Europe ha affermato che molti di questi bambini scomparsi "diventano vittime del lavoro e dello sfruttamento sessuale" e che "la collaborazione transfrontaliera su questi casi è praticamente inesistente”.

Schiavitù nostrana
La civilissima e cattolicissima Europa si preoccupa di proteggere i diritti degli assassini, dei terroristi (sia rossi che neri) e degli stagisti mafiosi, ma non dei bambini scomparsi che "tanto vanno a trovare gli amici" come ha risposto un funzionario Danese alla giornalista di Lost in Europe Adriana Homolova.
"Non sono solo i minori a sparire" – ha detto Adriana Homolova, – "ma anche i dati e ogni Paese fa a sé senza che nessuna istituzione europea si occupi di raccogliere i numeri a livello centrale".
Dalle numerose inchieste fatte sappiamo che molti minorenni cadono nelle mani del crimine organizzato e dello sfruttamento, sessuale e lavorativo.
Un caso eclatante venne raccontato nel 2019 dalla giornalista olandese Sanne Terlingen dove denunciava come moltissimi minorenni vietnamiti sparissero nel nulla e di come si sospettasse un traffico internazionale verso i saloni di bellezza inglesi, dove venivano fatti lavorare illecitamente.
Oppure, sempre nel 2019 vennero scoperti dalla polizia di Essex Uk, 39 corpi di cittadini vietnamiti morti per asfissia nel retro di un furgone. Due di questi erano Quyen e Hieu adolescenti spariti da un centro per minori dai Paesi Bassi, dove avrebbero dovuto essere protetti.
La Francia, patria della Rivoluzione che avrebbe dovuto illuminare il mondo, si copre gli occhi e non fornisce i dati dei minori stranieri che si allontanano. A ruota la segue la Gran Bretagna la quale non raccoglie le informazioni a livello centrale e quindi non è stato possibile quantificare i minori scomparsi. "La Danimarca" – ha precisato Holomova - "ha risposto che loro non si preoccupano di registrare i minori stranieri che si allontanano perché tanto si sa che vanno in Svezia dagli amici".

Storie di ordinaria amarezza
Nell'articolo pubblicato su "La Stampa"  la giornalista Cecilia Ferrara ha raccontato di Mohammed e di Ahemd.
Il primo è un ragazzo incontrato a Briançon dopo che aveva appena scavalcato il confine francese all'altezza di Oulx, al Refuge solidaire.
"Parla benissimo l'italiano", scrive Ferrara, "e racconta di essere partito dalla Guinea a 15 anni, quando ha scoperto che era stato adottato. Prima di decidere di venire in Francia ha cambiato 3 centri per minori in 9 mesi, Calabria, Busto Arsizio, Como".
"Il primo giorno ero in gruppo", ha detto Mohammed, "eravamo sette, in tre ci hanno beccato, gli altri che erano più avanti sono passati. La seconda volta sono passato perché ero da solo. Paura? Macché paura, non ho niente da perdere".
Il secondo invece, Ahmed, ha 16 anni e viene dalla Costa d'Avorio lui a differenza di Mohammed è ancora in Italia.
"Mi hanno fermato in treno e non hanno creduto che ero minorenne" ha detto alla giornalista "mi hanno tenuto una notte in un container insieme ad altri, senza letti senza sedie e la mattina dopo mi hanno consegnato alla polizia italiana". Ahmed ha fatto già un viaggio attraverso il deserto nel retro di un camion fino alla Libia, "dove ha lavorato sette mesi senza essere pagato prima di riuscire a prendere una barca per l'Italia. Ha solo sedici anni ma scalpita, è assolutamente deciso a provare fino a che non ci riuscirà".

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