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mondo nataleVideo
di Pippo Giordano

Nella vicenda del mio carissimo amico e collega, Natale Mondo, barbaramente assassinato il 14 gennaio di 29 anni fa, non credo si possa citare la locuzione “La calunnia è un venticello” da “Il barbiere di Siviglia”, opera di Gioacchino Rossini. Non può essere citata, perché non si trattò di un venticello, ma di un vero uragano. Ignobili individui, esaurito il leitmotiv “problemi di fimmini sunnu”, coniato ad ogni assassinio di poliziotto o carabiniere, s'inventarono con l'avvallo di certi organi d'informazione la parola “talpa”, affibbiata a Natale. E la cucirono addosso a Natale talmente bene che persino l'intera opinione pubblica ci credette. Ma, invero, chi conosceva bene Natale Mondo, come chi scrive, era pronto per sostenere l'innocenza di Natale, a giocarsi i gioielli di famiglia, pur di far trionfare la verità e l'innocenza di Natale. La mia rabbia di allora, per la verità ancora non sopita, scaturì anche dal roboante silenzio di tanti, che pure sapevano. E aumentò a dismisura, nel momento in cui il magistrato che seguiva la vicenda di Natale Mondo, non volle interrogarmi per far emergere, nella sua interezza, l'innocenza di Natale.
Certo, agli “apparati” faceva comodo uno sbirro traditore: faceva comodo aver individuato la talpa da dare in pasto all'opinione pubblica. Ma ho una domanda che mi frulla in testa originata da un frammento di vita: ora non intendo farla, ma se un giorno dovessi diventare diversamente folle, la farò!



Sono poche le persone che sono state uccise due volte. Che io ricordi, una è Natale Mondo e l'altra Giovanni Falcone. Entrambi subirono la gogna mediatica, ad entrambi uccisero la dignità, ancor prima della morte violenta. Natale Mondo fu arrestato, Natale fu ampiamente assolto e dichiarato innocente. Le accuse dell'uragano calunnioso d'essere il traditore del suo migliore amico Ninni Cassarà, caddero miseramente, così come caddero tutte le altre accuse. Io e Natale facevamo servizio alla V° sezione investigativa, diretta da Ninni Cassarà, e spesso conducemmo particolari indagini sul conto di Cosa nostra. L'amicizia, la fiducia e la stima, erano talmente radicate, che Natale mi presentò (cosa assai rara) un suo confidente e lo stesso ci aiutò a svolgere una particolare attività investigativa. Natale era persona buona d'animo, era persona affabile e sorridente. Egli era legatissimo a Ninni Cassarà a tal punto da farmi dire, che tra loro due non esisteva la differenza del grado, ma la consapevolezza che l'amicizia era saldata nei loro cuori. Oggi, nel ricordare Natale, è mia intenzione rimarcare il sacrificio di un Uomo, che vide morire sotto i suoi occhi il vero amico, Cassarà, insieme a Roberto Antiochia. Un Uomo lasciato solo, un Uomo cacciato nella totale solitudine e che si dannava per l'infamante accusa di essere la “talpa”, ovvero colui che avrebbe informato i killer di Cosa nostra che Ninni Cassarà stava rientrando a casa.  Non voglio dire altro. Solo evidenziare che, per Natale, il tempo fu galantuomo e ciononostante arrivarono le pallottole di Cosa nostra. Per altri il tempo, come poi vedemmo nei Tribunali, non fu affatto galantuomo e in onore del pensiero di Sciascia, possiamo dire che fu equo dare “ad ognuno il suo”. Intelligenti pauca!
(13 gennaio 2017)

Tratto da: 19luglio1992.com

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