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giordano pippo eff bndi Pippo Giordano
Ancora oggi il signor Bruno Vespa non ha ritenuto opportuno far visita ai bambini suoi corregionali delle elementari di Villarosa/Martinsicuro, per spiegare loro i motivi che hanno dato luogo all'ospitalità nel suo studio “Porta a Porta” di Riina jr. Forse in quelle scuole elementari non è fattibile allestire un plastico e quindi non risultano interessanti.
Ho letto con rammarico e persino con disgusto, che la processione del santo Patrono di Corleone, ha fatto una sosta con relativo inchino innanzi all'abitazione della famiglia di Salvatore Riina e che Ninetta Bagarella avrebbe assistito compiaciuta. Intanto non si capisce l'insorgere di polemiche, talchè ancora oggi qualcuno non vuol comprendere che “.....a china è passata e lo juncu si è rialzato”. E indipendente dall'esito giudiziario, la trattativa Stato-mafia è la prova provata che “u ventu è canciato” (il vento è cambiato). Appare evidente, in tutta la sua tragicità, che le strage di Capaci, via D'Amelio prima e gli attentati di Firenze, Milano e Roma poi, dimostrino, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che qualcuno ha aperto le chiuse per far passare la “china” (piena). Ordunque, al di là della inutilità delle processioni, l'eclatante gesto compiuto in quel di Corleone, ci fa ripiombare al periodo arcaico di Cosa nostra.
Ma la cosa grave è che i cittadini di Corleone partecipanti alla processione non hanno avuto il coraggio civico e morale di abbandonare la processione nel momento in cui facevano fare l'inchino alla statua. Hanno perso l'occasione di dimostrare al Mondo intero che Corleone era cambiata e che Corleone si era liberata dalla mafia. Ahimè, non è stato così: e ancora oggi Corleone può fregiarsi della nomea di città mafiosa. Bastava voltare i tacchi e andarsene: avrebbero dimostrato di essere un gregge pensate e di avere i gioielli di famiglia. Invero, quei cittadini sono rimasti a certificare che la famigghia Riina è saldamente ancorata nel tessuto sociale di Corleone. Hanno voltato le spalle a Falcone, Borsellino e a tutti i martiri della violenza mafiosa, ordita e portata a termine dai loro illustri concittadini, in primis da chi occupava il focolare domestico dove è avvenuto l'inchino. Siamo nel Paese del Gattopardo e quindi tutto è possibile, ma per favore almeno nuatri sicliliani in ci pigghiamu pi fissa. Sappiamo bene che tutto cancia pi 'n canciari nenti. Ed ecco perchè non si capisce l'indignazione: signori è la norma ed è la dimostrazione dell'affetto verso la famiglia di Riina, dimostrata da quella fetta di cittadini. Bruno Vespa prima e i corleonesi dopo hanno sancito che i Riina hanno “in mano” Corleone. Del resto dopo l'affievolirsi della “china”, vi aspettavate altro? Amici friulani, veneti o valdostani e in generale la popolazione non sicula, non preoccupatevi: sono solo Cose nostre. E la Chiesa? Non ho rapporti col clero e quindi mi siddia (mi secca) spendere una semplice sillaba. E lo Stato? Lasciamo perdere! Una sola domanda. Ha mai voluto seriamente estirpare la mafia? I dati di fatto affermano il contrario, ovvero che la lotta alla mafia non è mai stata una priorità. E quindi al prossimo inchino.
6 giugno 2016

Tratto da: 19luglio1992.com

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