di Savino Percoco e Claudio Altini
Venerdì 2 ottobre le Agende Rosse della Prov. di Bari e l'Associazione antimafie Rita Atria-Presidio di Bari hanno protocollato un'urgentissima richiesta di Odg al Consiglio regionale pugliese, in merito alla solidarietà al pm Antonino Di Matteo, gli uomini delle sua scorta e magistrati antimafia, ritenendo debole la sottoscrizione dei capigruppo approvata nella seduta del 29 Settembre. In quest’ultima non sono state discusse le nostre proposte di vicinanza al pm della trattativa, ma soprattutto non si è dato il giusto peso d’urgenza ad una situazione, a nostro parere, gravissima e analoga se non peggiore all’atmosfera stragista dell’92.
Chiediamo quindi, a tutti i parlamentari di via Capruzzi di esprimere un voto favorevole di solidarietà al pm Di Matteo attraverso azioni concrete e di lotta alla mafia, come l'affissione di uno striscione sul balcone dell’edificio consiliare; una missiva istituzionale da rendere pubblica e indirizzata allo stesso Di Matteo, al Csm, al Presidenza del Consiglio, al Presidente della Repubblica e al Ministro dell’interno; la massima diffusione mediatica dei pericoli di morte riscontrati dal pm, mediante attinente banner ipertestuale sulla home page istituzionale della Regione Puglia ed i vari canali divulgativi dell’ente; la partecipazione istituzionale alla manifestazione nazionale di solidarietà al pm Di Matteo in programma a Roma il 14 novembre 2015. Consideriamo non solo opportuna, ma necessaria una chiara posizione della Regione Puglia a questo Odg, affinchè la vicinanza non si fermi alle sole parole ma si traduca in gesti concreti contro le mafie, manifestando anche un invito ai vertici nazionali che tutt’oggi, per ignote ragioni, non nominano mai il nome di Di Matteo.
Antonino Di Matteo è il pm che indaga nel processo sulla trattativa che lo Stato ha condotto con la mafia e che se troverà una fine senza prescrizione, potrebbe cambiare la storia del belpaese.
Come molti magistrati e tutte le forze che lottano contro il crimine organizzato ha spesso ricevuto minacce di morte, ma dal 2012 dopo le pluri condanne a morte di Totò Riina, è divenuto l’uomo più a rischio vita d’Italia. Il capo dei capi di cosa nostra, infatti, intercettato dal carcere di Opera nelle ore d’aria con il boss della SCU Alberto Lorusso, ha più volte ordinato l’esecuzione stragista contro il pm ( “Io dissi che lo faccio finire peggio del giudice Falcone”).
Inoltre, dalle testimonianze dell’ex boss dell’acquasanta Vito Galatolo sarebbero emersi una serie di piani finalizzati all’uccisione del PM Antonino Di Matteo e ordinati dal reggente di “cosa nostra” Matteo Messina Denaro che in un pizzino avrebbe motivato le ragioni con le parole “perché mi hanno detto che si è spinto troppo oltre". Lo stesso, poi confermato anche dai poi dai pentiti Antonino Zarcone, Carmelo D'Amico e, nell’ultima settimana, da Francesco Chiarello, afferma di aver personalmente impegnato la quota di 360 mila euro per l’acquisto di 200 kg di tritolo, probabilmente custoditi nel palermitano in nascondiglio sicuro dal boss latitante Vincenzo Graziano.
Galatolo, ha anche rivelato che Matteo Messina Denaro avrebbe messo a disposizione un artificiere: “Avevamo l’ordine che non dovevamo presentarci con questa persona e questo ci stupiva: capimmo che era esterna a Cosa nostra e che poteva essere qualcuno dello Stato che era interessato a fare questa strage. Serviva a far capire a tutti che la mafia era ancora viva”.
Infine, durante una recente presentazione del suo libro, un commosso Di Matteo, ha detto di avere “una brutta sensazione”, ma adesso non vuole approfondire quell’espressione.
Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, assassinato nella strage di via D’Amelio, ci invita ad essere “la scorta civica dei magistrati vivi”, mentre Giovanni Falcone diceva che “si muore quando si viene lasciati soli”. Abbiamo quindi il dovere civico e morale di generare rete protettiva attorno un uomo che sta rischiando la sua vita per rendere un futuro migliore a noi e i nostri posteri.
