di Pippo Giordano
Teramo. Sono anni che oramai mi cibo del profumo della legalità tra i banchi di scuola: una legalità semplice, non vociata e soprattutto priva da interessi pecuniarie. L'unico scopo dei miei tour de force nelle scuole di qualsiasi ordine e grado, è quello di far comprendere ai ragazzi, che negli anni 80/90 nel nostro Paese si scrisse una delle pagine più nere della lotta a Cosa nostra e che mio malgrado, fui testimone. Vidi fiumi di sangue innocente scorrere in quella che fu la mia città natia, ovvero Palermo. Palermo oltraggiata, umiliata e resa simile a Beirut. E tutto col silente avvallo di un imbelle Stato, che non seppe salvaguardare la vita dei propri figli migliori. Fu lo stillicidio di Uomini onesti il cui paradigma era il giuramento verso la Costituzione e l'alto senso del dovere: giuramento che altri, tanti altri, sedenti negli ambulacri del potere romano e non solo, hanno disatteso in ossequio al coacervo d'interessi elettorali, arricchimenti personali, oltre che di potere. Non nutro odio verso alcuno, ma rabbia, tanta rabbia si! E per spegnere questa fiamma rabbiosa che si è incuneata nel mio animo, mi reco tra i banchi di scuola per lenire le ferite laceranti , provocatemi dalla morte di colleghi e magistrati, brutalmente assassinati da Cosa nostra. Tento col mio peregrinare di dar loro voce e far comprendere ai ragazzi, che vivere in legalità, non è un optional ma una necessità di vita. E quando per la prima volta venni invitato a parlare ai bambini delle elementari della mia Palermo, non credevo possibile che loro riuscissero a farmi comprendere, che in realtà non avevo innanzi “picciriddi”, ma ragazzi emancipati contro la mafia e che emanavano un bel profumo d'innocenza. Lunedì scorso, 14 marzo 2016 ho toccato con mano, che nei giovani c'è tanta voglia di legalità. Sono stato nell'I.C. “Sandro Pertini” di Martinsicuro, e vi garantisco che i ragazzi non amano solo i video giochi ma sono più maturi di quanto non pensiamo. Gli alunni mi hanno dimostrato che la questione mafia supera i confini della mia Isola. Le bambine e i bambini di Martinsicuro, col loro carico di innocenza mi hanno fatto comprendere, che noi adulti abbiamo un debito verso di loro. E quindi tutti noi, siamo chiamati a colmare quel deficit di responsabilità, che lo Stato ci ha abituato da quando esiste la mafia. Se i signori politici lunedì 14 avessero ascoltato le voci immacolate degli alunni di Martinsicuro o che leggessero le loro riflessioni editate nel “temi” in classe, dopo il mio intervento, si accorgerebbero quanta passione e speranza alligna nei cuori dei ragazzi di Martinsicuro. Noi adulti non possiamo fare finta di non sentire, non possiamo girarci dall'altra parte, reiterando gli errori del passato. L'incontro di lunedì 14 marzo non è stato e non può essere considerato un momento di aggregazione con due ore di domande e risposte. Io, noi, tutti dobbiamo esaudire i loro sogni, per farli crescere in un Paese senza condizionamenti mafiosi. Gli alunni di Martinsicuro, mi hanno profuso tanto calore ed ora io sono qui a ringraziarli. Mi hanno accolto come un loro amico: ho detto loro che dalle stragi mafiose la società ha cambiato atteggiamento verso le mafie. Per favore non deludiamoli: loro non sono il futuro ma il presente e l'hanno dimostrato col pieno di legalità.
Un pieno di legalità
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