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da ilguiso.it - Intervista
Abbiamo raccolto una lunga intervista rilasciata dalla Dottoressa Alfia Milazzo sulla Fondazione “La Città Invisibile" di Catania, una realtà vicina ai ragazzi di quartiere.

Da dove deriva il nome della vostra fondazione e perché l’avete scelto?
Noi abbiamo scelto di chiamare la nostra missione “La Città Invisibile” perché abbiamo l’obbiettivo di andare a raccogliere, come direbbe Calvino, “nell’inferno ciò che inferno non è”, promuovendo una sorta di “utopica missione di salvataggio” di quelle persone appunto “invisibili”, che sono i bambini, strappandoli dalla visione nichilista di un mondo corroso da violenza mafiosa, indifferenza e abbandono, motivandoli attraverso la cultura e l’orchestra a compiere scelte di vita diversa, migliorando la loro personale autostima, valorizzando le loro potenzialità positive.

Finalmente una fondazione musicale che fa sentire la voce dei giovani provenienti soprattutto dalle periferie e non li fa sentire abbandonati: qual è la situazione che affrontate quotidianamente nelle zone in cui siete attivi?
La situazione di certi quartieri periferici centrali della città, ad alta densità mafiosa, si respira ed è sotto gli occhi di tutti. Noi non abbiamo altra formula pedagogica vincente se non questa: fratellanza, cultura e ascolto attivo. I bambini sono i primi a soffrire delle situazioni di degrado che vivono nelle strade e in certi casi pure in famiglia.

Tuttavia bisogna distinguere tra coloro che vivono di mafia e coloro che sono costretti a vivere in mezzo alla mafia pur non essendo mafiosi. Che cosa comporta questo?
Comporta la necessità di trovare vie di sopravvivenza che appaiono per molti aspetti umilianti: si è poveri in un quartiere mafioso a volte perché si è scelto di non delinquere, certa ignoranza è causata dalla disistima di sé e delle Istituzioni, la mancanza di rispetto del decoro urbano è dettata dallo stato di abbandono in cui versano servizi e luoghi comuni. In certi quartieri non vedi mai un vigile, ad esempio, la raccolta dei rifiuti è rara e i bambini spesso sono costretti a giocare in luoghi dove oltre agli spacciatori, trovano immondizia e topi.
Ecco noi arriviamo in luoghi siffatti con un violino pronto a sostituire il coltello o la dose da vendere attraverso le mani di questi bambini, o anche uno strumento musicale che li faccia uscire dalla depressione. Li sfidiamo con la gentilezza a suonare con altri ragazzini. E ciò li spiazza. La gentilezza e la fratellanza sono un disinfettante efficacissimo che cospargiamo il più possibile nelle loro vite. Sono l’antidoto più potente alla violenza e alla rabbia. Poi offriamo loro dei modelli positivi sui quali appoggiare la conquista della propria libera autodeterminazione: Falcone, Borsellino, in primis. Ma anche i modelli di vita attuali come Nino Di Matteo, Zuccaro, Carlo Palermo, le vittime di mafia, i giornalisti e gli uomini delle forze dell’ordine coraggiosi, che compiono il proprio dovere e spesso sono minacciati. Li guidiamo in un percorso intellettuale differente da quello della scuola: poiché essi sono abituati a vivere nella strada, sono abili nel trovare soluzioni e quindi li coinvolgiamo nell’insegnamento. Come ha insegnato don Milani: ogni bambino che ha imparato qualcosa di buono può trasmetterlo agli altri, indipendentemente dall’età e dalla provenienza. La vera cultura è condivisione, donazione, amore reciproco. Ogni persona che partecipa ai nostri corsi, può essere allievo e docente. Molto spesso abbiamo accolto il desiderio delle mamme di aver un ruolo di volontarie. Alcuni papà ci aiutano nei lavori più pesanti. Ogni concerto dei nostri ragazzini è una lezione di gruppo che essi rivolgono alle loro famiglie e alla città sui temi della legalità. Per tale motivo l’Orchestra Falcone Borsellino suona una o più volte a mese in difesa di un principio, di una persona minacciata dalla mafia, o per reclamare attenzione sul bello e sul bene che convivono con il brutto e il male.
Quotidianamente noi quindi apriamo le nostre aule a piccoli e grandi maestri di vita, offrendo loro una dignità e un desiderio di auto miglioramento, di riscatto della propria resiliente onestà, strappandoli all’annullamento a cui sarebbero altrimenti segnati, in una società consumistica e bloccata da assurdi elitarismi, disomogenea nel riconoscimento dei diritti di questa parte emarginata delle città.

