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di Pietro Scaglione
Francesca Serio era la madre di Salvatore Carnevale, il coraggioso sindacalista ucciso in Sicilia nel 1955, dopo avere partecipato alle lotte contadine e dopo avere sfidato boss e latifondisti.
Francesca Serio era una donna forte e anticonvenzionale che fermamente si oppose agli stereotipi femminili del suo tempo e fu paladina dell'antimafia sociale già nel secondo dopoguerra.
Orginaria di Galati Mamertino, in provincia di Messina, si separò dal marito e, con il figlio ancora in fasce, si trasferì a Sciara (in provincia di Palermo) e scelse il lavoro nei campi. Fu uno scandalo per una società che relegava le donne tra le mura domestiche, come emerso nello splendido libro "Francesca Serio. La Madre", scritto dal fotoreporter Franco Blandi e pubblicato da Navarra Editore (la casa editrice fondata da Ottavio Navarra).
Salvatore Carnevale, fondatore e segretario della Camera del Lavoro di Sciara, discuteva con la madre di politica, raccontava a Francesca Serio i libri letti e gli articoli del quotidiano socialista "L'Avanti". I due discutevano per ore della nascita della Repubblica e della strage di Portella della Ginestra, delle lotte contadine e del Fronte Popolare (che riunì comunisti e socialisti).
Salvatore Carnevale (partigiano e poi dirigente locale del Partito Socialista Italiano e della CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro) dedicò tutta la sua esistenza alla lotta per i diritti dei più deboli, contro i potenti e gli oppressori. Il 16 maggio del 1955, Turiddu Carnevale (definito "un angelo senza ali" dal celebre poeta Ignazio Buttitta) fu assassinato nei pressi della cava dove lavorava.
Dopo il suo omicidio, Francesca Serio iniziò la battaglia giudiziaria e mediatica per ottenere verità e giustizia per il figlio. Come evidenziato anche nel libro di Franco Blandi, i principali alleati nella lotta di "mamma Carnevale" furono il Pubblico Ministero Pietro Scaglione (futuro procuratore della Repubblica di Palermo, assassinato il 5 maggio del 1971), gli avvocati Nino Sorgi e Francesco Taormina ("principi del foro di Palermo" e difensori dei sindacalisti e dei contadini che occupavano le terre) e il partigiano socialista Sandro Pertini (futuro Presidente della Repubblica).
Nella sua dura requisitoria, l'allora sostituto procuratore generale Pietro Scaglione denunciò il sistema iniquo del latifondismo, esaltò l’attività sindacale di Carnevale e le lotte contadine, parlando di “febbre della terra”. Il processo di primo grado si svolse a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e si concluse con la condanna all’ergastolo di tutti e quattro gli imputati, dipendenti di una nota famiglia aristocratica e difesi da un altro futuro presidente della Repubblica, il democristiano Giovanni Leone.
La sentenza di primo grado fu ribaltata dalla Corte di Appello di Napoli che assolse gli imputati per insufficienza di prove. La sentenza d’assoluzione fu, poi, confermata in via definitiva dalla Corte di Cassazione e scatenò l’implacabile rabbia di Francesca Serio.
La figura della madre di Carnevale affascinò l’Italia: lo scrittore Carlo Levi, in un reportage del 1955, la definì come una “donna ancora giovanile nel corpo snello e nell’aspetto, di una bellezza dura, asciugata, violenta, opaca come una pietra, spietata, apparentemente disumana”.
A Francesca Serio è dedicato un Premio, promosso, a Galati Mamertino, dal "Circolo Socialista Nebroideo Indipendente Italo Carcione", guidato dal professore Fabio Cannizzaro (in passato segretario regionale di Risorgimento Socialista-Lega dei Socialisti).
La vincitrice dell'edizione 2019 del Premio Francesco Serio è Selima Giuliano, figlia del vicequestore Boris Giuliano, l'investigatore antimafia ucciso a Palermo nel 1979.

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