Desta parecchio stupore, bisogna ammetterlo, la marea di facili ironie con cui è stato accolto l’ultimo Decreto Legge della Presidenza del Consiglio, inerente il contenimento dei contagi durante le festività natalizie.
Un repertorio di lazzi e facezie aventi per oggetto, a dire di molti, la scarsa o nulla comprensibilità del provvedimento medesimo. Assimilabile, per certi versi, a quelle mirabolanti proiezioni da cineforum, recitate in croato e sottotitolate in sloveno, in cui per comprendere chi fosse il protagonista e la sua sorte, bisognava attendere i titoli di coda.
Ok, finché si scherza va tutto bene, ma non fino al punto di essere irrispettosi verso un grande paese e la sua storia. Dimenticando la lunga tradizione, nei nostri quadri dirigenziali, di promettere bastoni minacciando carote. Il consolidato abuso di tautologie, l’abituale transumanza del periodare, che sfilacciandosi in un’infinita teoria di proposizioni dipendenti, ha il solo scopo di far dimenticare all’ascoltatore la proposizione principale e l’oggetto stesso dell’esposizione.
Il costante ricorso a distorti bizantinismi, che dicono e non dicono, negando nel comma successivo quanto appena affermato in quello precedente.
Tutto ciò non è frutto di ignoranza, vaghezza o pressappochismo.
Se anche Benedetto Croce, tra i più riveriti padri del pensiero accademico, nel tentativo di spiegare le radici della nostra cultura, ricorre a una doppia litote con avvitamento carpiato, sentenziando che: non possiamo non dirci cristiani.
Senza per questo dimenticare le improbabili trigonometrie dorotee, i governi balneari, le sottili disquisizioni tra il niente e il nulla, la nebbia di parole che offusca anche la più ovvia e banale delle disposizioni.
Non si tratta di incapacità o ignoranza, occorre ribadirlo fino alla nausea. Ma della necessità, in un paese dove ogni cosa è contrattata o contrattabile, di rendere il tutto reinterpretabile a posteriori, salvando così retroguardia e cadrega da possibili ritorsioni. Uso scientifico di candelotti fumogeni lessicali, affinché niente e nessuno venga sconfessato.
Perché in questo meraviglioso stato di diritto, i rovesci non sono ammessi e il fine ultimo di ogni politica non è mai la vittoria, ma il più democratico ed equanime dei pareggi.
Inutile fingersi sorpresi, dunque, se questo o quel decreto risulta indecifrabile perfino ai più competenti studiosi di lingue pre-semitiche.
Non potrebbe essere altrimenti. Il sistema non lo permetterebbe.
Il sistema.
Niente più di un confuso e accurato organigramma, che garantisce a ogni consigliere, a ogni assessore, a ogni usciere, una piccola, ma proporzionale quantità di potere, accuratamente dosata e bilanciata da poteri simili, che diventano immediatamente convergenti appena viene minacciata la struttura complessiva.
Impossibile fare il Sansone distruggendo il tempio.
I moderni filistei sono duttili e malleabili, per naturale vocazione e genetica propensione. Inafferrabili come il fumo e indefinibili come l’acqua.
Occorre saper navigare a vista. Dando piccoli colpi di remo, ora a sinistra ora a destra. Fingendo sempre di avvicinarsi a tutti, per rimaner fedeli solo a sé stessi.
Chi si firma è perduto, diceva Paolo Monelli durante il ventennio fascista. Ammonendo, in tono neanche troppo scherzoso, chiunque fosse tentato di assumersi una qualche responsabilità.
Consiglio di grande e lungimirante saggezza perché, nell’Italia di allora come in quella di oggi, non c’è atto più rischioso del rendere intellegibile il proprio pensiero.
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