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piovra nord italia“Perchè noi non possiamo mai cambiare”
di Massimo Brugnoli
“Non esiste per chi è ‘ndranghetista un diverso dalla Calabria: tutto il mondo è diviso in ciò che è Calabria e ciò che lo diventerà”
(Intercettazione tratta dall’inchiesta “Infinito” del 2010)

Sin dagli anni ‘60 il territorio tra Milano e la Svizzera (Brianza e province di Como, Lecco e Varese) è, in assoluto, uno dei più penetrati dalle mafie e soprattutto dalla ‘ndrangheta.

Alle prime grandi operazioni giudiziarie degli anni ’90 (Wall Street, Count Down, Fiori della Notte di S. Vito), che misero in luce la figura del boss lecchese Franco Coco Trovato (ora sepolto in carcere da una raffica di ergastoli) ha fatto seguito un lungo periodo di silenzio e riorganizzazione. Bruscamente interrotto, il 13 luglio 2010, dall’arresto di oltre 300  persone nell’ambito dell’inchiesta “Crimine-Infinito”, nata dalla collaborazione fra le DDA di Milano e di Reggio Calabria.
Inchiesta  che ha evidenziato addirittura il tentativo delle ‘ndrine lombarde di ottenere l’indipendenza dalla Casa Madre (prontamente soffocato nel sangue con l’omicidio del boss “secessionista” Carmelo Novella), e che ha originato una raffica di inchieste che hanno riguardato il territorio di Como, Lecco e Monza: le ultime in ordine di tempo sono le operazioni “Metastasi”, “Arcobaleno” e “Insubria”.

Quest’ultima, in particolare, ha visto lo scorso maggio le condanne in primo grado di tutti e 35 gli imputati (di cui 20 comaschi), e ha confermato l’esistenza e la piena attività della ‘ndrangheta nelle locali di Fino Mornasco, Cermenate e Calolziocorte (che si aggiungono a quelle di Erba, Mariano Comense e ad altre già note).
Le stesse che già negli anni ’90 erano state al centro dei processi “Count Down” e “Fiori di S.Vito”, tanto che proprio Fino era già stata definita “fulgido esempio di comunità mafiosa al Nord Italia” (sentenza del Tribunale di Milano 2991/97), anche per i collegamenti tra  criminalità organizzata e pubblica amministrazione.

Il quadro che emerge è allarmante e, una volta di più, evidenzia il controllo mafioso del territorio comasco. Estorsioni, incendi, spari, minacce con proiettili, lettere minatorie: oltre 400 attentati avvenuti nella provincia lariana dal 2008 al 2013. Episodi che, secondo gli inquirenti, “per frequenza, tipologia, scelta delle vittime sembrano ricondurre a un sistema di rapporti e di risoluzione dei conflitti tipico delle associazioni di stampo mafioso”.

E come in ogni sistema mafioso che si rispetti sono determinanti i rapporti con la politica.
Dall’operazione “Metastasi” è emerso come il clan di Coco Trovato sia ancora pienamente attivo, e abbia solidi agganci con le istituzioni. La figura chiave sarebbe Ernesto Palermo, consigliere comunale a Lecco dal 2010, eletto nel PD e poi passato al Gruppo Misto. Arrestato nel 2014, è stato condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi per associazione a delinquere. Attraverso di lui, la famiglia Coco Trovato (ora guidata dal fratello di Franco, Mario) avrebbe cercato di ottenere l’importante concessione relativa al lido di Parè da parte del comune di Valmadrera (vicinissimo a Lecco), coinvolgendo direttamente il sindaco del comune lombardo, Marco Rusconi. Il quale dopo varie vicende negava la concessione, ma verrà comunque indagato per corruzione e turbativa d’asta.

E anche il comune di Fino Mornasco finisce di nuovo nell’occhio del ciclone. A fine 2014 se ne valuta addirittura lo scioglimento per mafia (dopo Sedriano, nel milanese, sarebbe il secondo caso in Lombardia), in seguito ai contatti emersi fra l’allora presidente del consiglio comunale, Luca Cairoli, e personaggi molto vicini all’Ndrangheta a cui il politico avrebbe chiesto sostegno elettorale (Cairoli, non indagato, in seguito alla vicenda ha rassegnato le dimissioni, affermando di non aver mai sospettato che i suoi interlocutori fossero uomini d’onore).

Anche nel profondo Nord, quindi, nulla sembra essere cambiato rispetto a vent’anni fa. Anzi.
Come ha affermato Michelangelo Chindamo, ritenuto capo della locale di Fino Mornasco, intercettato nel corso dell’operazione “Insubria”: “La musica può cambiare, ma per il resto siamo sempre noi, non è che cambia. Noi non possiamo mai cambiare”

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