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battaglia letizia perugiaAspetto l'apertura, nel capoluogo siciliano, del Centro Internazionale di fotografia
''Voglio ricostruire la memoria della città di Palermo, da qualche tempo un pò barcollante, attraverso il primo Centro Internazionale di Fotografia. Ma se l'8 maggio non sarà pronto giuro che metterò un lettino, un tavolino e una televisione negli spazi dei Cantieri culturali La Zisa aspettando l'apertura''. Energica e volitiva Letizia Battaglia, una delle più illustri personalità del mondo della fotografia (classe 1936), ha incontrato il pubblico dell'Accademia di Francia, protagonista dei 'Giovedì della Villa - Questions d'Arts', ciclo promosso e fortemente voluto dal neo direttore di Villa Medici, Muriel Mayette.

Ed ha aggiunto ancora Letizia Battaglia: ''Chiederò a tutti di collaborare. Già 160 persone hanno dato il loro contributo con splendide foto su Palermo. E ora che nasca il primo grande archivio fotografico della città. Un luogo dove potersi incontrare, discutere, dove ricevere fotografi e organizzare mostre. Il Centro Internazionale di Fotografia deve assolutamente essere aperto- ha proseguito - Non c'è più tempo, non ho più tempo''.
Ma non parlo tanto di Letizia Battaglia, perchè le mie foto viaggiano da anni in tutto il mondo, quanto di un patrimonio importante che è di tutti, che appartiene a tutti''. E fino all'8 maggio nella sede dei Cantieri alla Zisa, in programma una mostra dedicata a Letizia Battaglia.
Nel corso del lungo incontro che si è svolto nel 'grand salon' di Villa Medici, sollecitata dai ricordi e dalle riflessioni del giornalista francese, corrispondente di 'Libération' Eric Jozsef, Letizia Battaglia ha ricordato gli inizi della sua carriera, unica donna fotografa che si occupava, tra l'altro di cronaca. ''Ero una biondina graziosa- ha spiegato- che andava in giro con gonna e zoccoli, come era la moda dell'epoca, un pò 'fastidiosetta', che non si è mai rassegnata a vedere le persone morire in modo violento''.
''Mi sentivo male a dovere fotografare tanto orrore - ha confessato ancora, a distanza di anni - Ricordo il silenzio di quei momenti, lungo, lunghissimo, interminabile. E poi i bambini. Perchè quando c'era un morto a Palermo c'erano sempre dei bambini a guardare e qualcuno mangiava pure il gelato'. Eppure c'è sempre stato, in me, quella necessità profonda di fotografare, di documentare quello che stava avvenendo. Ma ai morti ci si abitua. Come per i naufraghi'.
''Paura, ansia? - ha confessato ancora- Enorme, incommensurabile. Via via diventano sempre più grandi, 'stratosferiche''. E riguardo alla sua Palermo Letizia Battaglia non ha dubbi: ''Si sono calmati, non si ammazzano più ...Non vogliono creare scandalo, avere troppa pubblicità. Ma la mafia è più potente di prima. E' innegabile, la 'trattativa' Stato-Mafia c'è stata''.
Letizia Battaglia ha ricordato gli incontri importanti della sua vita. Da Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, al magistrato Nino Di Matteo. ''Vive sotto scorta, non ha più una vita propria, non ha più pace, come Borsellino, come Falcone - ha detto - Hanno persino trovato il tritolo per ucciderlo. Ma la gente deve saper che non tutti i siciliani sono mafiosi. E' quello che voglio dimostrare con il mio lavoro''.
Tra gli incontri eccellenti, quelli con Cartier- Bresson, con il grande fotografo di origine ceca Joseph Koudelka. ''Siamo stati molto amici, ma dal punto di vista professionale eravamo diversissimi - ha raccontato ancora Letizia Battaglia - Joseph era un uomo di una straordinaria integrità morale, un parsimonioso, semplicissimo, soprattutto nel vestire, ma molto elegante nelle sue foto. Amava le mie 'sopas', le mie zuppe. Avevo imparato a farle come quelle che cucinava la madre. E Koudelka me ne era grato''.
Non ha mai amato che venisse chiamata 'la fotografa della mafia', Letizia Battaglia. ''Ho fotografato animali, paesaggi, i miei bambini, la nascita di una delle mie bambine - ha ricordato ancora- Ho fotografato il riso e la dolcezza. Ma se degli sciagurati ammazzavano che dovevo fare? - si è spesso domandata- Io fotografavo, documentavo. Ma no, no, non sono una 'fotografia di mafia' che vorrebbe anche dire, al servizio della mafia''.
Non solo fotografa di fama internazionale. Letizia Battaglia è stata anche consigliere comunale a Palermo, deputata dell'Assemblea regionale e assessore alla Cultura, la prima donna a vincere il Premio Eugene Smith per la fotografia umanitaria. Non ha mai rimpianto il passato.
''Ma oggi - ha detto- non si sta certo bene. Non c'è lavoro e i giovani spesso sono costretti ad andare all'estero. Per non parlare poi del nostro lavoro - ha proseguito- Gli editori chiedono ai giornalisti di diventare fotografi, forse per ignoranza. Ad ognuno il proprio mestiere, la propria professionalità''.

Tratto da: adnkronos.com

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