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borsellino dipinto viadamelio 0Il pittore Presigiacomo racconta la tela della strage con l'agenda rossa
di AMDuemila
C'è un quadro che raffigura la strage di via d'Amelio: davanti al fumo della bomba esplosa, che occupa quasi tutto il campo, si staglia la figura dell'agenda rossa di Paolo Borsellino, dove il giudice scriveva le sue intuizioni, in particolare dopo la morte di Giovanni Falcone, e mai più ritrovata dopo la strage.
Oggi quel quadro è appeso alla Casa di Paolo, l'abitazione e locale adibito a farmacia che fu della famiglia Borsellino e che il fratello di Paolo, Salvatore, ha voluto trasformare in centro di aggregazione per i più giovani del quartiere della Kalsa, dove "chiunque può venire a trovare Paolo".
Giuseppe Prestigiacomo, pittore palermitano, racconta ad Antimafia Duemila la genesi del quadro sulla bomba del 19 luglio '92 e ciò che significa per lui.

Come è nata la decisione di dipingere la strage di via d'Amelio?
In realtà avevo pensato da tempo a due quadri: uno per la strage di Capaci, l'altro per quella di via d'Amelio. Io dipingo da quando ero ragazzo ma nel 2013 ho trovato il momento per mettermi davanti al cavalletto e pensare a queste due tele. In quello su Falcone raffiguro la sua ultima sigaretta, mentre per Borsellino ho scelto l'agenda rossa. Realizzare un quadro a partire dalle solite fotografie, per me, non aveva nessun significato.

C'è però qualcosa che la lega a questa data…
Questo quadro mi tocca tantissimo perché lo stesso giorno, alla stessa ora in cui è avvenuto l’attentato io ero a cinquecento metri da via d'Amelio, in chiesa, a battezzare mia figlia. Mentre il sacerdote stava per celebrare il sacramento l'edificio cominciò a tremare, ci fu un boato enorme e non capimmo più niente. Poi la funzione è proseguita, e all’uscita dalla chiesa abbiamo saputo dell’accaduto. Ho un forte legame personale con quel giorno.

Da cosa nasce l'immagine raffigurata?
borsellino dipinto viadamelio 1Il quadro prende spunto da una vecchia foto in bianco e nero che ho preso da una copia del giornale. Poi però l'ho fatto a modo mio, ma anche riportando sulla tela l’accaduto, con le macchine e tutto il fumo che è venuto fuori e che ha riempito mezza città. Ho aggiunto l’agenda, perché da lì poi è nata la storia della borsa del giudice che qualcuno ha trovato. Se ne è sempre parlato ma non si è mai saputa tutta la verità.

Inizialmente, però, questo quadro è stato rifiutato…
Li avevo dati entrambi, quello di Capaci e di via d'Amelio, al museo Falcone e Borsellino, inaugurato a maggio di quest’anno dentro il tribunale di Palermo. Ma dopo un paio di giorni mi è stato detto che il quadro di Paolo con l’agenda rossa non lo potevano tenere lì.

Quindi si è rivolto alla Casa di Paolo?
Mi è stata indicata l’associazione e così l’ho donato alla Casa di Paolo. Ho avuto modo di conoscere il fratello, Salvatore, una persona squisita che mi ha accolto veramente bene ed è stato grato della mia donazione. Non l'avevo mai incontrato prima ma posso dire che è una persona molto alla mano, semplice e cordiale. Abbiamo avuto modo di parlare dell'accaduto; lui è il fratello di Paolo e, giustamente, vuole cercare la verità finchè sarà su questa terra. E io al suo posto farei lo stesso. Anche se da esterni non possiamo capire fino in fondo il suo dolore, da buoni palermitani onesti viviamo ciò che sta vivendo lui.  Ora la tela incorniciata è lì appesa. Almeno tutti avranno la possibilità di vederla, e magari di provare delle emozioni nell'osservarla.

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