orchestra falcone borsellino 2

Dove vuole arrivare la Fondazione La Città Invisibile?
La mia risposta più sincera e umile è questa: dove ci comanderà lo Spirito di Dio. Madre Teresa di Calcutta diceva di essere la “matita di Dio”, lei che curava i lebbrosi e i disperati, aveva deciso di annullarsi per farsi strumento della Provvidenza. Noi che compiamo un’azione infinitamente più piccola, ci rendiamo conto di non essere mai soli lungo certi marciapiedi bui della città. Anzi, sembrerà paradossale, ci sentiamo in taluni contesti confidenti e privi di timore. Sappiamo ad esempio che il fatto di essere una fondazione povera non è un disvalore, anzi. In 10 anni nessun bambino o suo familiare ha mai rubato nulla dalle sedi de “La Citta Invisibile“. Ciò è accaduto perché le nostre scuole non sono “nostre” ma di ognuno di questi bambini. E allora dove vogliamo arrivare? Il nostro sogno è di convincere le istituzioni, specie quelle educative, ad aprire gli spazi di cui dispongono alla società civile che li offra gratuitamente e li renda “di tutti”. Il nostro sogno è che il Comune di Catania e tutti i suoi cittadini sentano propri questi quartieri, lasciando a questi ragazzi la possibilità di raggiungere i luoghi e le posizioni che oggi sono solo “di alcuni”. Il mio sogno personale è quello di vedere domani tra i miei ragazzi nuovi magistrati, poliziotti, testimoni, giornalisti e docenti, costruttori di un nuovo umanesimo civile. Un umanesimo in cui ognuno operi come matita di Dio.

Qual è la direzione che la fondazione intraprenderà in futuro?
E’ la direzione di formare tanti nuovi centri di Scuola di vita e Orchestra Falcone Borsellino, quanti ne potrà fondare e distribuire. In questi anni abbiamo avuto circa 1700 ragazzi. Se ogni ragazzo avrà portato in famiglia o tra i propri compagni l’insegnamento di uomini come Falcone, Borsellino ad esempio, avremo generato una disseminazione di almeno il doppio del valore. Ma se a questa quantità numerica aggiungiamo l’inestimabile qualità dell’inversione di rotta, della scelta etica e dell’esempio personale sugli altri nel proprio ambiente, questo numero si moltiplica in modo esponenziale. Già abbiamo contezza di questo risultato e intendiamo perseguirlo anche per il futuro.

Se doveste dare tre aggettivi alla sua fondazione, quali sceglierebbe?
Libera, Educativa nella legalità, Portatrice di valori basati sull’amore

