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di matteo scorta2di Savino Percoco
In un Paese normale un pm condannato a morte dal capo di cosa nostra, riceverebbe le massime tutele da parte dello Stato. Ma siamo in Italia, dove neanche le rivelazioni di più collaboratori di giustizia, su 150 kg di tritolo pronti per assassinare Antonino Di Matteo, scuotono le attenzioni delle più alte cariche governative.
Le recenti deposizioni dell’ex boss di Borgo vecchio, Francesco Chiarello, hanno ulteriormente aggravato il pericolo di attentato alla vita del pm che indaga sulla trattativa, mobilitando cittadini che in pochissimo tempo hanno creato un apposito gruppo facebook, che in breve tempo ha raggiunto 3000 registrazioni.
Le stesse preoccupazioni in Puglia hanno allarmato il Movimento Agende Rosse (G. Di Matteo) e il gruppo consiliare del M5S, che sinergicamente hanno dato vita ad un Odg di solidarietà al magistrato che richiedeva l’affissione di uno striscione sul balcone del palazzo governativo, una missiva istituzionale di sostegno e l’impegno dell’ente alla divulgazione mediatica dei pericoli stragisti.
Considerata l’imminente seduta consiliare convocata per ieri e appellandosi ai diritti dell’art. 33 del Regolamento interno del Consiglio Regionale, che prevede la possibilità di aggiungere ulteriori punti di discussione entro 5 minuti dall’inizio dei lavori in aula per ragioni di urgenza, già lunedì la richiesta era stata regolarmente protocollata.

Le stesse preoccupazioni però, non hanno raggiunto la sensibilità del Presidente del Consiglio regionale pugliese Mario Loizzo (PD) che secondo le testimonianze postate su fb dalla Consigliera Viviana Guarini, avrebbe liquidato tutto, ritenendo il caso non abbastanza urgente per la discussione in aula e aggiungendo che “Nino Di Matteo non rischia niente, e ci sono persone più di lui che rischiano tutti i giorni”.
La portavoce pentastellata sostenuta da tutto il suo gruppo consiliare, riappellandosi all’art. 33, all’avvio dei lavori ha immediatamente ribadito le ragioni di urgenza che minano la vita del pm Antonino Di Matteo, chiedendo a Loizzo di rispettare il regolamento interno e permettere al Consiglio di votare l’accettazione alla discussione dell’Odg da egli escluso. Posizione sostenuta a gran voce anche da Laricchia, Barone, Conca, Bozzetti, Galante, Casilli e Di Bari che chiedevano la lettura del regolamento in aula e troncati dalle seguenti affermazioni del Presidente del Consiglio “io penso che non sia necessario, che quello vale soltanto per l’urgenza, nelle sedi di legge, però se ritenete che dobbiamo metterlo per alzata di mano, ma in non lo ritengo necessario… non lo ritengo necessario e procedo”.
Loizzo - con toni a mio parere eccessivi e irrispettosi, se consideriamo che di mezzo c’era un uomo che rischia la propria vita per servire lo Stato - non consente la votazione e “procede”, restando dello stesso parere anche quando Congedo (Oltre con Fitto) in virtù del buonsenso civico, chiede di rivedere la sua posizione.
Infine, a seduta ormai avanzata, come proposto dallo stesso Presidente del Consiglio viene approvata una sottoscrizione dei capigruppo che esprime solidarietà al pm Di Matteo ai magistrati antimafia, agli agenti di polizia e alle forze dell’ordine, con l’impegno di studiare la possibilità di una apposita commissione consiliare antimafia.
Sostanzialmente è stata approvata una generale posizione di solidarietà che di fatto cancella tutti gli impegni proposti all’ente regionale da parte delle Agende Rosse e del M5S.
Analizzando gli accaduti e fermo restando che Loizzo ha più volte ribadito il concetto di essere solidale ai magistrati, mostrandosi però contrario all’urgenza e alle proposte richieste, è opportuno ricordare che a fine dicembre 2014 il Sindaco di Cassano Murge (BA) anch’egli del PD in analoghe situazioni mostrò forte comprensione e sensibilità alla vicenda Di Matteo.
Sempre con Odg di urgenza, in pochissimi giorni l’aula approvò la richiesta: tutt’oggi uno striscione contro le mafie è ben esposto dal balcone di Piazza Moro.
Quello che non si comprende è la ragione della barriera innalzata dalle Istituzioni contro la difesa di un servitore dello Stato. Anche alla luce della solidarietà espressa su fb dal Governatore Emiliano nei confronti del suo collega, ci appariva scontato un parere unanime da parte di tutte le forze politiche, mentre lo stesso Presidente è rimasto silente in aula.
Cosa impedisce a Premier e Quirinale di nominare Di Matteo e schierarsi dalla sua parte, cosa frena la Regione Puglia nell’approvare piccoli impegni di solidarietà e allo stesso tempo di lotta alle mafie, perchè bisogna sempre aspettare e rimandare a domani ciò che si potrebbe fare oggi?
Cosa accadrebbe se un attentato di proporzioni spaventose dovesse riempire odierne pagine di giornali?
Ci si appella sempre a qualche ragione che poco regge innanzi al rischio di vita di un essere umano. Oggi il problema è l’interpretazione del regolamento, in passato strane verifiche per eventuali danni sanitari per assegnare a Di Matteo un bomb jammer già collaudato dalle case produttrici, giri di parole, prese di tempo… ma allora domando allo Stato tutto: Di Matteo lo volete salvare o no?

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