da addiopizzo.org - 21 luglio 2015
Molti non hanno avuto la fortuna di conoscere una delle persone migliori che abbia avuto la nostra città. Alcuni, invece, hanno avuto l’onore di frequentarlo e di fare un percorso di lavoro prima, e amicizia dopo, che ha stimolato una crescita e maturazione sana e gioiosa.
Mario era e rimarrà sempre un uomo come ce ne sono pochi in questa terra, raro e prezioso, che mordeva la vita con la voracità di un ragazzo e con la calma e saggezza di un anziano. A Mario dobbiamo molto come Addiopizzo, per la legittimazione e il ruolo che ci ha sempre riconosciuto e difeso. A Mario abbiamo dedicato e intitolato la nostra sede di via Lincoln n.131.
Il 21 luglio ricorre il quinto anniversario della sua scomparsa.
Per chi non sapesse chi era Mario, alleghiamo in calce la lettera che egli scrisse in occasione di un evento che avevamo organizzato insieme dopo gli arresti, effettuati da lui e dai suoi uomini, di Raccuglia e Nicchi. Lettera che disgraziatamente e per quello di tragico che poi è successo, non ha mai potuto leggere con la sua voce.
LA LETTERA AI SUOI UOMINI
“Sono costretto a chiedervi dieci minuti di attenzione con la promessa che poi tornerò ad essere silenzioso anche se presente. Faccio questo lavoro da 19 anni, come ciascuno di voi in questa stanza conosco il dolore e le paure di chi fa questo mestiere. Innanzitutto la fatica. Ricordo solo per un attimo lo smarrimento e al tempo stesso l’eccitazione di quando mi allontanai per sempre dalla sezione omicidi della squadra mobile di Napoli, accadeva nel 2002. Ricordo i miei compagni di allora e sono aggrappato al ricordo di quei compagni che con questo lavoro hanno perso la vita. Il mio pensiero va in particolare al mio amico Gennaro. Voi sapete cosa significa essere legati ad un collega e cosa significa perderlo. Lasciare Napoli per me ha significato lasciare un universo di affetti e di legami. Quando sono arrivato a Palermo ho avuto l’onore di essere destinato alla squadra mobile. Credo di avere sempre fatto il mio dovere, limitato, prima ancora che agevolato, dalle mie capacità, l’ho fatto alla sezione minori, alla sezione anti-prostituzione, alla sezione criminalità organizzata e ora ho l’onore e il privilegio di essere al servizio, e non è un modo di dire, degli uomini e delle donne della sezione catturandi. Voi ragazzi, ragazze, voi e solo voi, avete il merito di avere combattuto e vinto, di averlo fatto sempre in modo leale e corretto superando ostacoli che altri hanno quotidianamente frapposto fra voi e il vostro obiettivo. Avete il merito di aver combattuto e vinto dai tempi di Brusca fino a Raccuglia e Gianni Nicchi. Voi, ragazzi della sezione catturandi e voi ragazzi dell’associazione di Addiopizzo e Libero Futuro, siete l’esempio di come sia cambiata o di come dovrebbe cambiare in positivo questa società, voi siete al tempo stesso l’immagine positiva e sana di un popolo, simbolo di riscatto, della resistenza, la rivincita di Palermo. Siate di questo coscienti ed orgogliosi, siate ancora una volta d’esempio.
