di Salvo Vitale
Il Premio nazionale Valarioti-Impastato, organizzato nella città di Rosarno, con il patrocinio del Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca, arriva alla sua quarta edizione. Giorno 8 marzo è in corso la cerimonia di premiazione nell’auditorium del Liceo medmeo, presenti i familiari di Giuseppe Valarioti e Giovanni Impastato, fratello di Peppino.
Il Comitato scientifico, presieduto da Giuseppe Lacquaniti (medaglia del Presidente della Repubblica per meriti culturali) e costituito da Mario Bruno Belsito, Giovanni Impastato, Antonio Bottiglieri e da Mariarosaria Russo, ha deliberato di assegnare il Premio Valarioti-Impastato 2018 ai seguenti personaggi: Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, fondatore del movimento “Agende rosse” e della “Casa di Paolo”, infaticabile testimone in tutta Italia e latore della sua voglia di giustizia sui mandanti e sulle cause della morte del fratello, Michele Albanese, giornalista impegnato nella descrizione delle dinamiche del potere della ndrangheta, attualmente sotto scorta, Roberto Di Bella, magistrato impegnato nella riabilitazione dei figli minori appartenenti a famiglie mafiose, Vincenzo Amendola, comandante della Guardia di Finanza di Ancona e già alunno della scuola che organizza l’iniziativa, Merilia Cioconte, autrice del romanzo “Dopo il buio” in cui si affrontano i temi dell’emarginazione femminile, della violenza sulle donne e del loro riscatto sociale, Nicholas Green, (alla memoria), un bambino statunitense, vittima a sette anni di un assassinio sull'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria vicino a Vibo Valentia, nel 1994, mentre era diretto in Sicilia con i genitori Reginald ( che, malgrado i suoi 90 anni sarà presente per ritirare il premio), Margaret e la sorellina Eleanor, di 4 anni: i suoi organi vennero donati e trapiantati su nove pazienti italiani. Tra i premiati anche Sandro Ruotolo, il giornalista televisivo noto per le sue inchieste coraggiose sui poteri oscuri e criminali in Italia, Giuseppe Costanza, autista della scorta di Falcone, miracolosamente scampato alla strage di Capaci, insignito della medaglia d’oro al valor civile, Tiberio Bentivoglio, imprenditore reggino vittima di numerosi attentati, diventato figura di riferimento nella lotta contro le estorsioni mafiose e Chiara Gibilaro, dirigente scolastica del Liceo Scientifico di Partinico la cui sezione “classica” fu frequentata da Peppino Impastato: il premio è stato attribuito per le numerose iniziative di educazione alla legalità, conservazione della memoria delle vittime di mafia, impegno nella diffusione del concetto di giustizia sociale “in un territorio difficile nel quale il contrasto alla criminalità mafiosa diventa una priorità sociale”. A rappresentare il Liceo di Partinico anche la prof.ssa Dina Provenzano, referente del progetto “Cittadinanza e costituzione” e costante organizzatrice e promotrice delle attività educative.
Con questa iniziativa la città di Rosarno vuole rendere omaggio alla memoria di due vittime della violenza mafiosa, Giuseppe Valarioti e Peppino Impastato e dare il suo contributo per conservarne e diffondere la memoria e trasmetterne l’esempio e il coraggio, soprattutto presso le giovani generazioni. Il prestigioso riconoscimento viene assegnato annualmente “a personalità eccellenti particolarmente impegnate nelle lotta alla criminalità e nella diffusione della cultura della legalità che, con coraggiosa determinazione e adamantina coscienza civile combattono e contrastano i fenomeni legati all’asfissiante e pervasiva presenza della criminalità organizzata nei più svariati settori della società”.
Centro dell’iniziativa, l’Istituto di Istruzione Superiore “Piria”, diretto dal preside Mariarosaria Russo, presidente del Premio insieme ad Antonio Bottiglieri e Giovanni Impastato, presidenti ad honorem, ai quali è stata affidata, nel pomeriggio, la conclusione dei lavori.
Nel corso della cerimonia è previsto un Concerto dell’Orchestra di fiati dell’Istituto, diretta dal maestro Maurizio Managò, dedicato alle vittime delle stragi mafiose alla presenza delle autorità militari, religiose e civili.
