di Ugo Lombardi
I sospetti per primi, poi la ricerca degli indizi, quindi le indagini, le prove. Se ritenute sufficienti, dovrebbe poi, far seguito un processo, quindi una sentenza. Le tappe sinteticamente accennate, sono quelle di un normale percorso processuale, alla ricerca di una verità, come sempre oggetto di controversia. Una prassi consolidata non solo nelle indagini ufficiali condotte dagli organi preposti, ma anche nelle comuni vicende che coinvolgono tutti i cittadini. Sovvertire un ordine cronologico di solito è compito affidato ad un registratore, in grado di partire dalla fine dell’evento e raggiungere così l’inizio. Ma anche attraverso le leggi della fisica che riguardano la gravità quantistica. Non avremmo mai pensato, però, che anche la giurisprudenza, avrebbe adottato lo stesso metodo, innamorandosi dei percorsi compiuti a ritroso. Ultimo degli esempi offerti dalla politica, racconta una vicenda, condita con anomale modalità, identificabili in questo procedimento. Ad una moltitudine di carcerati, molti fra essi, ritenuti pericolosi criminali, è stata concessa la possibilità di scontare il resto della pena “ai domiciliari”. Per non correre il rischio di essere infettati dal Coronavirus in carcere. Una decisione che è costata ad un magistrato, il posto di lavoro, mentre un altro magistrato, ha dovuto intervenire pubblicamente per ricordare al ministro competente una scorrettezza comportamentale, sostenuta però da gravi e pericolose motivazioni. Una denuncia che un professionista integerrimo, uno dei pochi in grado di rappresentare tutti noi, ha fatto pubblicamente, accusando il ministro della Repubblica. In questo caso, come dicevamo, piuttosto che chiedere il riscontro delle prove e la veridicità delle stesse, si è provveduto a silenziare in ogni modo l’episodio, boicottando la grave denuncia fatta dal magistrato, ignorando la verifica della loro sostenibilità. Anzi un nuovo decreto fatto in tutta fretta dalla politica, ha cercato di rimediare alle incaute decisioni, sottoponendole singolarmente al giudizio del magistrato competente. Una triste vicenda, a cui è stato impedito un percorso giudiziario ufficiale, sono stati oscurati gli indizi, soverchiati i sospetti, soffocate le indagini, dal silenzio della ipocrisia istituzionale. Il coraggio di un uomo dello Stato, come sempre ignorato. Così come il sacrificio, compiuto da altri uomini dello Stato che ci hanno rimesso la vita, per catturare i carcerati ora rimessi in libertà.
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