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di Agende Rosse "Paolo Borsellino" Palermo - 29 luglio 2015

Il 28 Luglio nella libreria Tante Storie di Giuseppe Castronovo a Palermo si è svolta, in collaborazione con le AGENDE ROSSE, la presentazione e lettura con Salvatore Borsellino del nuovo libro per bambini dai sette anni di Francesco D’Adamo GRANDISSIMI “FALCONE E BORSELLINO” Paladini della giustizia Edizioni EL.
Non era purtroppo presente l’autore del libro che ha mandato una lettera e nel ringraziare Salvatore Borsellino e le Agende Rosse ha aggiunto: “Ho provato a raccontargli la storia di due uomini buoni e giusti che combattono per difendere la giustizia e la libertà e che diventano degli eroi come i Paladini di Carlo Magno, quelli che nel buio del teatrino dei pupi prendono a piattonate i malvagi e non hanno paura di nessuno; ho provato a raccontargli che sono diventati eroi non perché avessero i superpoteri ma perché credevano che la cosa più importante per ognuno di noi sia fare il proprio dovere e loro l’hanno fatto, sempre; ho provato a raccontargli che a volte può bastare questo, fare il proprio dovere, per diventare non necessariamente degli eroi, ma dei cittadini onesti e per bene che è altrettanto importante.”

Giuseppe Castronovo ha sottolineato l’importanza della lettura per i bambini per sviluppare in loro quella naturale curiosità che gli permetta di diventare cittadini consapevoli ed è questo l’obbiettivo che si è prefissato come fondante della sua attività di libraio.
Salvatore Borsellino, che ha ricevuto in dono da Francesca Picone, del Teatro Ditirammu, una miniatura del cartellone del cantastorie A BARUNISSA RI CARINI, ha ribadito che non può esserci futuro senza memoria e che ha molto apprezzato il libro in quanto ottimo strumento di lettura per avviare i bambini alla memoria storica.
“Mio nipote ha identificato Paolo e Giovanni come dei supereroi e ha elaborato a suo modo la frase "Non li avete uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe" e in via D’Amelio ad un poliziotto che ci ha aiutato ad organizzare quest’ anno il 19 luglio gli controllava se avesse le gambe sufficientemente robuste per portare in giro le idee di Paolo.”
All’incontro era presente anche la coordinatrice del gruppo “Paolo Borsellino” di Palermo Rosaria Melilli che come docente ha invitato i colleghi della scuola primaria ad adoperare il libro di Francesco D’Adamo per avviare gli alunni ad acquisire una coscienza civica e diventare cittadini consapevoli.
All’evento hanno partecipato attenti piccoli lettori incuriositi dai racconti di Salvatore Borsellino e uno di loro gli ha chiesto di spiegargli il significato della sua frase “Non si può scappare dalle cose che non ci piacciono: io ci ho provato, ma invano. Non tutti possono morire per lo Stato, ma possono almeno lottare”
Il messaggio che Salvatore Borsellino vuole con fermezza trasmettere ai giovani è un messaggio di responsabilità civile, etica ed esistenziale. Un appello alla resistenza, alla ricerca della verità e al perseguimento della giustizia. “Fate come mio fratello, non fate come me che sono scappato dalla mia terra: rimanete, resistete e riconquistatela perché è vostra e nessuno ve la deve portare via”.
A chiusura della serata c’è poi stato un piccolo aperitivo, offerto in solidarietà a Salvatore Borsellino ed alle Agende Rosse offerto dal ristorante argentino “Madreselva”, a cui hanno preso parte gli ospiti. 



