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la trattativa film guzzantiFilm e dibattito sulla trattativa a Buja
di Sonia Cordella
“In consiglio regionale abbiamo presentato una mozione per esprimere solidarietà al magistrato Nino Di Matteo” esordisce Cristian Sergo, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle per il Friuli Venezia Giulia, durante l’evento organizzato dal gruppo consiliare regionale Movimento 5 stelle in collaborazione con l’associazione “Mandi dal cil”. Subito dopo la proiezione del film “La trattativa” di Sabina Guzzanti presso la Sala teatro casa gioventù di Buja in provincia di Udine, Sergo spiega sinteticamente la delicatissima situazione in cui versa il pm Di Matteo, minacciato di morte dal boss di Cosa Nostra Salvatore Riina, che in questo momento insieme ai suoi colleghi del pool di Palermo sta portando avanti il processo sulla trattativa stato-mafia. “In questi casi ci si aspetta una reazione delle istituzioni in sostegno a questi magistrati che svolgono coraggiosamente il loro lavoro” considera il consigliere “ma questo, di fatto, non accade nonostrante le continue richieste della popolazione civile e di movimenti come quello delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino. La parola passa al direttore di Antimafia Duemila Giorgio Bongiovanni che presenta la regista del film, Sabina Guzzanti, in diretta skype. “Il motivo per cui ho fatto questo film, è perchè ritengo che questo sia un argomento molto importante” rivela la Guzzanti spiegando l’importanza non soltanto di conoscere le risultanze processuali ma soprattutto i gravissimi fatti accaduti negli anni ‘92/‘93 in cui sono avvenute le stragi. Bongiovanni rivolge alla regista domande che inducono ad una riflessione sulle gravi responsabilità di ogni settore del nostro paese.

sergo pubblico

La notizia del giorno è senz’altro la sentenza di assoluzione dell'ex ministro della DC Calogero Mannino, che lo vedeva imputato nel processo celebrato con rito abbreviato sulla trattativa Stato-mafia. “Non mi aspettavo altro che l’assoluzione” risponde Sabina Guzzanti “d’altronde in Italia sono sempre tutti assolti, ma qualcuno quelle cose accadute deve pur averle fatte!” sostiene. “Da cosa dipende che i tribunali continuino ad assolvere tutti o quasi? Certamente dal fatto che la giustizia è fallace, che la magistratura è corrotta, perlomeno quanto gli altri settori della nostra società, dal fatto che non c’è una volontà politica ed è lo stesso motivo per cui Di Matteo sia così isolato”. Il direttore di Antimafia Duemila spiega al pubblico presente in sala che il ministro è stato assolto con la “classica formula dubitativa”, l’insufficienza di prove, che non esclude i fatti avvenuti ma assolve l’imputato perché non si hanno prove sufficienti per ritenerlo colpevole di aver commesso quei reati. Ma, ricorda Bongiovanni, “abbiamo anche delle sentenze di condanne che dimostrano quanto ciò che si racconta nel film - La trattativa - sia vero, come il caso di Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa”. “Il modo in cui i fatti vengono collegati nel film ricalcano un po’ la ricostruzione, almeno in parte, dell’accusa del processo” afferma la regista, “purtroppo è indiscutibile che il covo di Riina non sia stato perquisito, che Provenzano poteva essere catturato in varie circostanze e non sia stato catturato, che Ilardo sia stato assassinato mentre avrebbe potuto dire delle cose di un’importanza assoluta per la lotta contro la mafia e la massoneria deviata, che l’agenda rossa di Paolo Borsellino sia sparita, che Scarantino sia stato manipolato. Tutti questi fatti gravissimi sono avvenuti. Il fatto che il tribunale non riesca a trovare un colpevole non significa che il fatto non sia avvenuto ma questo fa sbandierare alla stampa di regime il fatto che siano tutte fandonie”. Bongiovanni evidenzia la differenza del risalto dato alle notizie. La notizia della condanna di un personaggio chiave della storia politica degli ultimi 25 anni viene pubblicata in qualche giornale in piccoli trafiletti, mentre quando viene assolto uno di questi potenti si parla e si scrive per giorni su ogni mezzo di comunicazione.

