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20180612 mafia e corruzione cassazione romadi Francesca Scoleri
Mafia e corruzione - Concretezza e più risorse. Questo il titolo del convegno organizzato dalla Themis & Metis con l’Associazione dei giovani avvocati AIGA Roma, all’interno della prestigiosa Aula Magna della Suprema Corte, al fine di rivolgere al Ministro della Giustizia, le considerazioni emerse
Concretezza e più risorse. La Themis & Metis, fa proprie le esternazioni del Procuratore Giuseppe Lombardo, dopo l’operazione che ha portato alla cattura del latitante Giuseppe Pelle: “Meno complimenti e più risorse, per noi e per le forze di polizia”.
“Dove finisce la condotta mafiosa inizia quella corruttiva”; il magistrato Giuseppe Lombardo, intervenendo in Cassazione, indica cosi la vera struttura di un’organizzazione criminale che comprende, al suo interno, soggetti di diversa provenienza e non solo comuni malavitosi. Perché, la mafia non è più quella di 20 anni fa, si è trasformata e per riconoscerla, occorre aggiornare strumenti e linguaggio.

“Oggi non è immaginabile che la mafia per essere ritenuta mafia, debba muoversi sprigionando tutta la sua forza di intimidazione", dice il pm e soprattutto, dobbiamo imprimere bene nella nostra mente, un concetto fondamentale al contrasto del crimine organizzato: “la mafia, è slegata da condizionamenti territoriali”.
Concetto che ci trova perfettamente d’accordo, non a caso, avendo approfondito alcuni ambiti toccati dalla indagini del Dottor Lombardo, riteniamo che l’Italia intera debba guardare con grande attenzione al lavoro che racchiude l’impegno encomiabile del magistrato calabrese definito da un noto tabloid tedesco “il cacciatore di mafiosi più tosto del mondo".
“Non chiamatela più ‘Ndrangheta calabrese” dunque, dice Lombardo, “più le mafie sono evolute, più perdono le caratteristiche a noi comunemente note”.
Il nostro convegno, nato per raccogliere istanze da comunicare al nuovo esecutivo rappresentato dal contratto di governo tra M5s e Lega, mette in evidenza le dichiarazioni di Lombardo che vanno nella medesima direzione.
Fra le prime cose da fare, dice, “bisogna individuare le criticità operative che si possono risolvere con interventi immediati e sono davvero tante. Abbiamo bisogno di strumenti di investigazione adeguati al nuovo tipo di modello criminale perchè è nell’incertezza dell’inquadramento del fenomeno mafioso, che si annidano le difficoltà maggiori”.
Difficoltà incrementate dai provvedimenti del precedente esecutivo, in materia di voto di scambio e intercettazioni. Difficoltà intensificate dal mancato intervento in materia di prescrizione che, secondo Ocse nell’Economic Surveye, rappresenta una aggravante delle attività corruttive in Italia. Anche su questo fronte, auspichiamo l’impegno del Guardasigilli.
“Noi operatori del diritto” continua Lombardo, “e coloro che possono fornirci gli strumenti per risolvere le criticità, siamo chiamati ad uno sforzo comune, a parlare lo stesso linguaggio”.
E ancora: “Dobbiamo sfruttare l’occasione che abbiamo davanti. Un impegno mirato e determinato. Snellire alcuni istituti rappresenta un principio di civiltà giuridica. Vanno ripensate tutta una serie di proposte di modifiche del sistema normativo che, a mio modo di vedere, rendono incisivamente macchinosa la ricerca di elementi di prova…”.
E ha perfettamente ragione nell’utilizzare il termine "macchinoso". Ogni singolo intervento, posto in essere in quel che dovrebbe rappresentare il contrasto alla corruzione, a noi risulta esattamente cosi, “macchinoso” e ci siamo resi conto, di come queste considerazioni, facciano seguito a quelle di altri magistrati.
Piercamillo Davigo, Presidente della II Sezione penale presso la Suprema Corte, dice infatti: “L’attività principale dei governi che si sono susseguiti dalla stagione di ‘mani pulite’, non è stata quella di rendere più difficile la corruzione, ma quella di rendere più difficili le indagini e i processi sulla corruzione. Sono state cambiate le leggi per fare assolvere gli imputati. Cosa veramente sconcertante”.
E ancora, parlando di ‘Ndrangheta, l’ex Presidente della Procura Nazionale Antimafia, Franco Roberti, ha parlato di “proiezioni della mafia in Parlamento”, dove la finalità, è influenzare, indebolendola, l’attività investigativa e processuale.
Anche il magistrato Nino Di Matteo, che dopo aver ottimamente concluso il processo sulla trattativa Stato-mafia, sta mettendo le sue competenze a disposizione della PNA, parla di “anticorruzione come nuovo fronte concreto contro la mafia”. Colpire i corrotti per fermare i mafiosi.
Se la tendenza a un apparente contrasto privo di forza e concretezza, non sarà invertita dal nuovo esecutivo, la mafia diventerà sempre più potente e tutto quel che concerne le regole democratiche, sarà completamente sovvertito.
Come espresso dal nostro vice Presidente Sabrina D’Elpidio, la nostra associazione, supporterà in tutte le forme e in tutte le sedi, il lavoro di magistrati come Giuseppe Lombardo verso il quale, nutriamo profonda stima.
Inconcepibile, che per svolgere il proprio lavoro, il Procuratore debba vivere sotto protezione; inconcepibile, altresi, che egli debba, ad un certo punto, rivolgersi allo Stato, per chiedere “da che parte sta", come avvenuto durante un altro convegno organizzato dalla Themis & Metis.
In quell’occasione, il Pm calabrese, ha ricordato che il 26 febbraio 1953 la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria dichiarò “evidente il legame tra politica e mafia”. “Cosa abbiamo fatto dal ’53 a oggi? Interroghiamoci su questo, altrimenti ci piace accettare la grande menzogna che la mafia è in ginocchio”.
E la mafia non è affatto in ginocchio. Un articolo de Il Sole 24 ore, scrive infatti “L’intero sistema criminale italiano (mafia, camorra e ‘ndrangheta) è il più grande economico del paese. In grado - secondo SOS Impresa - di muovere un fatturato che si aggira intorno ai 140 miliardi di euro con un utile che supera i 100 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti, e 65 miliardi di liquidità”.

Tratto da: themisemetis.com

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