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di Alfia Milazzo
“Domattina firmerò l’atto con cui istituirò al Ministero una Squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini, una commissione che si confronterà con gli altri ministeri competenti e con la commissione parlamentare che verrà istituita". Con queste esaltanti parole il Ministro di Grazia e Giustizia Alfonso Bonafede ha annunciato la formazione di un gruppo di esperti che avranno l’obiettivo di “fare sentire il fiato sul collo da parte della magistratura che effettuerà i controlli” a tutti gli operatori, compresi gli stessi magistrati. E conclude con toni trionfalistici dalla sua pagina Facebook: “È il momento di mettere fine a quel silenzio che ha soffocato l’urlo di aiuto di tanti bambini”.
E le cifre sul ricovero dei bambni in casa famiglia, giustificano l’allarme del Ministro: si parla di 38-50 mila bambini allontanati dalle famiglie, un numero impressionante se si considera che la Germania, la cui popolazione è nettamente superiore alla nostra, ne conta appena 8000.
A chiusura del mese di luglio è arrivato il grande momento: quello dell’insediamento della misteriosa Commissione di esperti.
Cerchiamo subito i nomi dei fautori di importanti indagini bloccate dal Sistema di allontanamenti facili. Manca l’avvocato Francesco Morcavallo, che dal 2009 al 2013 è stato giudice presso il Tribunale dei minorenni di Bologna e ha cercato di contrastare “incredibili conflitti d’interesse”, ha denunciato abusi e illeciti. È stato a sua volta colpito da esposti che sono caduti nel vuoto; ma poi, come succede a quei magistrati scomodi nelle Procure, essendo isolato e nell’impossibilità di agire efficacemente, a 34 anni ha lasciato la toga.
Non troviamo neanche i difensori dei diritti dei Minori: non c’è l’avvocato Cristina Franceschini, dell’associazione “Finalmente Liberi”, che si è battuta contro i trasferimenti facili, o la Prof.ssa Vincenza Palmieri, Presidente dell’Istituto nazionale di Pedagogia Familiare, da sempre apertamente critica nei confronti di un sistema sempre più fondato sul denaro e sempre meno sulla tutela dei minori, o l’avv. Francesco Miraglia, difensore di famiglie che hanno subito il “rapimento” senza motivazioni valide dei propri bambini, non ritroviamo Antonella Penati dell’associazione importantissima da lei fondata in nome del piccolo figlio Federico ucciso dal padre durante un incontro nei locali dei servizi sociali, o giornalisti come Pablo Trincia, autore dell’inchiesta “Veleno”, e molti altri, associazioni o professionisti come la CCDU di Paolo Roat, il nostro avvocato Enzo Guarnera, che in vario modo e a vario titolo hanno difeso i minori e le famiglie da ingiusti, laceranti allontanamenti e consequenziali affidamenti in lucrose case famiglia, combinate agli interessi della politica locale. Da anni costoro, (e permettetemi di affermarlo, anche noi, nel nostro piccolo, lo abbiamo fatto come Fondazione “La città invisibile”), hanno attraversato il tunnel dell’isolamento, contrastando con ferma dignità l’arroganza di taluni operatori dei servizi sociali, educatori malpagati e senza esperienza di cooperative amiche del sindaco di turno, neuropsichiatri magari senza una vera laurea in psicologia come è emerso nel caso di Bibbiano per il dottor Foti, giudici onorari e non con parenti soci nelle case famiglie.
Ma allora da chi è formata questa rigorosa equipe di esperti?
E leggiamo, sgomenti e increduli la lunga lista di nomi di questa squadra speciale “inflessibile” che dovrebbe escludere, assicura il Ministro, altre Bibbiano in Italia: presidente ordine psicologi, presidente tribunali minorili, presidente ordine servizi sociali, presidente garante infanzia caso Forteto, presidente... presidente e presidente... Ma i genitori di figli rubati e gli avvocati delle famiglie distrutte, dove sono? Non ci sono!
