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20151129 camanu mancadi Francesca Scoleri
Aci Sant'Antonio, 29 novembre. Un incontro pubblico organizzato dalla giovane Valeria Di Bella socia dell'Associazione Nazionale Amici di Attilio Manca, con il patrocinio del Comune di Aci Sant'Antonio e la collaborazione dell'A. N. A. A. M. e del M5S locale, per raccontare, attraverso il contributo di importanti e competenti relatori, la vicenda di Attilio Manca, un giovane medico urologo di Barcellona Pozzo di Gotto morto a soli 34 anni in circostanze ancora tutte da chiarire e verificare. Quel che emerge, passo dopo passo, della complessa vicenda giudiziaria intorno a questa morte, è che il destino di Attilio, si sia intrecciato per orrore della sorte, con quello di Bernardo Provenzano.

Con la sala conferenze di Palazzo Cantarella gremita, sono state coinvolte oltre al comune di Aci Sant'Antonio, anche persone provenienti da quasi tutta la provincia etnea, grazie anche al supporto di Stefano De Barba, Presidente dell'A. N. A. A. M. che ha promosso e divulgato l'evento via web.
"Ca manu "Manca", questo il titolo dell'evento. Frase simbolica in dialetto siciliano che sta a significare "con la mano sinistra", il riferimento, non casuale, cade sul cognome di Attilio e sul fatto che fosse mancino. Prima grande anomalia rispetto al modo in cui gli inquirenti hanno svolto le indagini.
Come premesso, la complessità della vicenda non è facilmente riassumile, è facile però intenderla attraverso gli interventi che si sono susseguiti nel corso dell'incontro.
Ad aprire il dibattito, il Sindaco Santo Caruso, che ha dimostrato grande sensibilità per la vicenda, manifestando la volontà,esortando i presenti all'incontro, di proseguire nella ricerca di Verità e Giustizia.
Gianluca Manca, fratello di Attilio, ha raccontato il ritrovamento del giovane nella città in cui viveva e lavorava, Viterbo. "Aneurisma", questa la prima versione uscita dalla Procura, versione che ha ceduto quasi subito il posto a "Inoculazione volontaria di sostanze stupefacenti". Conclusione tirata in esclusiva attività di "indagine", un'autopsia eseguita senza informare la famiglia negandole cosi la legittima presenza di un medico legale di parte che assistesse.
Prima anomalia.
Ha proseguito parlando delle siringhe che Attilio, secondo la versione data dalla Procura, avrebbe utilizzato per iniettarsi ben due dosi letali di eroina (il giovane non era un abituale consumatore di droghe ma la Procura non ha minimamente tenuto conto di questo particolare). Siringhe ritrovate col beccuccio, siringhe sulle quali nessuno ha ordinato di rilevare impronte. Altra anomalia.
Orgoglioso Gianluca, quando dice che il fratello era l'unico urologo in Italia a saper operare il tumore alla prostata per via laparoscopica, ma come vedremo dai prossimi passaggi, proprio questa capacità professionale superiore a quella di altri colleghi, lo ha portato ad incrociare la strada di Bernardo Provenzano.
Il giornalista Luciano Mirone, autore del libro "Un suicidio di mafia", interviene evidenziando la rete incomprensibile che si muove intorno alla morte di Attilio, una rette fitta che va a toccare uomini della procura, parenti di Attilio che fanno parte di Cosa Nostra, medici, parenti di medici e ancora, testimonianze rilasciate e poi ritrattate e testimonianze negate.
Luciano Mirone, ha raccolto tutte le informazioni necessarie per dichiarare, senza incorrere in smentite, che Attilio non è morto suicida e che semmai lo fosse stato, non è comprensibile e compatibile con la vicenda, l'interesse suscitato anche a livelli molto elevati delle istituzioni. Un fax ritrovato da Antonio Ingroia, oggi avvocato della famiglia Manca, svela come l'ufficio di Gabinetto dell'allora Presidente Napolitano, si informasse per conoscere la chiusura definitiva della vicenda? Perché?

Il Maresciallo Saverio Masi, noto per vicende legate alla trattativa Stato mafia, nello specifico, la mancata cattura di Provenzano. Vicende sottoposte a chiarimenti processuali e anche questi, colmi di anomalie che sembrano andare tutte verso un'unica direzione: la mancanza di volontà di arrestare il boss di Cosa Nostra, Provenzano.
E ne sa qualcosa appunto Saverio Masi, a cui è stato impedito di arrestarlo a pochi metri di distanza per ragioni che sono al vaglio della magistratura e che concordano perfettamente con quelle di altre personalità delle forze dell'ordine e anche di collaboratori di giustizia.
Quella latitanza "indisturbata" che l'ha portato, a causa della sua malattia, a farsi operare da Attilio Manca.
Masi parla dell'ombra dei servizi segreti deviati, chiarissimi i riferimenti all'opera di depistaggio messa in atto per ostacolare la verità dei fatti. Non di meno, ripercorre la strategia piduista in materia di informazione, potere fondamentale per far si che la connotazione di alcuni fatti, sia plasmata come verità inconfutabile a uso e consumo dei poteri committenti. E la vicenda di Attilio pare aver interessato davvero più di un potente di turno.

Il Senatore Giarrusso, membro della commissione antimafia, porta la testimonianza di un'audizione in cui è stato sentito Prestipino, oggi procuratore aggiunto a Roma il quale ha praticamente negato ogni collegamento fra Attilio Manca e Provenzano, sulla base, riferisce, di un processo che si è svolto a Palermo e che si è concluso si, con la certezza di una trasferta di Provenzano sotto falsa identità, ma senza alcun dato significativo che lasciasse spazio alla presenza di Attilio Manca.
Il Senatore Giarrusso, in quell'audizione invece, chiede se il Procuratore fosse al corrente del fatto che "Attilio Manca, proprio nell’autunno del 2003, nel periodo in cui Provenzano era a Marsiglia per operarsi alla prostata, si trovava in Francia per “assistere ad un intervento chirurgico”, come allora telefonicamente disse ai genitori".

E' il turno di Monica Capodici, fondatrice insieme a Gianluca Manca, dell'ANAAM (Associazione Nazionale Amici Attilio Manca) che riserva al ricordo di Attilio, tratti di estrema dolcezza acquisiti dai ricordi della madre Angela Manca. Dal suo intervento, emerge un ragazzo che amava la vita, che aveva cura del suo benessere e che mai avrebbe pensato di suicidarsi men che meno in quel modo.
Emozionante il momento in cui ricorda uno sfogo della madre che, avrebbe preferito avere un figlio meno bravo nel suo lavoro piuttosto che saperlo un professionista affermato, definito luminare a soli 33 anni, ma con un destino cosi tragico.

Valeria Di Bella, ha portato, durante l'incontro, interessanti spunti di riflessione rispetto all'essere mancini come lei stessa si è dichiarata. Spunti che hanno trovato l'accordo dei presenti fra il pubblico, alcuni di essi mancini che appunto, hanno avvalorato l'impossibilità di un suicidio, commesso con la mano destra, iniettandosi l'eroina.

A chiudere l'incontro, la famiglia Manca: mamma Angela, papà Gino, e Gianluca, stretti e uniti nei ringraziamenti a chi è intervenuto per onorare, ciascuno col proprio contributo, la memoria di Attilio. Mamma Angela, con una tenacia davvero incredibile, ha chiesto di non dimenticare, di aver memoria di quello che è accaduto ad Attilio e di cercare sempre senza mai arrendersi, anche nei momenti più estenuanti, di portare alla luce la realtà dei fatti.

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