Quando Nuccio Incognito mi lasciò l’ufficio mi disse che si trattava di una macchina da guerra: come ogni macchina aveva i suoi meccanismi delicati dei quali ho tentato, a volte goffamente, di prendermi cura. Ma ho trovato molto di più. Anche Nuccio in realtà, ma non poteva e non doveva dirlo. Ho trovato quell’affetto, quell’amore, quella fiducia per il lavoro, per il compito, per l’indagine, che ogni dirigente sogna di leggere negli occhi dei suoi uomini. I momenti più belli vissuti con voi, spero, sogno, saranno quelli che insieme vivremo in futuro. Permettetemi però di ricordare di quegli interminati fine settimana che da marzo 2009 abbiamo condiviso in ufficio o avete combattuto in strada per la cattura di Raccuglia, permettetemi di ricordare le notti trascorse insieme a Carini per Nicchi, come a Camporeale, a Calatafimi, a Palermo o in altri posti. Questi ricordi rimarranno con me per sempre, perché sono i momenti in cui, grazie a voi, prima delle catture e dei successi, mi sono sentito un uomo, trattato come un uomo, in mezzo a tanti uomini. Io di questo vi ringrazio, vi ringrazio infinitamente anche per le volte in cui è stato necessario chiarirci, per le volte in cui ho saputo e voluto chiedervi scusa. E vi chiedo scusa: scusa per le volte che non ho saputo rispondere alle vostre aspettative.
Sono particolarmente felice che questa festa veda riunite insieme quella che noi chiamiamo “la meglio gioventù”: i ragazzi di Addiopizzo e di Libero Futuro. Hanno un merito enorme, oggettivo, tangibile: quello di esistere, di essersi incontrati tra loro e di avere dato vita a una nuova speranza di cambiamento, cambiando effettivamente le vite di molti di noi. La società civile si è proposta, strutturata attraverso di loro, nel contribuire con il loro bagaglio d’informazione alla creazione di un indirizzo nuovo nel contrasto all’organizzazione mafiosa. Sul punto, non per colpa loro, molto c’è da fare. Siate sicuri che la polizia che è in questa stanza non intende prescindere dalla vostra opera, dal vostro contributo. Vi ringrazio, io personalmente, vi ringrazio per quello che avete fatto per tutti noi e per tutti quegli altri mille sconosciuti che grazie a voi non si sono sentiti soli. Vi sosteniamo e vi sosterranno sempre come voi fate con noi e siamo orgogliosi di avere la vostra amicizia e la vostra stima.
Ancora un po’ di pazienza.
Voglio ringraziare Maurizio Calvino. Mi ha accompagnato in questi sette anni sempre, sempre aiutandomi, sempre indicandomi la strada giusta con fraterna amicizia, con un atteggiamento che solo i grandi capi sanno avere. I problemi sono stati tanti e tanti ne hai risolti, grazie a te mi sento cresciuto, grazie a te mi sento fiero di come sono cresciuto, senza di te nulla di quanto abbiamo, e sottolineo abbiamo, costruito sarebbe stato possibile. Ti auguro, e lo auguro a tutti noi, che tu possa percorrere un cammino che ci veda il più possibile vicini.
Voglio ringraziare il signor Questore, perché ci è stato sempre vicino, anche e soprattutto nei momenti più difficili, ci ha dato sicurezza, ci ha sostenuto, ha creduto nei suoi uomini e ha festeggiato con noi, con gioia evidente, i successi raggiunti. Lei signor Questore, si senta onorato di essere considerato da tutta la sezione catturandi, e sottolineo TUTTA, come uno di noi. Destino, questo, che non hanno avuto altri questori, ne sia orgoglioso come so che è orgoglioso di questi ragazzi e difenda sempre, la prego, il loro operato e la loro figura.
Vi chiedo solo due minuti e vi chiedo scusa, ma devo ringraziare la persona che mi è stata più vicina fino ad oggi e che spero presto sarà costretta a starmi vicina fino alla fine, la donna della mia vita: Giovanna. Come tutte le donne che vi sono in questa stanza lei ha sofferto e pagato per ogni momento difficile, per ogni salita che noi abbiamo affrontato. Senza di lei io oggi non sarei qui, credo che sarei andato via un anno dopo di quando se ne andò Maurizio. Sono rimasto per lei e per lei intendo rimanere, per costruire qualcosa di nostro, di bello, per potere vedere il suo sorriso tutte le mattine e conservarlo degnamente tutto il giorno.
Ti amo infinitamente. Grazie”.
Tratto da: addiopizzo.org
In foto: Mario Bignone dopo la cattura di Gianni Nicchi, con i poliziotti della squadra Catturandi, il 5 dicembre 2009 e con la moglie, Giovanna Geraci