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A margine dell’incontro dello scorso venerdì a Brolo che prendendo spunto della presentazione del libro di Lorenzo Baldo sulla vicenda di Attilio Manca, ha animato di impegno civile la sala “Rita Atria”, pubblichiamo il commento\riflessione che la professoressa Nunziatina Lacchese, tra i relatori, ha elaborato nel suo intervento. Mentre continua la campagna per la raccolta di firme affinchè si prosegua, in quetso caso la Procura do Roma, a indagare sul caso dell’urologo barcellonese, non si chiudano le indagini, si ricerchi la verità. E noi, nel giorno della festa della mamma, dedichiamo a Angelina Manca, madre coraggio, queste riflessioni.

La professoressa Lacchese dopo aver porto i saluti alla famiglia Manca, in particolare a Angelina, la madre di Attilio, ha voluto ringraziare l’autore del libro, Lorenzo Baldo “il quale, attraverso la lettura di questo libro, mi ha offerto l’opportunità di  conoscere meglio le circostanze – dice la Lacchese – e rendermi conto di quanti   misteri ruotano attorno all’omicidio – o suicidio come si vuol fare credere – del giovane urologo Attilio Manca”.

Poi la Lacchese ha evidenziato: “Ho cercato di capire i vari intrecci,mafia, politica, varie istituzioni, ma non sono in condizione di  esprimere giudizi o dare sentenze sui fatti, non ho competenze giuridiche adeguate, il mio intervento non è altro che una profonda riflessione sulla morte violenta di un giovane che lascia nello sconforto e nel dolore più atroce i suoi genitori e il fratello.

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La morte di Attilio, come dice don Ciotti, oltre a procurare una perdita incolmabile,  lascia un vuoto di verità e di giustizia; la memoria del giovane urologo viene infangata, calunniata,la sua morte viene decretata per overdose.

Ma come si fa ad accettare tale affermazione?

Attilio è un giovane urologo affermato e stimato, un giovane colto dai mille interessi, amante della musica, uno sportivo, uno che anche da adulto amava contemplare le stelle, la luna, un giovane dotato di doti intellettive rare (come afferma il primario dell’ospedale dove lavorava), che si era specializzato in Francia su un nuovo metodo di intervento al tumore della prostata,  la laparoscopia, innamorato della sua professione può essere un tossico dipendente?

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Una domanda che esige una vera risposta.

Attraverso i documenti e le  testimonianze riportate in questo libro, l,autore vuole restituire ad Attilio il suo vero spessore umano e professionale. Ma particolare emozione e ammirazione  hanno suscitato in me Angelina e Gino, la mamma e il papà.

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Due  genitori che, nonostante la tragedia abbia sconvolto le loro vite, con coraggio, tenacia e determinazione, da 13 lunghi anni hanno intrapreso il  lungo viaggio alla ricerca della verità, un cammino tortuoso e pericoloso.  Due figure unite nel dolore ma caratterialmente diverse: Il papà Gino è un uomo distrutto dal dolore, ha appena seppellito il proprio figlio,rientra in casa dopo il funerale e  alla sua mente ritorna un vecchio detto:” in tempo di guerra i genitori seppelliscono i figli , in tempo di pace i figli seppelliscono i padri” per lui non è stato così,ha dovuto seppellire suo figlio in tempo di pace ma non è abbastanza; una falsa amica si avvicina e sussurra” ricordarlo da bambino è come voler annullare ogni dispiacere che ti ha dato da grande”.

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Ma Gino ha davanti a sè Attilio già medico che progetta il futuro  anche per i suoi; diceva “quando sarete vecchi ci penserò io per voi.” Altra pacca sulla spalla di un parente”i fiori del funerale sono il dono di nozze per Attilio, tanto non si sposerà più”Gino dignitosamente assorbe queste parole che rimangono però scolpite nel suo cuore, non risponde , fa finta di niente, il suo pensiero è sempre rivolto ad Attilio, ai suoi progetti futuri,”Papà , mamma costruiremo  tre villette  una per me , una per mio fratello e una per voi così staremo vicini”.L’ipocrisia, la falsità, la cattiveria sono sempre presenti , anche nei momenti più tristi.

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Angelina, madre coraggio, con il cuore lacerato, da lunghi anni percorre il suo calvario,  non si ferma davanti a niente.

Ella non può ridare  a suo figlio, strappatole in maniera violenta, una seconda vita terrena,ma  imperterrita, combattendo con tutti e contro  tutti, va alla ricerca disperata della verità,  vuole ridare a suo figlio una seconda vita, deve restituire  ad Attilio quella dignità di uomo, di figlio e di medico di cui egli era dotato.

