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paoli-arturodi Giuseppe Lumia - 15 luglio 2015
In questi giorni è venuto a mancare un sant’uomo, Arturo Paoli.
 Una persona speciale che ho avuto il privilegio di conoscere.

Arturo Paoli è stato il fondatore della Comunità di Spello, un luogo di spiritualità profonda, di stimolo e formazione per la promozione della giustizia e dei diritti umani. Molti si sono accostati alla fede autentica grazie a questa esperienza. Lo stesso Movimento del Volontariato Italiano negli anni ’80 ha scelto proprio Spello per vivere l’esperienza forte delle Settimane del volontariato estivo, per forgiare l’identità di migliaia di volontari in cammino verso un modello di volontariato alternativo a quello riparatore e assistenziale. Un volontariato proiettato a rimuovere le cause dell’emarginazione, secondo una visione laico-religiosa dell’articolo 3 della nostra Costituzione.

Arturo Paoli aveva alle spalle una storia straordinaria, che lo ha reso punto di rifermento per migliaia di cristiani, uomini e donne di buona volontà. Durante la Seconda guerra mondiale salvò centinaia di ebrei dallo sterminio nazista. Negli anni ‘50 fu l’assistente spirituale dei giovani studenti dell’Azione cattolica. Il responsabile nazionale di quegli studenti era Luciano Tavazza, principale fondatore del Movimento del Volontariato Italiano che io stesso ho guidato nei primi anni ’90. Con l’avvento della democrazia l’Azione cattolica si interrogò su quale doveva essere la propria presenza nella società. Si delinearono sostanzialmente due percorsi. Quello di Gedda, che spinse l’Ac all’impegno collaterale con la Democrazia cristiana, e quella di Carlo Carretto, che chiedeva una “scelta religiosa” non come fuga dal mondo ma come impegno libero di condivisione con gli ultimi e di formazione delle coscienze.
Arturo Paoli optò per la seconda linea, puntando sulla dimensione spirituale e sociale. L’affermarsi del collateralismo dell’Ac lo spinse a fare una scelta ancora più radicale: cominciò a fare la spola tra l’Europa e il Sud America divenendo guida spirituale dei marinai nei mercantili, del popolo delle favelas, degli ultimi e degli emarginati dell’America Latina. In Brasile, Argentina e Bolivia fondò delle comunità e partecipò a quella stagione stupenda della Teologia della Liberazione, in chiave non ideologica e aggressiva, ma di cambiamento interiore e collettivo. In Italia negli anni ’80 fondò la comunità di Spello, luogo di preghiera e sobrietà, che divenne una sorgente di impegno per migliaia di giovani e adulti.

Ricordo ancora i miei dialoghi con lui, così intensi, la lettura dei suoi libri, i suoi occhi fervidi di fede, il suo cuore ricco e privo di pregiudizi, la sua mente colta e in grado di spaziare dalle grandi questioni mondiali alle questioni sociali più concrete e drammatiche. Una grande personalità, un vero leader, ma dal carisma che si fa lievito per la crescita degli altri e per la società.  Rimane viva la memoria di una figura straordinaria in grado di stimolare la ricerca di un “noi” aperto, socialmente radicato nei territori e  con un pensiero globale. Arturo Paoli ha seminato in tale direzione e i frutti che si raccoglieranno dalla sua esperienza saranno sicuramente fecondi di nuovi cammini di partecipazione e liberazione.

Tratto da: giuseppelumia.it

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