di Stefano Pagliarini
Gratteri era già stato relatore di diversi convegni ad Ancona incentrati sul tema delle mafie e della legalità insieme all’avvocato anconetano Laura Versace, che ha avuto modo di analizzare i fenomeni mafiosi in Calabria.
«Le mafie nel Centro Italia ci sono e vengono per riciclare e vendere la cocaina. Il problema esiste e non bisogna cullarsi sugli allori solo perché non ci sono i morti a terra o gli spari alle serrande perché questi avvengono solo quando saltano gli equilibri o non ci si spartisce bene la torta». A dirlo è Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto di Reggio Calabria in visita segreta ad Ancona nel fine settimana, che ha scelto di rilasciare un’intervista esclusiva a noi di Ancona Today sulla presenza delle mafie nelle Marche e nel Centro Italia. E' proprio il super pm con esperienza nella DDA a mettere in guardia su come l’assenza di clamore e di fatti di sangue su un territorio non significhi assenza di criminalità organizzata, anzi, paradossalmente potrebbe essere il sintomo di come gli affari della malavita proseguano senza intoppi. Eppure nella nostra regione qualche segnale di deterioramento c’è stato nel 2015. Ad esempio i danneggiamenti a ristoranti e alle strutture balneari sul litorale tra Porto Recanati e San Benedetto del Tronto, dove gli inquirenti hanno evidenziato pressioni estorsive volte alla cessione delle attività. Dunque le mafie verrebbero ad investire nelle Marche? «Certo che le mafie investono - prosegue Gratteri - Questi locali che hanno subito vessazioni e intimidazioni non devono isolarsi, devono avvicinarsi ad associazioni antiracket e antimafia in modo tale da tenere alta l’attenzione. Paradossalmente dovrebbero rendere pubblico quanto accade loro, così da sensibilizzare l’opinione pubblica che, si spera, non lasci sole queste persone. Così i mafiosi desistono dal loro intento per il troppo clamore. Va detto che non posso dire con certezza che nelle Marche le mafie investano perché non ho mai avuto indagini in questo territorio, però presumo che ci siano delle arre e delle situazioni per cui si debba stare molto attenti».
Ma in una regione tutto sommato "tranquilla" come le Marche, è possibile per il cittadino identificare qualcuno che abbia a che fare con cosche mafiose? «Certo - risponde Gratteri, che prosegue - Ci si accorge quando si vede qualcuno con molti soldi, con grandi disponibilità di contanti, quando arriva uno con l’idea di comprare una fabbrica, un ristorante o un albergo con soldi contanti e sottobanco, offrendo grandi liquidità». Ma come è noto le associazioni mafiose, oltre a riciclare il denaro, sono molto attratte dalle grandi opere. E allora cantieri come la “Quadrilatero”, la “Fano - Grosseto” e lo stesso porto di Ancona possono interessare alle mafie e all’Ndrangheta? «Queste sono opere attrattive al 100%, ma solo gli investigatori del territorio possono sapere quanto queste opere siano a rischio. Negli anni si è visto soprattutto come le mafie siano attratte dai subappalti, al punto da poter cominciare a capire qualcosa controllando chi guida il camion che entra nel cantiere, per arrivare poi a conoscere l’ipotetica famiglia mafiosa che c’è dietro».
Tratto da: anconatoday.it