Se lo Stato tace, noi invece dobbiamo agire e sollecitarlo a schierarsi contro il cancro del nostro Paese,
Savino Percoco, Coordinatore Agende Rosse, Prov. di Bari – Gruppo Giuseppe Di Matteo
Claudio Altini, Referente Associazione Antimafie Rita Atria – Presidio di Bari
Al Presidente del Consiglio Regione Puglia, Loizzo Mario
Al Governatore della Regione Puglia, Emiliano Michele
Al Presidente del gruppo consiliare Emiliano Sindaco di Puglia, Zinni Sabino
Al Presidente del gruppo consiliare FI, Caroppo Andrea
Al Presidente del gruppo consiliare La Puglia con Emiliano, Pellegrino Paolo
Al Presidente del gruppo consiliare M5S, Laricchia Antonella
Al Presidente del gruppo consiliare Movimento Schittulli – Area Popolare, De Leonardis Giovanni
Al Presidente del gruppo consiliare Noi a sinistra per la Puglia, Minervini Guglielmo
Al Presidente del gruppo consiliare Oltre con Fitto, Zullo Ignazio
Al Presidente del gruppo consiliare PD, Mazzarano Michele
Al Presidente del gruppo consiliare Popolari, Cera napoleone
Oggetto: Solidarietà al pool antimafia, al PM Antonino Di Matteo e gli uomini della sua scorta.
Le associazioni Le Agende Rosse della Provincia di Bari (Gruppo Giuseppe Di Matteo) e Associazione Antimafie Rita Atria - Presidio di Bari,
CONSIDERATE
1. Le anonime pluri intimidazioni subite dai magistrati impegnati nel Processo sulla Trattativa Stato-Mafia (Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Antonino Di Matteo), da Roberto Scarpinato e dal pool antimafia in generale;
2. Il grave ordine di morte indirizzato al Pubblico Ministero Antonio DI Matteo, intercettato a Salvatore Riina, durante l’ora d’aria col boss della SCU Alberto Lorusso, nonché ergastolano detenuto a regime 41bis, e tutt’oggi da più parti considerato capo di “cosa nostra”,.
Intercettazione del 26 ottobre 2013:
· “Questo pubblico ministero di questo processo, che mi sta facendo uscire pazzo, come non ti verrei ad ammazzare a te, come non te la farei venire a pescare, a prendere tonni. Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono. Ancora ci insisti? Minchia.... perchè me lo sono tolto il vizio? Me lo toglierei il vizio? Inizierei domani mattina”;
· “Organizziamola questa cosa (mimando con la mano il gesto di fare presto), "facciamola grossa e non ne parliamo più. Si devono preoccupare, nonostante questo mucchio di persone: il botto viene ancora più bello... più grosso. Mi guarda Di Matteo, con gli occhi puntati, ma a me non mi intimorisce".
Intercettazione del 14 novembre 2013:
· “Questo Di Matteo non ce lo possiamo dimenticare. Corleone non dimentica”;
· “Tanto sempre al processo deve venire“. In risposta alla richiesta del mafioso pugliese sulle modalità di eliminazione del pm Di Matteo se scortato in località riservata,
Intercettazione del 16 novembre 2013:
· “Io dissi che lo faccio finire peggio del giudice Falcone”;
· “Qua c’è di fare tremare i muri. E allora organizziamola questa cosa. Facciamola grossa e non ne parliamo più”;
· “Perché questo Di Matteo non se ne va, ci hanno chiesto di rinforzare, gli hanno rinforzato la scorta. E allora se fosse possibile ad ucciderlo, un’esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo”.
3. Le preoccupanti testimonianze di alcuni bambini di un circolo tennis di Palermo saltuariamente frequentato da Nino Di Matteo, relative a misteriosi uomini armati con fucili di precisione, presenti all’ingresso secondario del TC 2.
4. L’incredibile ritardo alla disposizione del ”bomb jammer”, congegno elettronico capace di neutralizzare le frequenze dei telecomandi a distanza e impedire stragi come quelle avvenute nel ’92 a Capaci e via D’Amelio. Strumento solo da poco attivo, nonostante le assicurazioni del
Ministro dell’interno Angelino Alfano che nel dicembre 2013, rispondendo ad una domanda del vice direttore di AntimafiaDuemila Lorenzo Baldo, affermava “Il bomb jammer per Di Matteo? E’ già stato messo a disposizione”.
5. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia ed ex boss dell’acquasanta Vito Galatolo riguardo una serie di piani finalizzati all’uccisione del PM Antonino Di Matteo e ordinati dal reggente di “cosa nostra” Matteo Messina Denaro che testualmente scrive, “perché mi hanno detto che si è spinto troppo oltre";
Lo stesso, afferma di aver personalmente impegnato la quota di 360 mila euro per il su detto piano di morte e specifica un carico di 200 kg di tritolo presenti nel territorio palermitano, acquistati dalla ’ndrangheta e destinati all’assassinio del pubblico ministero;
6. Testimonianze avvalorate e confermate dai recenti collaboratori di giustizia Antonino Zarcone, Carmelo D'Amico e proprio in questi giorni anche dall'ex boss di Borgo Vecchio Francesco Chiarello. Quest’ultimo, afferma di esserne giunto a conoscenza attraverso il figlio del boss dell'Acquasanta Vincenzo Graziano, secondo Vito Galatolo, l'uomo incaricato alla custodia dell’esplosivo
7. La sorprendente bocciatura del pm Di Matteo alla Procura Nazionale Antimafia, nonostante gli alti requisiti posseduti e che tanto ricorda alcune similitudini di accaduti negli anni ’90 con Falcone e Borsellino. Il tutto, nonostante il pm condannato a morte si ritrovi anche escluso da nuove indagini sul crimine organizzato, in quanto non più membro Dda.
8. Il tombale silenzio da parte dei più alti vertici istituzionali, ovvero il Presidente della Repubblica Sergio Matterella oggi e Giorgio Napolitano prima, il Premier Matteo Renzi, ecc.
9. Che le Istituzioni in primo luogo e tutta la società civile devono fare cerchio attorno la figura di un uomo che serve lo Stato con reale spirito di servizio mettendo a repentaglio la sua stessa vita per affermare i principi di giustizia e legalità. Valori alla base della convivenza civile e democratica;
10. L’affermazione di Giovanni Falcone: “La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.
CHIEDE
1. Di presentare al Consiglio Regionale di Puglia, un urgente O.d.g sulla base di quanto specificato, emulando l’alto senso civico evidenziato il 23.12.2014 a Cassano Murge e il 06.03.2015 a Turi, affinché il gesto possa estendersi e prendere quota a cominciare dai piccoli Comuni fino alle più alte Istituzioni per rompere il muro di silenzio e omertà dietro al quale la mafia accresce le proprie complicità ed il proprio potere.
2. Di approvare le seguenti richieste proposte dall’Associazione Le Agende Rosse presieduta ai vertici nazionali dall’autorevole Salvatore Borsellino, fratello del magistrato assassinato con gli uomini della sua scorta il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio e dall’associazione antimafie Rita Atria.
3. Affissione di uno striscione (3x2) sul balcone dell’edificio consiliare di via Capruzzi che evidenzi la vicinanza della Regione Puglia al pm Antonino Di Matteo e raffigurante il suo volto e una slogan attinente al tema in oggetto, (Riteniamo opportuno e nobile che i costi grafici non siano detratti dai fondi pubblici, ma dai compensi dei singoli consiglieri come già avvenuto in alcuni Comuni);
4. L’invio di una missiva istituzionale attinente al tema in oggetto, come espressione di solidarietà della Regione Puglia e indirizzata alla Procura della Repubblica del tribunale di Palermo e all’attenzione del Dott. Di Matteo, al Csm, al Presidenza del Consiglio e al Presidente della Repubblica e al Ministro dell’interno, rendendo pubblico il quanto;
5. La massima diffusione mediatica della solidarietà e della situazione legata ai pericoli vita che quotidianamente subisce il pm Di Matteo, attraverso un banner ipertestuale (aggiornamenti legati alle novità sui fattori che minano la vita del pm del processo trattativa) nella home page istituzionale della regione Puglia, raffigurante l’immagine dello su citato striscione, e in tutti gli eventuali canali mediatici in possesso all’ente regionale.
6. La partecipazione istituzionale della Regione Puglia alla manifestazione nazionale di solidarietà al pm Antonino Di Matteo in programma a Roma il 14 novembre 2015, e con l’eventuale esposizione pubblica del su citato striscione.
Aggiungiamo inoltre, la nostra diponibilità gratuita per la stesura di eventuali testi attinenti all’ipertestualità web richiesta e alla realizzazione grafica del banner e dello striscione
Li, 02/10/2015
Savino Percoco, Coordinatore Agende Rosse, Prov. di Bari – Gruppo Giuseppe Di Matteo
Claudio Altini, Referente Associazione Antimafie Rita Atria – Presidio di Bari
(3 ottobre 2015)
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