Troviamo invece sempre loro, quelle personalità istituzionali note e arcinote, che a volte abbiamo visto presenti alle inaugurazioni di case famiglia, di cui gli stessi membri delle opposizioni di ogni governo dichiarano misteriosi e sconosciuti bilanci e organi di amministrazione, o di enti talvolta coinvolti negli scandali dei centri di accoglienza dei migranti, allocate in strutture in alcuni casi sporche e degradate, raramente oggetto di visite ispettive da parte di ufficiali del Comune o della Regione. Alte figure istituzionali che abbiamo trovato spesso in qualità di relatori nei convegni a favore dell’immaginaria Sindrome definita “PAS” (sindrome da alienazione genitoriale), dichiarata priva di presupposti clinici, di validità e di affidabilità, in nome della quale si continuano a tormentare madri e padri affidatari in verità amorevoli. Personalità dicevamo, spesso elogiative della macchina degli affidi dei minori in case famiglia, ma che mai sono in grado di riportare i dati sugli eventuali progressi comportamentali e culturali compiuti dagli stessi minori, ricoverati in quei luoghi. In tutta Italia, le famiglie deboli soffrono di questo sistema in cui i Tribunali dei minorenni si mostrano stranamente troppo accondiscendenti all’operato di tutori inconcludenti e spesso anaffettivi ai quali sono assegnate decine e decine di minori senza costrutto e attenzione ai loro bisogni, o giudici che accolgono per oro colato relazioni superficiali o false di neuropsichiatri e medici, degne di romanzi di fantascienza se paragonati alla realtà.
Sarebbero queste le figure chiamate dal ministro ad indagare anche nei territori in cui loro stessi operano?
E poi, una domanda almeno Bonafede se la dovrebbe porre: tutti questi presidenti non erano in carica mentre si svolgevano i fatti di Forteto, Veleno, Bibbiano eccetera, eccetera? Tanto per fare un esempio il Presidente dell’ordine dei psicologi non ha mai letto le carte del processo Veleno in cui era coinvolto lo stesso Claudio Foti & C. che gestiva l’associazione “Hansel e Gretel” prima che scoppiasse l’indagine di Bibbiano? E a parte la semplice cancellazione del Foti che l’Ordine non ha effettuato dall’Albo, lo stesso Ordine non ha prodotto secondo le nostre informazioni, ma saremmo ben felici di essere smentiti se fosse il contrario, nessuna verifica interna su altre situazioni analoghe correlate ad altri abusi accertati. E il presidente dell’Ordine degli assistenti sociali che tipo di rigore e accertamenti avrà prodotto all’interno del corpo professionale? Si sarà per caso accorto che ad esempio a Catania la carta dei servizi “Area d'intervento: minori” riporta tra gli obbiettivi degli uffici di Librino, testualmente al primo posto “l’inserimento a semiconvitto in Istituti educativi assistenziali, l’inserimento in comunità' e-o casa famigliare”, e solo al quarto punto “gli interventi per la prevenzione della dispersione scolastica e promozione del successo formativi”? Ecco a che cosa servono i servizi sociali nelle periferie degradate delle città del Sud: a individuare i casi deboli per allocarli a 3-5000 euro al mese nelle case famiglia? Ma non servono a sottrarre i minori alle famiglie dei mafiosi, cosa che sarebbe già uno scopo encomiabile? Invece i bambini figli dei mafiosi non vengono attenzionati poiché gli operatori temono comprensibilmente per la propria incolumità. E allora? Allora è semplice, il Sistema va a cercarli in quelle famiglie di persone povere che sono tali proprio perché non delinquono, mostrando un volto dello Stato che è debole con la mafia e brutale con gli onesti. E come potrebbe il Presidente del tribunale dei Minorenni di Catania che è anche Presidente dei presidenti dei tribunali dei Minorenni di tutte le procure analizzare con imparzialità eventuali abusi che provenissero dal suo tribunale e da quello di altri suoi colleghi? Non vorremmo essere nei panni dei “poveri esperti” di questa commissione bonafediana, costretti a fare pulizia in un territorio di cui loro stessi sono responsabili. Quale terribile conflitto di interesse dovrebbero governare? La cosa buffa è che il Ministro Bonafede ha promesso di voler scongiurare il conflitto d'interesse mostrato da giudici, servizi sociali, psicologi e figure istituzionali in casi come Forteto e Bibbiano, però poi forma una commissione d'inchiesta composta da personalità in pieno conflitto di interesse.
Infine viene da domandarsi, con chi parleranno le famiglie di eventuali illeciti, con chi la Commissione deve realizzare "la banca dati omogenea che attualmente manca" ambita dal signor Ministro? Quale famiglia si sentirà abbastanza protetta da mettersi in gioco, da sfidare un possibile ricatto, dinanzi a una giuria così composta?
Il cittadino si sarebbe aspettato che il Ministro delle buone intenzioni nella giustizia su questo tema tanto importante e delicato avesse davvero dato voce all’urlo soffocato di tante famiglie e di tanti bambini.

Foto © Imagoeconomica

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