Come ogni anno a cominciare dal 2015, l’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio ha pubblicato alcuni giorni fa, con qualche mese di ritardo giustificato, il V° Rapporto Mafie nel Lazio. Trecentoventotto pagine che danno conto, basandosi “solo sui fatti realmente accaduti e sulle valutazioni degli addetti ai lavori”, con “dati chiari e verificati”, di quanto sia divenuto esteso il contagio mafioso nella Capitale e, più in generale, nella regione. Una situazione territoriale di inquinamento criminale che, già molto grave negli anni passati come evidenziato nei precedenti quattro Rapporti, è diventata ancor più drammatica e angosciante per la presenza capillare di mafie e mafiette, gruppi criminali, narcomafie e clan di matrice straniera. Roma resta “la piazza più ambita, redditizia e conveniente per tutte le mafie” e questo è da collegare anche “all’estensione del territorio urbano (..) e alla densità abitativa che permettono una maggiore mimetizzazione di tutti i traffici illeciti”. Ci sono, poi gli accordi e gli equilibri che si raggiungono tra i vari sodalizi criminali nei vari quartieri, tutti ben consapevoli di come la Capitale sia “una macina di soldi, una banca di soldi per tutti i gruppi criminali (..) e si sa benissimo che i morti meno se ne fanno o se non se fanno per niente è la migliore cosa” (dichiarazioni di un collaboratore di giustizia). Spartirsi, dunque, mercati e territorio, mantenendo un basso profilo che eviti il ricorso alla violenza contro le persone (quella contro le proprietà rimane) se non in situazioni di estrema gravità. Curare, poi, le relazioni con quell’“ampia area grigia formata da imprenditori, amministratori pubblici e politici” fino ad arrivare, ad Ostia, a “quella capillare infiltrazione anche nei settori dell’amministrazione e della polizia come dimostrano i dolenti episodi involgenti il dirigente del Commissariato (..) che ha proseguito nel sostenere il sodalizio anche dopo il trasferimento ad altra sede, altri dipendenti del Commissariato, i vertici del Municipio..(in questo senso i giudici della Corte di Assise di Roma nel processo contro Carmine Spada +29). Il narcotraffico resta la principale attività criminale delle varie famiglie, più di trenta, che “controllano” gran parte dei quindici municipi romani. Così, nel V° Rapporto vengono indicati i clan Pelle-Pizzata e Mazzagatti che operano nel Quartiere africano, la famiglia Primavera e il Gruppo Fittirillo al Tufello, i Cimmino, Cataldi, Papillo e ancora i Primavera a San Basilio, i clan Gallace-Romagnoli e il gruppo Sibio nella zona del Casilino per arrivare al Quadraro area urbana sotto l controllo del gruppo Senese e dei Casamonica (questi ultimi presenti anche alla Romanina e al Tuscolano). A Ostia lo spaccio è sotto il controllo del gruppo Fasciani, della famiglia Spada e degli Esposito, a Monteverde è attivo il gruppo Proietti-Galletti, a Montespaccato le due famiglie dei Gambacurta e Sgambati, a Primavalle dei Domizi, Mazza, Martinelli e dei Fusiello-Salvatori mentre ad Acilia operano il clan Iovine (c.d napoletani di Acilia) e gruppi collegati alla criminalità organizzata albanese. La presenza di tutte queste organizzazioni ci permette di comprendere anche la straordinaria ampiezza della domanda dei servizi e delle merci illegali offerti e la conferma, se ce fosse bisogno, di come “il mercato degli stupefacenti (..) è un settore di investimento talmente fiorente da non poter prevedere l’esistenza di vuoti, finendo per attirare le mire di nuovi gruppi o le velleità espansionistiche di quelli radicati in zone confinanti”. Qualche problema arriva anche dalle organizzazioni criminali straniere presenti a Roma ma anche a Latina e Frosinone, principalmente da quelle albanesi, cinesi e nigeriane e sul punto nono si può non rilevare come il territorio, in particolare in alcune aree urbane, sia stato lasciato in balia di diversi gruppi criminali ai quali le condizioni di accoglienza dell’immigrazione, anche regolare, hanno messo a disposizione la forza di lavoro più disperata.
Link al rapporto: V Rapporto Mafie nel Lazio
Tratto da: liberainformazione.org