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di Carlotta Becchi
"È finita la frutta, solo polvere per noi. È finita la frutta, solo cenere negli occhi.
Quello che ora noi mangiamo non è mandarino, non è mango,non è papaia, non è melone giallo.
Sono finiti gli alberi, solo polvere per noi.
Solo cenere in bocca, son finiti i gelsomini.
Sono finiti gli uccelli, solo polvere per noi.
Solo cenere in bocca, son finiti gli animali.
È finito anche il vento, solo polvere per noi.
Solo cenere in bocca, qui è finita anche la pioggia." (Amazzonia - Angelo Branduardi)

Il mondo sta bruciando così come il nostro futuro, quello dei nostri figli e delle generazioni future e la maggior parte delle persone resta a guardare, in silenzio. Non sono bastati i milioni di ettari bruciati nelle foreste dell’Alaska, della Siberia, del Canada, della California, delle Canarie, del Portogallo… Ora anche il polmone del mondo, la foresta amazzonica, sta bruciando da settimane senza che nessuno ne parli. Scenari apocalittici a San Paolo che, seppur essendo a migliaia di chilometri dalla foresta amazzonica, ha visto il suo cielo oscurarsi e il giorno divenire notte per via del fumo degli incendi. E tutto tace. E se qualcuno ha iniziato a parlarne, ormai è già troppo tardi.
Milioni di ettari di foresta sono ormai cenere, milioni di animali sono morti, milioni sono in fuga e milioni di esemplari di flora e fauna sono a rischio di estinzione. Cosa ancor più grave è che non si sta parlando di incendi naturali, o almeno, solo una piccola parte sono tali. La maggior parte sono incendi dolosi, nati inizialmente come incendi controllati per disboscare parti di foresta amazzonica al fine di sfruttare il terreno per pascoli intensivi e agricoltura.
Il 26 aprile 2019 il ministro degli esteri boliviano Diego Pary e il ministro delle dogane cinesi Ni Yuefeng hanno firmato un protocollo che ha aperto le porte all’l'esportazione di carne bovina boliviana in Cina. Gli allevatori boliviani mirano ad esportare 20.000 tonnellate di carne bovina nella seconda metà di quest'anno. Secondo i dati dell'Istituto boliviano per il commercio estero (IBCE), il paese andino avrebbe un valore economico di circa 75 milioni di dollari, cinque volte superiore a quello dell'intero 2018. Secondo Gary Rodríguez, presidente della IBCE e grande sostenitore degli esportatori, entro il 2020, la Bolivia ricaverebbe 150 milioni di dollari, da acquirenti di tutto il mondo, solo grazie all’esportazione della carne. Tuttavia, il loro progetto prevede di aumentare l’attuale mandria di bestiame composta da 10 milioni di capi, fino ad arrivare a 17 milioni di capi in 10 anni. Questo significherebbe passare da 13 milioni a 20 milioni di ettari per l'allevamento, stando agli obiettivi riportati nel Piano di sviluppo zootecnico 2020-2030 presentato dagli allevatori al Presidente Evo Morales a gennaio. Ed ecco perché, lo stesso Morales ora ha acconsentito ad utilizzare gli incendi controllati per ricavare gli ettari che il piano sopracitato richiede per l’allevamento. Però gli incendi sono diventati incontrollati e catastrofici.
Lunedì scorso Morales ha dichiarato che, per il momento, non sono necessari aiuti internazionali per far fronte al propagarsi delle fiamme nel dipartimento di Santa Cruz visto che a suo dire il paese è pronto a qualsiasi evenienza. Ha aggiunto che egli stesso ha visto "solo piccoli focolai" durante la sua ispezione e che se dovessero peggiorare, o se il vento dovesse cambiare, il paese è preparato e ha a disposizione svariati elicotteri. Peccato che poco dopo abbia smentito tutto affermando che sarà molto difficile fermare gli incendi e che, di molti elicotteri promessi, solo uno ne verrà utilizzato e solo al fine di evacuare la popolazione.
Si può capire che non si sta cercando di fare nulla di realmente efficace e concreto per estinguere nel minor tempo possibile gli incendi. Inoltre, di fronte a un governo cieco e sordo la popolazione non può far altro che chiedere aiuto attraverso i social media, i quali ormai pullulano di richieste di aiuto, di foto e immagini di sensibilizzazione, di annunci per riunirsi in modo tale da fare quello che lo Stato non sta facendo e che apparentemente si rifiuta di fare.
Come al solito, tutto questo succede per l’infinita avidità, insensibilità, irresponsabilità e ignoranza ambientale dell’Uomo. Un Uomo che non si fa scrupoli ad usare, sfruttare, spremere fino allo stremo ogni risorsa del Pianeta Terra. Tutto e solo per il vile denaro. È ancora più scandaloso che per Notre Dame in pochissimo tempo siano state raccolte e donate cifre inverosimili; mentre ora, per l’ecosistema della foresta pluviale più grande del pianeta, che sta andando a fuoco, si stia facendo poco o niente. Per non parlare del fatto che si spendono miliardi di dollari per spedizioni spaziali e per mandare uomini su Marte. Come possiamo pensare di raggiungere e colonizzare un altro pianeta se non siamo nemmeno capaci di prenderci cura del nostro? Dove vogliamo andare con la nostra infinita e autodistruttiva ipocrisia e arroganza? Come possiamo finanziare progetti per Marte e non investire quegli stessi soldi per la nostra Terra che sta morendo, agonizzante, giorno dopo giorno, sotto i nostri occhi? Quando lo capiranno i potenti di questo mondo che non c’è un piano B, che la Terra è una sola e che ci stanno portando ad un’inevitabile estinzione di massa? Quando e se lo faranno sarà troppo tardi. È già troppo tardi.
Noi uomini invece, siamo concentrati su mille problemi minori, a volte fittizi, volti solo a distogliere il nostro sguardo da problemi molto più grandi che nel giro di qualche decennio diventeranno irrisolvibili. La gente pensa al futuro quando non sa o preferisce ignorare che tra non poco quello stesso futuro non sarà più una sicurezza così certa. Infatti, secondo studi e ricerche ci rimangono meno di 20 anni per salvare il pianeta e la notizia viene ancora presa alla leggera. Per qualche motivo l’Uomo si sente intoccabile, invincibile, immortale di fronte a Madre Natura. Pensa e spera di potersela cavare sempre, in un modo o nell’altro, senza subirne le conseguenze. Come si fa a svegliarsi ogni mattina senza la minima preoccupazione dell’enorme catastrofe naturale che prima o poi è destinata a colpirci tutti?

Come disse Toro Seduto, "Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche". È una frase su cui riflettere ma soprattutto dalla quale prendere atto e agire, se vogliamo ancora poterci avvalere di una minima speranza di garantire un futuro a noi stessi e alle generazioni che verranno.

Foto © Ipa - agency

Tratto da: ourvoice.it

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