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baldo suicidateattiliomanca ennadi Margherita Lazzara
Ieri presso il Liceo classico “N. Colajanni” si è tenuta la presentazione del libro “La mafia ordina: Suicidate Attilio Manca”, autore del libro Lorenzo Baldo, giornalista pubblicista, vicedirettore di “Antimafia Duemila”, prefazione di Don Luigi Ciotti.
L’iniziativa fortemente voluta dalle Prof.sse Patrizia Guasto e Tiziana Buono, condivisa e sostenuta dalla dirigente scolastica Mariella Adamo, ha visto inoltre la partecipazione del referente provinciale di Libera Vittorio Avveduto.
La storia di Attilio Manca, giovane urologo originario di Barcellona Pozzo di Gotto, racchiude silenzi, segreti e complotti che ancor oggi negano verità e giustizia.
È il 12 Febbraio 2004, a Viterbo viene ritrovato, nel suo appartamento, il cadavere di Attilio Manca, riverso sul letto, seminudo, segni di ecchimosi sul suo corpo, sul braccio sinistro i segni di due iniezioni.
A causarne la morte, come accertato dall’autopsia, l’effetto combinato di tre sostanze: alcolici, eroina e tranquillanti; per la Procura di Viterbo non ci sono dubbi si è trattato di un suicidio e lo scorso 29 Marzo il Tribunale di Viterbo ha emesso la sentenza di reclusione a 5 anni e 4 mesi nei confronti di M. Miletti accusata di aver ceduto la droga al giovane urologo siciliano, il caso è chiuso.
Ma la famiglia Manca non ha mai creduto alla tesi del suicidio, troppe incongruenze, troppe domande che non trovano risposta.
Secondo la tesi degli Avvocati della famiglia Manca, Fabio Repici e Antonio Ingroia, il giovane urologo avrebbe assistito all’intervento alla prostata al quale si sottopose Bernardo Provenzano in una clinica a Marsiglia nel 2003, dopodiché sarebbe stato eliminato in quanto testimone scomodo dalla rete di protezione extra-mafiosa eretta attorno al boss.
Certo è che nell’autunno del 2003 Manca aveva comunicato telefonicamente alla sua famiglia di essersi recato nel sud della Francia per motivi di lavoro, ma di quella telefonata, così come di molte altre, non c’è traccia. A questo si aggiungono le intercettazioni ambientali tra i boss di Cosa Nostra in cui si parla della morte di Manca, le testimonianze rese da diversi collaboratori di giustizia e la falsa nota della Squadra Mobile di Viterbo che attesta la presenza di Attilio Manca all’ospedale di Viterbo, in cui lavorava, nei giorni in cui Provenzano si trovava a Marsiglia, quando dai registri del nosocomio risulta che Manca non era in servizio.
La procura distrettuale antimafia di Roma, da più di un anno, ha aperto un fascicolo contro ignoti sotto la dicitura “omicidio volontario” ed è nei confronti della Procura romana che si rivolge la petizione online lanciata dalla famiglia Manca la quale chiede di non archiviare l’indagine sull’omicidio e di continuare a cercare la verità.
Una storia giudiziaria quella di Attilio Manca che Lorenzo Baldo scandaglia con una puntuale ed equilibrata analisi, sostenuta da una gran quantità di documenti, perizie, testimonianze, sentenze, un libro inchiesta che parla dell’impegno sociale dell’autore alla ricerca della verità e della giustizia per Attilio e per i suoi genitori, una verità che non viene sicuramente consegnata da indagini costellate da omissioni, false testimonianze, scomparsa di prove testimoniali, che ricostruiscono la tragica vicenda trasformando un omicidio di mafia in suicidio e uccidendo per la seconda volta la vittima con la calunnia e la diffamazione.
Lorenzo Baldo nel suo libro va oltre la verità giudiziaria e, attraverso i racconti dei familiari, degli amici e dei colleghi di lavoro, ricompone la dimensione umana di Attilio Manca, un ritratto di grande spessore umano che riconsegna al dolore dei genitori e al senso di giustizia.
La storia di Attilio Manca, la coraggiosa indagine di Lorenzo Baldo, l’impegno dell’istituto scolastico, la partecipazione attiva degli studenti hanno ricomposto una realtà della nostra Sicilia in cui la mafia continua a scrivere pagine di sangue alle quali si contrappongono uomini e donne che rappresentano la Sicilia onesta che giornalmente combattono contro la mafia, la corruzione, l’indifferenza e la rassegnazione.

Tratto da: ennapress.it

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