bongiovanni

“Sappiamo perfettamente che il processo sulla trattativa stato-mafia deve passare come un processo assurdo, ridicolo, dietrologico, insensato” sostiene la Guzzanti, “ecco quindi che questa assoluzione viene utilizzata per confermare tali teorie in quanto questo è un processo assai destabilizzante visto che significa ipotizzare che la seconda repubblica sia nata da un accordo con la criminalità organizzata e che da questo siano nati diversi governi. La mafia non nasce dal disagio sociale” prosegue l’artista, “la mafia deriva dalla ricchezza, sfrutta la povertà e vive di relazioni con le istituzioni, ecco perchè andare a toccare questo tasto è molto pericoloso ed ecco che si presenta quindi chiaro che in realtà chi vuole la morte del pm Nino Di Matteo non sono gli uomini di mafia che sono stati già condannati ma gli uomini di potere. Devo dirvi che ho provato più sdegno per certe forme di ipocrisia che hanno tanto successo piuttosto che per i criminali veri e propri” confessa l’attrice riflettendo sul fatto che ci troviamo ancora oggi di fronte ad “una classe dirigente che se ne infischia del diritto, della democrazia e procede con sistemi antidemocratici illegali per farsi gli affari loro senza nessuno scrupolo”. Le domande del pubblico esprimono apprezzamento per il film ma chiedono speranza, speranza per un futuro migliore. “La speranza è una cosa che costruiamo noi quando decidiamo di lottare per ciò che vogliamo” afferma la Guzzanti, “non pensando quindi che le cose non cambieranno mai ma lavorando per farle cambiare. Si combatte essendo attivi, per cambiare il mondo, senza farci condizionare dalla paura”. “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine” ricorda una signora le parole di Giovanni Falcone domandando se questa fine potrà veramente esserci. “Dobbiamo guardare le cose per come sono, per quanto siano spaventose, dobbiamo guardare in faccia la realtà avendo il coraggio di approfondire, di partecipare” risponde Sabina Guzzanti, “viviamo in un sistema economico fortemente ideologico che si presenta come un sistema di soluzioni da adottare per la salute dell’economia, quando invece l’unico risultato è l’accentramento delle ricchezze nelle mani di pochissime persone e l’impoverimento di tutta la popolazione, che non è solo economico ma è un impoverimento della democrazia, un impoverimento psichico, affettivo, relazionale. È un sistema che si presenta come definitivo, senza alternative, invece non e così, l'alternativa c'è. Questo pensiero è lo stesso che si era affermato dal ‘700 in poi fino alla prima Guerra mondiale, e poi dalla seconda Guerra mondiale fino al nazismo e ha causato disastri infiniti, e questa ideologia applicata sta producendo e produrrà disastri anche oggi. Ciò che è certo è che il cambiamento ci sarà e questa non è una speranza ma una certezza. Anche l’Impero romano è caduto. Tutto cambia. E anche questo sistema di cose cambierà”. Ora però è tempo di agire. Agire per contrastare quel potere che ci vuole sudditi di un sistema criminale. Agire per difendere coloro che in prima linea rischiano la loro vita ogni giorno. Agire perchè giustizia sia fatta”.

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Il direttore di Antimafia Duemila ricorda l’importante manifestazione che si terrà a Roma il prossimo 14 novembre che chiama la popolazione civile a manifestare in difesa del magistrato Nino Di Matteo, affinchè questo integerrimo magistrato, simbolo della nostra vera Italia, possa proseguire il suo lavoro nella ricerca della verità in sicurezza e serenità. “Malgrado l’assoluzione di Mannino, ci sarà un appello”, conclude Bongiovanni “dal troncone principale del processo trattativa stato-mafia emergono durante le udienze delle cose sconvolgenti. Ci troviamo ad assistere alle risposte di uomini dello stato, ex capi della polizia, ex ministri, segretari di stato che di fronte alle domande del procuratore Teresi, del pubblico ministero Di Matteo, o Del Bene, o Tartaglia, appaiono come pagliacci con i loro “non ricordo”, “non lo so”, “forse c’ero ma …”. Sono queste le persone che negli anni ‘90 mentre venivano commesse le stragi avevano in mano la nazione, governavano il nostro paese, allora io credo che queste sono le cose che tutti gli italiani dovrebbero ascoltare e vedere, a prescindere da condanne o assoluzioni”.

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