La lettera integrale di Francesco D’Adamo

Buonasera a tutte e a tutti,
mi dispiace veramente non essere con voi in questa occasione, mi spiace non avere l’onore di conoscere Salvatore Borsellino e i ragazzi delle Agende Rosse. Ma ci  saranno altre occasioni, spero.
Vorrei dirvi ugualmente due parole per esservi comunque vicino e per provare a comunicarvi l’emozione che ho provato nello scrivere questo libro.
Quando la casa editrice EL mi ha chiesto la disponibilità a raccontare ai bambini la storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ho risposto subito di sì.
Perché è una di quelle storie che mi appartengono, che fanno parte della mia formazione e della mia cultura, è una di quelle vicende con cui sono cresciuto: mi ricordo in quegli anni le notizie che arrivavano da Palermo quasi ogni giorno, la gioia che suscitavano, la speranza in un cambiamento che finalmente sembrava possibile, l’orgoglio che tutti sentivamo per una città che trovava il coraggio di rialzare la testa- ed era l’Italia intera che rialzava la testa; e poi l’orrore e lo sgomento per l’interminabile sequenza di attentati e di morti, quelle lamiere contorte, quei cadaveri ricoperti da un telo insanguinato, quelle voragini in mezzo alla strada, la carneficina che uno dopo l’altro eliminava i protagonisti di quel cambiamento.
E mi ricordo la rabbia perché li avevano lasciati soli, era evidente, lo capivamo tutti ma non sapevamo darci una spiegazione o- se ce la davamo- sembrava una spiegazione inaccettabile.
Mi ricordo ancora cosa ho provato la prima volta che ho sostato allo svincolo di Capaci, sotto la stele, la prima volta che sono andato in via d’Amelio.
Poi, accettato l’incarico, ho pensato: e adesso come faccio? In che guaio mi sono andato a cacciare?
Come faccio a raccontare a dei bambini una storia così, una storia in cui sembra che vengano sconfitti i buoni, quelli che rappresentano la legge e la giustizia, e invece trionfino i cattivi? Questi hanno appena finito di leggere le favole e pensano giustamente che alla fine tutti debbano vivere felici e contenti.
Coraggio, mi sono detto.
Allora ho provato a raccontargli la storia di due uomini buoni e giusti che combattono per difendere la giustizia e la libertà e che diventano degli eroi come i Paladini di Carlo Magno, quelli che nel buio del teatrino dei pupi prendono a piattonate i malvagi e non hanno paura di nessuno; ho provato a raccontargli che sono diventati eroi non perché avessero i superpoteri ma perché credevano che la cosa più importante per ognuno di noi sia fare il proprio dovere- e loro l’hanno fatto, sempre; ho provato a raccontargli che a volte può bastare questo, fare il proprio dovere, per diventare non necessariamente degli eroi, ma dei cittadini onesti e per bene- che è altrettanto importante.
Li hanno uccisi ma anche i Paladini di Carlo Magno vengono uccisi, no?  Succede, nella realtà come nelle storie.
Nei miei romanzi da sempre provo a raccontare ai ragazzi, a quelli che io chiamo degli adulti con qualche anno meno di noi, le storie difficili del mondo nel quale viviamo e nel quale vivranno.
La storia del piccolo schiavo Iqbal Masih; la storia di Ismael che ha attraversato il mare- una storia che si ripete da anni, tutti i giorni; le storie di quelli che nascono dalla parte sbagliata del mondo o delle nostre opulente società; le storie dei ragazzi delle periferie dove avere tredici anni può essere complicato e dove può essere complicato anche capire cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Gliele racconto con la convinzione che di storie così ci sia un gran bisogno e che ci sia un gran bisogno di memoria, perché dimentichiamo troppo in fretta, e dimenticare le storie come quella di Falcone e Borsellino, come quelle di chi andò in montagna, come quelle di chi ogni giorno combatte per un mondo migliore, significa perdere tutto, l’identità, la democrazia, la libertà.
Ho visto con sgomento che pochi giorni fa, in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio, le piazze di Palermo non erano piene- e le piazze delle altre città italiane erano vuote. Lo sappiamo: siamo stanchi, disillusi, sfiduciati, smemorati.
E allora è ancora più urgente andare a raccontare le storie a loro, a quegli adulti con qualche anno meno di noi- come fanno Ignazio il cantastorie e Rosalia, l’asina sapiente-  nella speranza che crescano più bravi e più furbi di noi e riescano davvero a costruire una società libera e giusta.
Non vedo altre strade. Io ci conto.
Un affettuoso saluto a tutte e a tutti.


L’incontro di ieri, 28 Luglio 2015, in un caldo pomeriggio d’estate, doveva servire a dare a questa città un livello di qualità, di vicinanza e solidarietà, ad un uomo come Salvatore Borsellino, di cui, con grande rispetto ed emozione parlo.
Ringraziando le persone che hanno partecipato ieri in libreria, purtroppo rimango un pò deluso per tutti coloro che, malgrado le informazioni ricevute, come e-mail personali, invito sulla pagina facebook della libreria, due siti che si occupano di eventi per bambini a Palermo, il Giornale di Sicilia e non ultimo direi l’appuntamento pubblicato da Repubblica, mi chiedo dov’erano?
La Palermo che desidero, i bambini che stanno crescendo e che diventeranno adulti domani, non è sicuramente questa!
Da 7 anni, Tantestorie è nata con un progetto diverso, che non è solo vendere libri, ma essere un punto di riferimento di qualità per crescere futuri lettori, bambini consapevoli, amati da genitori che dedicano il loro tempo ai figli leggendogli fiabe, storie e anche un percorso di crescita guidato, spiegandogli anche ad una certa età, che di libri su persone come Falcone e Borsellino, si debba parlare e raccontare.
Le storie, le idee ed ideali di una vita finita come la loro, va gridata con tutta la libertà che ogni cittadino sano ed onesto, ha il diritto di fare.
Comunque, per concludere, per tutti quelli che non erano presenti, hanno perso un pomeriggio stupendo di racconti di vita, un pezzo di storia palermitana di bambini cresciuti bene, come Paolo e Giovanni.
Un racconto commosso, dai tratti epici e cavallereschi, ma squisitamente sinceri, veri, come lo erano entrambi.
Oggi, mi sento un uomo più felice, l’incontro di ieri con Salvatore Borsellino, mi ha dato ulteriori aiuti, spunti, riflessioni, su ciò che è stato fatto e su tanto altro che bisogna continuare a fare.
Tantestorie, La Casa di Paolo, Via D’Amelio, Capaci e se vogliamo, tutte le case dei palermitani, possono e devono essere luoghi, in cui deve crescere una cultura diversa e migliore.
Mi auguro veramente, per citare la famosa frase, che “Un giorno questa terra sarà bellissima”
I bambini presenti ieri lo hanno confermato!
Sentitamente
Giuseppe Castronovo

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