Negli anni passati sono stati dati riconoscimenti alla memoria di Italo Falcomatà, indimenticato sindaco della “Primavera di Reggio”, e del piccolo Claudio Domino, vittima innocente di mafia, ad amministratori pubblici distintisi con azioni concrete nella lotta alla mafia, come Luigi De Magistris (sindaco di Napoli) e Giuseppe Lavorato (già sindaco di Rosarno), al Liceo delle Scienze Umane “De Andrè” di Brescia, a Giovanni Paparcuri (per l’impegno civile), al medico-chirurgo Vincenzo Carrozza (autore del libro “A famigghja”, storia di un riscatto civile) e all’attrice Annalisa Insardà, un’artista che nelle sue rappresentazioni teatrali ha dimostrato di avere a cuore il tema dell’antimafia.
L’accostamento tra Valarioti, giovane professore e militante comunista ammazzato dalla mafia per punire l’attivismo e le denunce che il letterato stava portando avanti contro le organizzazioni criminali di Rosarno, e Peppino Impastato, ucciso a Cinisi a causa del suo impegno di denuncia, attraverso l’emittente Radio Aut nei confronti della cosca mafiosa di Gaetano Badalamenti, è stato voluto in considerazione della giovane età delle due vittime, animata da forte impegno e da precise scelte ideologiche nella lotta per il cambiamento della società contro le violenze e le prepotenze delle cosche mafiose, oltre che nella denuncia delle complicità e connessioni col mondo della politica e degli affari.
"Sono stati uccisi, ma non sono stati vinti - ha detto la preside Russo - e la loro azione per costruire una società più giusta continuerà ad essere di esempio per i nostri studenti. Come di esempio lo sono quei magistrati, uomini delle forze dell’ordine, esponenti di rilievo della società civile, che andremo a premiare, la cui opera costituisce un modello di altissimo valore pedagogico, degno di essere ammirato ed imitato".
Già nei suoi interventi nelle passate edizioni del Premio Giovanni Impastato ha evidenziato il legame stretto tra queste due figure, che unisce anche due terre, Sicilia e Calabria, diverse ma pervase dalla presenza della mafia.
Rosarno, città di frontiera per la presenza di lavoratori stranieri stagionali impegnati nella raccolta di pomodori, arance e altri prodotti, spesso sotto il controllo e lo sfruttamento delle cosche della 'ndrangheta presenti nella zona, negli ultimi anni si è posta sulla strada del cambiamento attraverso una crescente consapevolezza del fenomeno mafioso e maggiore coinvolgimento nelle categorie sociali. La città non è molto lontana da Riace, altro centro calabrese dove, per scelta governativa, è stata smantellata l’esperienza, apprezzata anche in campo internazionale, di accoglienza di profughi e migranti,portata avanti dal sindaco Domenico Lucano, a testimonianza di una regione che non si rassegna alla prepotenza e alla lotta per il rispetto dell’uomo.
Il prof. Bruno Mario Belsito, infaticabile organizzatore dell’evento ha commentato: “Il premio è un doveroso riconoscimento a tutte le espressioni della società civile, cui è affidato il delicato della crescita di una coscienza della legalità che vada oltre i “cento passi” di Peppino Impastato.Una curiosità che testimonia quanto le distanze spariscono nei momenti in cui siamo chiamati a ricordare. Nel 1980, quando fu ucciso Valarioti, il Collettivo Musicale Peppino Impastato colse subito l’importanza di quel delitto, subito dimenticato dalla stampa, e ne inserì il nome in una ballata dal titolo “Li nostri morti” con testo di Umberto Santino e musica di Francesco Impastato”.
LI NOSTRI MORTI
recitativo
Si senti lu so nomi nun chianciri,
nun priari,
comu li megghiu ciuri siccaru,
ma lu ciauru di lu so pinseri
ancora sintemu, ni teni vigghianti.
cantato
Li nostri morti, morti ammazzati
nun vonnu essiri mancu priati,
‘nta la so vita china di spini
foru ammazzati di mafiusi assassini.
recitativo
Verru unni si, Alongi, Orcei unni siti,
morti di Portella unni siti,
la vostra morti nun la scurdamu.
Li Puma unni si, Atzoti, Miraglia unni siti,
Compagni di li Fasci unni siti,
li nostri occhi sunnu sicchi pi vuatri.
Turiddu Carnevali unni si,
Peppi Valarioti, unni sì,
Peppino Impastato unni si,
li vostri grira ancora sintemu.
Coro
Li nostri morti, morti ammazzati
nun vonnu essiri mancu priati
‘nta la so vita china di spini
foru ammazzati di li mafiusi assassini.
recitativo
La lotta contru la mafia, e pi la libertà
di li bisugnusi ha statu longa,
accussi com’è longa la lista di li nostri morti,
ammazzati di li mafiusi.