Angelina,sono convinta che ogni  mamma , nel condividere il tuo dolore, ti è  e ti sarà vicina in questo lungo e doloroso cammino,nella speranza  che un giorno non lontano verrà fuori la verità e che il tuo cuore travagliato dal dolore possa trovare finalmente un po’ di pace”.

E tornando alla petizione Non archiviate l’inchiesta sull’omicidio di Attilio Manca! questa si può firmare qui

https://www.change.org/p/non-archiviate-l-inchiesta-sull-omicidio-di-attilio-manca

Appello della famiglia Manca al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, al Procuratore aggiunto Michele Prestipino e al sostituto procuratore Maria Cristina Palaia

Non archiviate l’inchiesta sulla morte di Attilio Manca!
E’ questo l’appello al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, al Procuratore aggiunto Michele Prestipino e al sostituto procuratore Maria Cristina Palaia da parte della famiglia del giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), trovato morto a Viterbo il 12 febbraio 2004.
Attilio Manca è stato ritrovato con due segni di iniezioni nel braccio sinistro, la sua morte è avvenuta per una overdose di eroina, alcool e tranquillanti.
Ma Attilio era un mancino puro, incapace di utilizzare la mano destra – così come confermato dai suoi colleghi dell’ospedale Belcolle di Viterbo – e soprattutto non era un tossicodipendente con istinti suicidi.
Di questo mistero se ne è occupata la trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?” e successivamente anche “Servizio Pubblico”.
Secondo la tesi dei legali della famiglia Manca, Fabio Repici e Antonio Ingroia, Attilio Manca avrebbe visitato il capo di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano (prima o dopo il suo intervento alla prostata realizzato in Francia nell’autunno del 2003), dopodiché sarebbe stato eliminato in quanto testimone scomodo della rete di protezione extra-mafiosa eretta attorno al boss mafioso.
Per la Procura di Viterbo, però, Attilio Manca sarebbe invece morto per essersi iniettato volontariamente due dosi fatali di eroina nel braccio sbagliato. Lo scorso 29 marzo il Tribunale di Viterbo ha emesso la sentenza di condanna a 5 anni e 4 mesi nei confronti di Monica Mileti accusata di avere ceduto la droga al giovane urologo siciliano. Per gli uffici giudiziari di Viterbo il caso Manca è quindi chiuso.
Non è invece chiuso per la Procura distrettuale antimafia di Roma, dove da più di un anno è aperto un fascicolo contro ignoti sotto la dicitura “omicidio volontario”. Ed è nei confronti della Procura capitolina che la famiglia Manca si appella per fare in modo che il caso relativo alla morte del proprio congiunto non sia archiviato.
Il fascicolo aperto a Roma racchiude tra l’altro le testimonianze di quattro collaboratori di giustizia che, a vario titolo, circoscrivono la morte di Attilio Manca all’interno di un disegno criminoso dove si muovono: mafia, Servizi segreti “deviati” e massoneria.

Giuseppe Campo, un ex picciotto della provincia di Messina ha raccontato recentemente agli investigatori ed ai legali della famiglia Manca di essere stato incaricato lui stesso da un boss del messinese (a dicembre del 2003), di uccidere Attilio Manca con una pistola, ma che dopo un paio di mesi da quel primo incontro, gli era stato confidato che il giovane urologo siciliano era già stato ucciso a Viterbo.
Le dichiarazioni di Campo si aggiungono a quelle di Giuseppe Setola, Stefano Lo Verso e Carmelo D’Amico. Quest’ultimo nel 2015 ha rivelato agli inquirenti di essere stato messo a conoscenza del progetto omicidiario nei confronti di Attilio Manca a cui avrebbero preso parte esponenti di Cosa Nostra, apparati dei Servizi di sicurezza “deviati” in contatto con esponenti della massoneria.
L’inchiesta romana è basata sull’esposto dei legali della famiglia Manca in cui, al di là delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, vengono evidenziati determinati dati oggettivi che portano ad escludere definitivamente la tesi del suicidio a base di droga. Veri e propri buchi neri che sovrastano la morte di questo brillante medico siciliano:

-Il mancinismo puro di Attilio Manca e l’inesistenza di una sua eventuale tossicodipendenza;

-L’assenza delle impronte digitali di Attilio Manca sulle due siringhe ritrovate nel suo appartamento;

-Le eloquenti immagini del cadavere di Attilio Manca poco conforme ad una morte per overdose;

-La mancanza di prove della cessione di eroina da parte di Monica Mileti;

-La nota della Squadra mobile Viterbo che attesta un dato non veritiero e cioé che Attilio Manca era in servizio all’ospedale Belcolle di Viterbo nei giorni in cui Provenzano si trovava a Marsiglia.
Non è così: dai registri del nosocomio risulta che nei giorni di fine ottobre 2003 in cui Provenzano veniva operato in Francia, Attilio Manca non era in servizio (l’ex capo della squadra Mobile di Viterbo, Salvatore Gava, è stato successivamente condannato in via definitiva a 3 anni per un falso verbale alla scuola Diaz durante il G8 di Genova);