Come interpreta questa missione nel ruolo che attualmente ricopre?
La mia missione è quella di ascoltare, accogliere e rendere fiduciosi di sèi bambini che sono più sfortunati o a rischio. “Lasciate che i bambini vengano a me” invita Cristo nel Vangelo. Questo “a me” ha un significato esistenziale fondamentale se lo si affianca a quell’altra affermazione “io sono la Via, la Verità e la Vita”. La via è quella dell’amore reciproco, che non deve mai mancare nell’educazione, tanto che noi abbiamo utilizzato l’espressione “pedagogia dell’amore” per indicare il modo in cui insegniamo. La verità è lo scopo e anche il modo per arrivare agli obbiettivi. Senza verità non si può essere liberi e senza libertà non si può respirare, non si può degnamente vivere. Quando sono stati uccisi Falcone e Borsellino mi ero appena laureata a Milano. Come per molti coetanei, la ferita di quelle stragi mi è rimasta dentro inizialmente come un vuoto terribile, poi come energia per resistere, infine come visione chiara del ruolo che sento di voler ricoprire: quello di servire il Nostro Paese affinché siano formati nuovi cittadini capaci di sentire “il fresco profumo di libertà”, di mettere in circolo seguaci di Via, Verità e Vita. E questo è il compito che mi sono data.

la citta invisibileQuali sono le sfide della fondazione di Città Invisibile per il futuro in una città come Catania?
Catania non è diversa da molte città del Sud, con le sue periferie degradate e con la densità mafiosa che penetra non solo nelle classi meno abbienti, ma anche nella mentalità e nel modus operandi dell’establishment (politico, culturale, economico-professionale) e della cosiddetta “borghesia”. Tuttavia Catania presenta una particolarità: quella di essere stata per molti decenni, come denunciò il giudice Scidà, una città insanguinata da omicidi di mafia eppure presentata come luogo senza mafia. In particolare, Catania è stata per anni vittima di un assurdo storytelling in cui essa appariva priva di connivenze e infiltrazioni mafiose. Oggi dobbiamo ringraziare il Procuratore Carmelo Zuccaro per l’eccellente lavoro che ha svolto e sta svolgendo nel portare alla luce i mali nascosti della nostra città. Ma non può essere solo l’intervento correttivo a guidare un possibile miglioramento della città. Di fatto la Fondazione “La Città Invisibile” ha trovato moltissime resistenze, ostacoli, opposizioni anche feroci da parte di un tessuto sociale catanese da salotto, che mal digerisce il nostro essere apartitici, la nostra coerenza, il nostro volere rispettare ad ogni costo la missione che ci siamo dati. Pertanto ricatti, intimidazioni più o meno velate e umiliazioni che la politica, certe personalità delle istituzioni e della cultura ci hanno rivolto, sono caduti nel vuoto. Le sfide sono dunque quelle di migliorare sempre più la nostra opera educativa con i bambini, e dall’altro, di resistere ad una società catanese arroccata nei propri pregiudizi, nelle proprie stanze di sancta sanctorum e di Cosa Nostra, talvolta ubicate nei centri del potere. Ciò lo riteniamo un obiettivo importante tanto quanto quello di educare i giovani, poiché è dall’esempio che deriva il primo grande insegnamento da offrire ai ragazzi.

Cosa vi attende e si aspetta dalla rassegna “Da sempre Più di Prima" che si inaugurerà a Catania il 25 Gennaio 2020 di cui lei è una delle principali promotrici di questa iniziativa?
Intanto sono grata al produttore cinematografico Antonio Chiaramonte per il suo impegno a favore della giustizia e, ora, a favore della divulgazione di un messaggio forte e cruciale per ognuno di noi: la denuncia è un valore, una risorsa individuale e al contempo un patrimonio collettivo, sia per la concreta scelta di libertà che essa mette in campo sia per la salvaguardia del bene di una civiltà a sua volta libera e giusta. Questa rassegna, nelle nostre speranze, servirà a stimolare una visione positiva di ciò che Chiaramonte rende dimostrazione con il suo ultimo film prodotto, “Io Ho Denunciato”: ovvero la fiducia nella legalità e la presa in carico di una propria responsabilità, da parte dei giovani, in ogni atto in difesa della legalità. Un significato che noi vorremmo trasferire alle nuove generazioni appunto, collaborando con Associazioni come Antimafia e Legalità, con l’Avvocato Guarnera, e con le Istituzioni pubbliche sane di questa città.

Tratto da: ilguiso.it

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