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mastrogiovanni mariludi Marilù Mastrogiovanni
Dopo sei anni di inchieste giornalistiche che il Tacco ha condotto su IGECO in beata solitudine, una prima grande vittoria collettiva
Interdittiva antimafia per Igeco Spa.
Dopo sei anni di inchieste in solitaria, minacce, querele temerarie, richieste di risarcimento danni per centinaia di migliaia di euro, isolamento e paura.
E un cambio radicale di vita.
Igeco Spa è la società che in diversi Comuni del Salento ha gestito per anni il servizio di raccolta rifiuti. E’ proprietaria, insieme ai Comuni di Gagliano del Capo e Brindisi, del porto turistico di Leuca e Brindisi. No, scusate, fino a ieri era comproprietaria con il Comune di Brindisi ed altri del porto turistico, poi la quota del Comune è stata ceduta ieri in saldo a Igeco (ne parleremo più in là). E’ anche affidataria dei lavori per la realizzazione della Darsena di San Cataldo (Lecce). E’ anche socia della SGM, società di trasporti pubblici del capoluogo salentino.
Fa strade, porti, impianti, e gestisce il servizio rifiuti.
Il suo è un impero tentacolare, alimentatosi nella melma dove politica, mafia e impresa fanno affari.
Igeco dava lavoro a mafiosi con la “patente”, cioè con precedenti per mafia e a contigui e collusi.
Per questa capacità di Igeco di accordarsi con i clan, è stato sciolto per mafia il Comune di Parabita, tra alterne vicende, dove il servizio di raccolta rifiuti si avvaleva dei servigi di mafiosi.
Stessa cosa accadeva a Casarano, Comune che per anni e forzando la legge, ha affidato in proroga il servizio raccolta rifiuti a Igeco. A Casarano come a Parabita, Igeco dava lavoro a personaggi vicini ai clan, accordandosi con politici e mafiosi.
Il sindaco di Casarano ha fatto schiantare il bando pubblico per il servizio rifiuti che più Comuni avrebbero gestito insieme, facendo risparmiare i cittadini. Ma a Casarano le infiltrazioni mafiose sono più profonde e più difficili da incartare in una relazione che porti a rinnovare l’amministrazione.
Questo contesto oscuro, detto in poche righe, l’ho spiegato in sei anni di inchieste.
In questi anni il Tacco d’Italia è stato crashato (messo off line e distrutto), le mie inchieste su Igeco e i suoi rapporti coi clan e i politici di Casarano sono state sequestrate dalla magistratura. Ho ricevuto querele e richieste di risarcimento danni da Igeco, dal suo legale rappresentante, dal nuovo legale rappresentante a lui subentrato, e da vari personaggi, tra cui il più inquietante di tutti: il sindaco di Casarano Gianni Stefàno. Che ha affisso manifesti contro di me, annunciando che la cittadinanza avrebbe reagito contro chi infanga il buon nome della città, e li ha pagati con soldi pubblici. Poi con soldi pubblici ha dato incarico ad un avvocato per querelarmi perché ho detto che a Casarano c’è la mafia e allo stesso avvocato con soldi pubblici ha dato incarico per costituirsi parte civile nel processo contro alcuni mafiosi, perché i mafiosi (che dunque esistono), hanno danneggiato la città. Il suo comitato elettorale ha invece affisso i manifesti che mi rappresentano in una fossa.
Chi ha incendiato il retro di casa mia invece non lo scopriremo mai. A meno che qualcuno non parli.
La verità vince sempre.
Vicini a me, fin dall’inizio, la FNSI, che mi difende con l’avvocato Francesco Paolo Sisto, Assostampa, le colleghe e amiche di Giulia giornaliste, Ossigeno per l’Informazione, Articolo 21, Libera con don Ciotti e Lorenzo Frigerio, l’amico Roberto Fusco, presidente della Camera civile di Brindisi.
E poi voi: lettrici e lettori del Tacco che credete nel mio lavoro, matto e ostinatissimo, ma fatto sempre in buona fede e col cuore.
Ai tanti lettori che hanno sostenuto il Tacco con il crowdfunding.
A tutti voi il mio grazie!
Questa non è solo la vittoria dello Stato: è la vittoria di tutti.
(4 Ottobre 2018)

Tratto da: iltaccoditalia.info

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