-L’intercettazione ambientale del 2007 tra Vincenza Bisognano, sorella del boss Carmelo (poi pentito), ed altre persone in cui si parla di Attilio Manca che sarebbe stato ucciso perché aveva riconosciuto Bernardo Provenzano, la stessa Bisognano aveva aggiunto che in molti sapevano che il boss, durante la sua latitanza, si era nascosto anche nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto;

-Il vuoto investigativo in merito a determinati personaggi di Barcellona Pozzo di Gotto che prima ancora che uscissero le notizie dell’operazione in Francia di Bernardo Provenzano, avevano già ipotizzato alla famiglia Manca che la morte del loro congiunto sarebbe stata collegata ad una visita medica che Attilio Manca avrebbe effettuato al capo di Cosa Nostra;

-La scomparsa dai tabulati telefonici di alcune telefonate di Attilio Manca ai suoi genitori negli ultimi giorni del mese di ottobre del 2003 (nel periodo in cui Provenzano veniva operato in Francia) così come l’11 febbraio 2004, il giorno prima che Attilio Manca venisse ritrovato morto;

-Il vuoto investigativo sulla giornata di Attilio Manca dell’11 febbraio 2004, quel giorno il giovane urologo aveva interrotto misteriosamente i rapporti con tutti, non aveva disdetto due importanti appuntamenti e non aveva più risposto al telefono.

Alla luce di questi dati oggettivi che meritano i dovuti approfondimenti e soprattutto per il diritto alla giustizia e alla verità che spetta ad ogni persona che subisce un’ingiustizia, ci uniamo alla famiglia Manca per chiedere al Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, al Procuratore aggiunto Michele Prestipino e al sostituto procuratore Maria Cristina Palaia di non archiviare l’indagine sull’omicidio di Attilio Manca e di continuare a cercare la verità.

Primi firmatari:

Don Luigi Ciotti – presidente di “Libera”
Salvatore Borsellino – fondatore del movimento “Agende Rosse”
Redazione “ANTIMAFIADuemila”
Sabina Guzzanti – attrice e regista
Leoluca Orlando – sindaco di Palermo
Renato Accorinti – sindaco di Messina
Luigi de Magistris – sindaco di Napoli
Marco Travaglio – direttore del “Fatto Quotidiano”
Simone Maurelli – urologo presso l’ospedale “Belcolle” di Viterbo, ex collega di Attilio Manca
Domenico Luigi Paternico – dirigente medico Chirurgia Generale presso Azienda Ospedaliera di Melegnano (Mi), ex collega di Attilio Manca
Antonio Caporaso – medico chirurgo specialista in ortopedia presso Clinica Santa Rita Benevento, ex collega di Attilio Manca
Franco Di Giacinto – ex collega di Attilio Manca, attualmente in pensione
Letizia Battaglia – fotografa
Fiorella Mannoia – cantante
Sandro Ruotolo – giornalista
Giulio Cavalli – attore e regista
Anna Vinci – scrittrice, biografa di Tina Anselmi
Annalisa Insardà – attrice e autrice
Paolo Flores D’Arcais – direttore di “MicroMega”
Maurizio Marchetti – attore
Riccardo Orioles – giornalista
Antonio Grosso – attore
Ferdinando Imposimato – ex magistrato
Giuseppe Lo Bianco – giornalista
Marcello Minasi – ex magistrato
Luigi Di Maio – deputato, vicepresidente Camera dei deputati
Claudio Fava – deputato, vicepresidente Commissione parlamentare antimafia
Luigi Gaetti – senatore, vicepresidente Commissione parlamentare antimafia
Giulia Sarti – deputata, componente Commissione parlamentare antimafia
Francesco D’Uva – deputato, componente Commissione parlamentare antimafia
Paolo Bolognesi – deputato, componente Commissione parlamentare sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, presidente associazione familiari vittime strage di Bologna
Mario Michele Giarrusso – senatore, componente Commissione parlamentare antimafia
Maurizio Santangelo – senatore, vicepresidente della commissione Difesa del Senato
Davide Mattiello – deputato, componente Commissione parlamentare antimafia
Rosanna Scopelliti – deputata, componente Commissione parlamentare antimafia
Giuseppe Civati – deputato, componente X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo)
Giuseppe Lumia – senatore, componente Commissione parlamentare antimafia
Alessandro Di Battista – deputato, componente del Comitato permanente sulla riforma delle strutture istituzionali della politica estera dell’Italia
Barbara Lezzi – senatrice, componente 5ª Commissione permanente (Bilancio)
Neri Marcorè – attore
Daniela Tornatore – giornalista
Maurizio Bologna – attore
Gaetano Porcasi – pittore
Marco Ligabue – cantante
Paolo Borrometi – giornalista
Alfio Caruso – scrittore
Loris Mazzetti – giornalista
Shobha – fotografa
Salvatore Ficarra e Valentino Picone – comici
Graziella Proto – direttrice “Casablanca”
Nando dalla Chiesa – scrittore e sociologo
Gianni Biondillo – scrittore
Don Giacomo Panizza – fondatore “Progetto Sud”
Concita De Gregorio – giornalista e scrittrice
Luciano Armeli Iapichino – scrittore
Klaus Davi – massmediologo
Petra Reski – giornalista e scrittrice
Piera Aiello – testimone di giustizia
Ignazio Cutrò – testimone di giustizia
Stefania Limiti – giornalista e scrittrice
Pietro Orsatti – giornalista e scrittore
Maurizio Torrealta – giornalista e scrittore
Vincenzo Agostino e Augusta Schiera – genitori del poliziotto ucciso dalla mafia Nino Agostino
Flora Agostino – sorella di Nino Agostino, referente regionale della Memoria-Libera
Gianni Minà – giornalista e scrittore
Asmae Dachan – giornalista
Andrea Braconi – giornalista
Giusi Traina – sorella del poliziotto Claudio Traina ucciso nella strage di via D’Amelio
Luciano Traina – fratello del poliziotto Claudio Traina ucciso nella strage di via D’Amelio
Silvia Resta – giornalista
Brizio Montinaro – fratello del poliziotto Antonio Montinaro ucciso nella strage di Capaci
Arnaldo Capezzuto – giornalista
Riccardo Castagneri – giornalista
Jacopo Fo – attore, scrittore e regista
Daniele Silvestri – cantante
David Gentili – presidente della Commissione antimafia del Comune di Milano
Giuseppe Giordano – ex ispettore di Polizia;
Jole Garuti – direttrice del Centro studi Saveria Antiochia Osservatorio antimafia
Lorenzo Frigerio – Coordinatore Fondazione “Libera Informazione”
Joan Queralt Domenech – scrittore
Gianluca Tavarelli – regista
Lara Cardella – scrittrice
Andrea Cereser – sindaco di San Donà di Piave (Ve)
Walter Molino – giornalista e scrittore
Associazione “Addiopizzo” – movimento antimafia
Franco Nicastro – giornalista
Enzo Guidotto – Presidente dell’osservatorio veneto sulle mafie
Jenny Campagna – nipote di Graziella Campagna, vittima di mafia
Piero Campagna, fratello di Graziella Campagna, vittima di mafia
Lina La Mattina – poetessa
Costanza Cipollaro – storica dell’arte, Università di Vienna
Don Marcello Cozzi – Vicepresidente nazionale Libera
Pupi Avati – regista
Mara Filippi Morrione – portavoce dell’Associazione Amici di Roberto Morrione, vedova di Roberto Morrione, ex direttore di Rainews24, fondatore di “Liberainformazione”
Tindaro Bellinvia – giornalista, vicepresidente del laboratorio di ricerca socio-politica Migralab A. Sayad
Cleto Iafrate – direttore Laboratorio delle Idee Ficiesse
Cettina Merlino Parmaliana – farmacista, vedova di Adolfo Parmaliana, ricercatore e docente universitario
Mauro Faso – conduttore radiofonico per “L’altroparlante” (“Radio In” – Palermo)
Franco La Torre – storico, figlio di Pio La Torre, dirigente politico comunista ucciso dalla mafia
Domenica Isgrò – ex insegnante di Attilio Manca al Liceo classico “L. Valli” di Barcellona Pozzo di Gotto (Me)
Giulietto Chiesa – giornalista e scrittore, direttore di PandoraTv
Juan Alberto Rambaldo – giudice civile Santa Fe (Argentina)
Jorge Figueredo Corrales – pubblico ministero Villa Hayes (Paraguay)
Georges Almendras – giornalista (Uruguay)
Sofia Capizzi – presidente associazione antiracket “Liberi tutti” Barcellona Pozzo di Gotto (Me)
Andreina De Tomassi – giornalista, responsabile studi e ricerche Associazione culturale “Casa degli artisti”
Claudio Riolo – politologo, docente di Scienza politica all’Università di Palermo
Stefano De Barba – ex presidente “Associazione nazionale Amici di Attilio Manca”
Dyrsen Medina – figlia di Pablo Medina, giornalista del quotidiano ABC Color, assassinato dai narcos in Paraguay

Tratto da: scomunicando.it

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