di Davide Lorenzano
Addiopizzo aveva sollevato polemiche su una circolare ministeriale. Resta l’attesa per il pagamento delle somme pregresse
Alle ultime battute del primo governo Conte, l'ormai ex ministro dell'Interno Matteo Salvini è stato destinatario di un'aspra polemica sollevata dall'associazione Addiopizzo.
L'oggetto della protesta è la circolare ministeriale n. 302 ("Questioni interpretative sulla legge 512/1999 modificata dalla legge 122/2016"), diramata il 18 gennaio 2019, sottoscritta dal Commissario Raffaele Cannizzaro (in foto), chi presiede il Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e dei reati intenzionali violenti.
Il provvedimento, secondo i volontari, snaturerebbe la ratio della legge n. 512 del 1999, quella che garantisce alle vittime di reati mafiosi che si siano costituiti parte civile il risarcimento dei danni, nonché il rimborso delle spese legali nel processo penale. “È stato dato un colpo di spugna all'attività di supporto processuale svolta dagli avvocati che hanno assistito negli ultimi anni e in molti processi decine di vittime di mafia ed estorsione” ha spiegato Addiopizzo in una nota. “Così le vittime vengono lasciate sole, senza alcun sostegno legale. Un disincentivo che porta le vittime a non costituirsi parte civile” ha scritto Lirio Abbate dalle pagine de L'Espresso.
“Se una persona è vessata dalle mafie e decide di denunciare ma ha l'azienda distrutta e non ha i soldi neanche per mangiare, come fa a pagare le spese legali? È ovvio che non potrebbe affrontare un processo e che non potrebbe neppure sperare in una condanna alle organizzazioni mafiose” spiega Ignazio Cutrò, ex imprenditore noto per la sua lunga battaglia contro i suoi estorsori, oggi Presidente dell'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia. “Salvini ha consegnato alle mafie tanti testimoni di giustizia a cui ha tolto la scorta, ma l'ha lasciata a politici condannati. Se dovessi denunciare oggi, prima porterei la mia famiglia all'estero, poi farei il mio dovere da cittadino con la consapevolezza di essere abbandonato” ha detto Cutrò che nei mesi scorsi ha rinunciato alla protezione personale dopo la revoca della scorta per i suoi familiari. “L'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia - ha infine ribadito - non ha mai chiesto contributi economici allo Stato. Ci siamo sempre autofinanziati”.
“Dell'antimafia se n'è fatta una professione. Se è vero che il Ministero dell'Interno ha tagliato il rimborso delle spese legali per chi denuncia, sarei francamente d'accordo”. È perentorio Giuseppe Piraino, il costruttore palermitano che ha avuto il coraggio di filmare la richiesta di pizzo a suo danno, consegnando le immagini ai carabinieri. “Navigo in mezzo a gente che ha paura e che non apre bocca, perciò vedere persone che si fanno avanti con poco, pretendendo subito mille attenzioni e mille sussidi, mi pare fuori luogo, soprattutto nei confronti di quegli uomini che hanno perso la vita per avere portato avanti un diverso modello di vita. Chi volesse fare "antimafia" si mettesse in bermuda e scarpette e passasse bottega per bottega, a Palermo, a parlare con i commercianti finché la saliva non finisce, nel tentativo di convincerli che è un bene denunciare anziché sottomettersi all'umiliazione dell'usura e della mafia”.
La circolare incriminata, tuttavia, non rimuove il sostegno legale per le vittime del fenomeno estorsivo, cui potranno ancora farvi affidamento. “Nel Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e dei reati intenzionali violenti, composto anche da due magistrati, è stato sollevato un dubbio sulla regolarità della procedura di pagamento nelle costituzioni di parti civili prevalentemente delle associazioni” risponde il Commissario Raffaele Cannizzaro. “Si tratta di un problema di carattere tecnico circa l'autorizzazione del difensore antistatario a chiedere al giudice il pagamento delle spese di giudizio in maniera diretta. Così ho chiesto un parere all'Avvocatura Generale dello Stato e, dopo averlo ottenuto, ho diramato, a gennaio, la circolare ai colleghi delle prefetture per i risvolti applicativi che ne conseguono in sede istruttoria”.
Perciò “pare corretto negare il pagamento da parte del Fondo degli importi vantati dagli avvocati distrattari: le spese liquidate dal giudice possono, dunque, essere corrisposte solo alle vittime e agli enti in presenza dei requisiti di accesso al Fondo”, così recita il testo della circolare, rinsaldando pertanto che “l'articolo 4 (della legge n. 512 del 1999, nda), nell’individuare i soggetti cui la legge riconosce il diritto di accedere al Fondo di solidarietà per le vittime della mafia, detta un elenco tassativo che permette di ritenere esclusi dal suo ambito di applicazione tutti i soggetti ivi non espressamente richiamati”.
In sostanza, solo alle parti, e non anche al loro legale, potrà essere riconosciuto lo status di “vittime della mafia” in favore delle quali soltanto il Fondo di rotazione è destinato ad operare. “Poi la parte darà la somma all'avvocato” incalza il prefetto Cannizzaro. “Riteniamo prezioso l'impegno delle associazioni e non c'è nessuna intenzione di modificare il sistema, ma dobbiamo attenerci al parere dell'Avvocatura dello Stato; Inoltre, dal momento che negli ultimi mesi non abbiamo pagato, Addiopizzo può avere temuto che il mio Ufficio non volesse più pagare le somme pregresse. In realtà, ho portato nuovamente in argomento la discussione e nei prossimi giorni il mio Ufficio emanerà una nuova circolare. Pagheremo tutto il dovuto con una nuova procedura, facendola valere per il futuro e non per il passato”.
“Sono circa 18 anni che esiste la figura del Commissario per le iniziative di solidarietà per le vittime di mafie: da allora, abbiamo pagato qualcosa come 600 milioni di euro. Questo ufficio, ogni anno, tira fuori in favore delle vittime innocenti di mafia, per il risarcimento dei danni e per le spese legali, mediamente 40 milioni di euro. Ho il dovere di amministrare questo denaro pubblico con correttezza. Noi continueremo a pagare ma secondo le procedure che siano ritenute esatte, poiché questa attività per noi non è soltanto doverosa ma anche meritoria” ha concluso il Commissario Raffaele Cannizzaro.