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di Mariangela Gritta Grainer*
Cara Luciana, avrei desiderato molto poterti scrivere che il nuovo capo della Procura di Roma ha finalmente deciso di compiere quel gesto che attendiamo da tempo con fiducia e vigile trepidazione: riaprire e dare nuovo impulso all’indagine sull’assassinio di Ilaria e Miran e quindi ripristinare “il senso della verità dello Stato” necessario per avere giustizia. Ti aggiorno brevemente.

Cara Luciana il gip dottor Andrea Fanelli 15 giorni dopo la tua morte respingeva la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma condividendone però in gran parte le ragioni (“…che tutti i reati ipotizzabili nella sentenza di Perugia sono ‘estinti’ per prescrizione”. E che il reato di depistaggio, introdotto dalla legge del 2016 n.133 “…non può certo trovare applicazione per fatti antecedenti la sua introduzione… l’ipotesi che il lavoro svolto da Ilaria Alpi su …qualcuno dei traffici illeciti fiorenti in quell’epoca in Somalia dilaniata dalla guerra …resta un’ipotesi dato che la perizia balistica … ha escluso che la Alpi sia stata uccisa da un colpo di pistola sparato da vicino ed esclude quindi si sia trattato di un’esecuzione decisa in precedenza….”)

Cara Luciana ricorderai che tramite i tuoi legali, avevi fatto opposizione netta: perché dopo la scarcerazione di Hashi Omar Hassan rimasto in carcere 17 anni innocente “il depistaggio di ampia portata” era chiaro con l’unico teste chiave Ahmed Alì Rage detto Jelle sparito prima di testimoniare e ritrovato solo grazie a una giornalista e dopo oltre vent’anni dopo “il più crudele dei giorni”; perché il depistaggio persistente è legato a un reato gravissimo: duplice omicidio premeditato per il quale non esiste prescrizione; perché (come si legge nelle sentenze della magistratura) “…si è trattato di un duplice omicidio volonta­rio premeditato, accuratamente organizzato con largo impiego di uomini… ed eseguito con freddezza, fe­rocia, professionalità omicida;… e i motivi a delinquere dei mandanti ed esecu­tori sono stati, come dimostrato, di natura ignobile e criminale, essendo stato il duplice omicidio per­petrato al fine di occultare attività illecite”.

Cara Luciana attorno al 20 marzo dell’anno in corso il dottor Andrea Fanelli ha respinto la terza richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma.

E’ importante che le organizzazioni dei giornalisti (Usigrai,Fnsi,Cnodg) siano state riconosciute come parte offesa e quindi che la loro opposizione all’archiviazione sia stata ammessa. Tuttavia il dottor Fanelli pur respingendo la richiesta di archiviazione mostra, come un anno fa, di condividerne ancora  in gran parte le ragioni.

Cara Luciana ricorderai e io con te che infiniti sono stati i tentativi di chiudere questo caso in tutti questi anni. Incessante è stato l’impegno tuo e di Giorgio: senza di voi il caso sarebbe chiuso da tempo.

Incessante è stato anche in varie forme l’impegno della comunità di #NoiNonArchiviamo e del mondo della cultura, delle moltissime scuole, istituzioni, delle decine di migliaia di cittadine e cittadini che si sono impegnati anche col sigillo della loro firma: per questo il caso è ancora apertissimo.

In questi giorni ho pensato anche alla nostra amicizia, con te e con Giorgio, all’affetto che ci ha legato e ci lega in tutti questi anni. E non sempre è stato facile. Giorgio diceva sempre: chissà come è successo che a questa età si possa costruire un legame così vero e così intenso, ricordi? Penso che sia stata la condivisione totale di una lotta per verità giustizia e amore per Ilaria.

Per quanto mi riguarda c’è una storia privata parallela al mio impegno politico e civile nella ricerca della verità e che ancora prosegue: sono due storie che hanno cambiato la mia vita. L’intreccio tra il lavoro di ricerca appassionato e la relazione di affetto condivisione indignazione dolore sofferenza è stato ed è fortissimo.

Cara Luciana una delle prime cose che mi hai raccontato è stata questa: “Ilaria seppe che a Nairobi era allestita una mostra fotografica “Imagines of conflict” delle migliori immagini scattate a Berlino, in Bosnia e in Somalia dai fotografi assassinati a Mogadiscio il 12 luglio 1993 (Hansi Kraus, Hos Maina, Dan Eldon insieme al tecnico del suono Antony Macharia)). Mandò subito un fax al Corriere della Sera perché quella mostra si potesse vedere anche in Italia. La proposta fu accolta: l’inaugurazione a Milano il 28 giugno 1994, era intitolata “Morire in Somalia”. Certo Ilaria, concludesti con grande tristezza, non poteva immaginare che sarebbe stata dedicata a lei.”

Mi sono molto emozionata come ogni volta che tu e Giorgio mi raccontavate anche le cose più personali di Ilaria e del suo rapporto con voi.

Cara Luciana ricordi quando decidemmo di scrivere il libro “L’Esecuzione”, a quattro: Luciana, Giorgio, Maurizio ed io. Potrei parlare e scrivere di questa “avventura” a lungo: basta dire però che lavorare in quattro è stato molto difficile perché ogni parola “doveva” essere condivisa ed è stato possibile perchè abbiamo voluto che fosse assolutamente tutto documentato. E abbiamo potuto contare sull’equilibrio di Giorgio, come ricorderai anche tu, che sempre riusciva a trovare il modo di arrivare a punti comuni anche quando sembrava impossibile. E così è stato: senza quel lavoro non saremmo arrivati fino a qui: fino a conoscere tutto quello che è successo prima durante e dopo il 20 marzo 1994 a Mogadiscio.

E quel lavoro così intenso, tutti i giorni dal pomeriggio fino a notte fonda per mesi e mesi, ha sigillato il nostro impegno e la nostra intensa amicizia: per sempre.

Cara Luciana, chissà avrai ritrovato Giorgio e anche Ilaria.

Vi abbracciamo tutti e tre. Vogliamo che sentiate tutto il nostro amore e che non vi sentiate soli. Rinnoviamo il nostro giuramento: noi non archivieremo mai.

* Portavoce di #NoiNonArchiviamo

Fonte: www.articolo21.org

Tratto da: liberainformazione.org

Foto © Imagoeconomica

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