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201604 fuori mafia raidi Movimento Agende Rosse Bari - Giuseppe Di Matteo
“FUORI LA MAFIA DALLA RAI”. Non è il titolo di un libro, e neanche di un film, ma l’indignato grido di noi Agende Rosse della Prov. di Bari contro la normalizzazione del crimine nella socialità quotidiana.
“Vivi nella stessa strada, prendi il caffè nello stesso bar, alla fine ti sembrano come te! «Salutiamo zu' Tanu! I miei ossequi, Peppino. I miei ossequi, Giovanni”.
Erano le frasi pronunciate da Peppino Impastato a suo fratello Giovanni nel film dei “Cento Passi”, parole profetiche e attuali che nel suo insegnamento camminano attraverso le nostre gambe.
Noi ci vogliamo ribellare, non ci rassegniamo e non ci adeguiamo!!
Per questo in pochissimo tempo, Sabato 9 Aprile, insieme agli amici dell’Ass. Rita Atria ci siamo ritrovati  innanzi alla sede barese della Rai in via Dalmazia.
Non potevamo tacere alla normalizzazione della cultura mafiosa all’interno di una rete televisiva finanziata con fondi pubblici. Riteniamo offensivo e diseducativo invitare il figlio di un mafioso di Stato come Riina, per promuovere un libro che racconta la figura paterna con codici mafiosi e priva di sensibilità ai reati commessi (“amo mio padre, non tocca a me giudicare le azioni della mia famiglia”; “perché devo dire che mio padre ha sbagliato? Per questo c’è lo Stato, non tocca a me”).
Chiediamo la chiusura di “Porta a Porta” e le dimissione del suo conduttore Bruno Vespa, incapace d’incalzare l’improvvisato scrittore con domande attinenti al sangue sterminato dal capo di cosa nostra negli anni, nonché sul recente ordine di morte nei confronti del pm Antonino Di Matteo.
Fatti ancor più vergognosi alla luce di quanto evidenziato dalle “Iene” dove emerge non solo la questione della liberatoria firmata solo successivamente alla registrazione della puntata, ma che addirittura le domande siano state concordate.
Dinamica gravissima che mostra un succube rispetto dei rappresentanti di Stato,  tradotto in un Paese inginocchiato alla prepotenza di chi si fa chiamare uomo d’onore.
Qualcuno giustifica la scelta come una forma di “parcondicio” come se fosse etico un confronto tra assassini e pacifisti, NO cara Rai e NO caro Vespa, noi “non vogliamo sembrare come loro e prendere il caffè nello stesso bar”, noi vogliamo un mondo dove la mafia non esiste, dove trovi porte chiuse e terreno arido e dove nessuna forma di trattativa possa essere accettata dallo Stato.
Infine… a te Giuseppe Salvatore Riina, mancano le carezze di tuo padre, impedite dal regime di 41 bis nel quale oggi vive in carcere, ma a quelle che il tuo genitore ha forzatamente privato ci hai mai pensato? Corpi lasciati senza vita e talvolta persino in brandelli di carne. Come dimenticare inoltre il piccolo Giuseppe Di Matteo a cui il nostro gruppo Agende Rosse è intitolato e di cui tuo padre non ha avuto pietà nonostante la tenera età.
Noi con il coraggio di Peppino, più volte citato, andiamo avanti!

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