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L’ADDIO DEL PROCURATORE GENERALE ALFONSO
Il procuratore Generale Alfonso, prima di lasciare Bologna per Milano, pronuncia frasi molto dure, sottolineando in primo luogo il clima omertoso: “Non c’è stata collaborazione. Mai una persona è venuta in Procura a raccontare, diversamente da quanto avvenuto in altri uffici del Paese”. Tanta amarezza, ma anche tanta soddisfazione per il grande lavoro che inquirenti e forze dell’ordine sono riusciti a portare avanti, nonostante tutto. “L’operazione Aemilia ha portato allo smantellamento di una fittissima rete di rapporti tra politica, imprenditoria e ’ndrangheta in Emilia Romagna, aprendo scenari nuovi nella lotta contro la criminalità organizzata al nord. In oltre 32 anni l’associazione si è sviluppata, crescendo come una metastasi nel corpo sano. L'organizzazione si è prima insediata e strutturata nel territorio, inquinando diversi settori dell’economia a partire dall’edilizia fino ad arrivare a toccare consulenti, ma anche amministratori e dirigenti pubblici, appartenenti alle forze dell’ordine e anche giornalisti. Lo scenario è impressionante, per l’ampiezza della base su cui poggia, per la solidità delle sue radici criminose, per la tecnica con cui produce e maschera ricchezze illecitamente costruite a danno della comunità emiliana. È una guerra per la riconquista della legalità. Ma non la si vince se non avremo noi stessi gli occhi ben aperti, a scrutare tra le ombre che ci circondano. Da “Aemilia” abbiamo avuto il riscontro che si può, che una speranza di riscatto dalla palude che abbiamo lasciato avanzare intorno a noi esiste. A meno che le infiltrazioni abbiano già raggiunto anche le falde più profonde dei nostri animi, cambiandoci dentro, intossicando il nostro coraggio, avvelenando la nostra dignità”.

ANTIMAFIADuemila
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