di Luigi Lombardo*
Totò Riina è morto. Totò "u curtu", il "Capo dei Capi", mafioso, carnefice efferato di uomini, donne e bambini ha esaltato l'ultimo respiro. Un criminale che, con fare disumano, ha inflitto dolore e sofferenza e morte, che ha nella coscienza troppe famiglie, troppi miei colleghi, troppo dolore...
Ma non mi solleva né mi fa felice questa morte. Da cittadino, poliziotto e rappresentante dei diritti dei poliziotti, non mi allieto. Morendo porta con sé segreti, connivenze, accordi, patti scellerati e trattative infami tra mafiosi e mafiosi, ma ancor peggio tra mafiosi e "uomini deviati" dello stato, quello stato che non merita la maiuscola.
Non di certo lo Stato di Emanuela, Walter, Agostino Vincenzo, Claudio e Paolo, neppure quello di Antonio, Vito, Rocco, Giovanni e Francesca.. a cui dobbiamo ancora verità e giustizia.. quella verità che, giuro, strapperemo a morsi se sarà necessario.. con ogni nostra forza con ogni nostro impegno!
No, non sono felice che un mafioso abbia lasciato il mondo che ha certamente contribuito a rendere peggiore, lasciando una scia di sangue e sofferenza, sono affranto e incazzato perché gli unici ad essere veramente contenti stasera, a sperare che tiri le cuoia, sono coloro che ancora e sempre sperano che la verità non veda la luce...
Sono affranto e incazzato al solo pensiero di quante cosa avrebbe potuto e dovuto dire...
*Siap Palermo
La morte di Riina, la rabbia e' il dolore di un'occasione perduta
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