Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

bonfietti-dariadi Stefano Corradino - 26 giugno 2015
C’era la guerra quella notte del 27 giugno 1980. C’erano 69 adulti e 12 bambini che tornavano a casa, che andavano in vacanza, che leggevano il giornale, che giocavano con una bambola. Quelli che sapevano hanno deciso che i cittadini, la gente, noi, non dovevamo sapere: hanno manomesso le registrazioni, cancellato i tracciati radar, bruciato i registri… e poi hanno fatto la cosa più grave di tutte: hanno costretto i deboli a partecipare alla menzogna, trasformando l’onesta in viltà… Perché?”

E’ la scena finale del film “il Muro di Gomma” diretto da Marco Risi, dedicato alla strage di Ustica e tratto dalla vera esperienza del giornalista Andrea Purgatori. Nell’interpretarlo l’attore Corso Salani dettava al Corriere della Sera il suo pezzo con la voce rotta da una commozione disperata per una verità che dopo dieci anni era ancora negata. A trentacinque anni di distanza con Daria Bonfietti, la presidente dell’associazione che riunisce i familiari delle vittime della strage facciamo il punto sui processi conclusi e su quelli in corso, sulle responsabilità accertate e su quelle che nessuno, si preoccupa di svelare.

Fu un aereo militare o civile ad abbattere, il 27 giugno 1980, il Dc9 di Ustica. Così ha sentenziato poche settimane fa la Corte D’Appello di Palermo. Si può dire che la verità processuale si sta delineando definitivamente?
Quello a cui ti riferisci è il secondo grado di un ennesimo procedimento. Ce ne sono molti altri aperti, e numerose sentenze di vari gradi di giudizio. Ma sono i due verdetti già definitivi della Cassazione che fanno giurisprudenza e che daranno la linea anche alle future sentenze che si stanno compiendo.

Quali sono gli altri procedimenti giudiziari in atto?
Con la sentenza penale del giudice Priore del 1999 si è avuta la certezza che il Dc9 è stato abbattuto all’interno di un vero e proprio uno scenario di guerra. Da allora molto avvocati hanno indotto i parenti delle vittime a ricorrere in sede civile per chiedere i risarcimenti. Perché se è vero che è stato abbattuto un aereo civile il ministero dei Trasporti e il ministero della Difesa di allora sono colpevoli. Il primo per non avere controllato il cielo quella notte – e quindi la vita dei cittadini a bordo dell’aereo – e il secondo per aver distrutto tutte le prove possibili.

La Cassazione ha riconosciuto la responsabilità dei due Ministeri?
Sì, nei due procedimenti civili arrivati in Cassazione si è affermata la loro responsabilità e il diritto dei parenti, che avevano indetto causa, ad ottenere un risarcimento. Poi si è rinviato al giudizio di primo grado e al Tribunale per la fissazione del quantum e quindi nessuno ha preso ancora niente…

Ci sono stati 81 morti, potrebbero esserci altrettante richieste di risarcimento?
Molte di più. Ognuna delle persone scomparse con l’abbattimento del Dc9 aveva presumibilmente una madre, un padre, un figlio o una figlia… Tutti potrebbero chiedere giustamente un risarcimento.

Le responsabilità dei Ministeri sono state accertate. E che pene sono state inflitte?
Ai tempi dell’inchiesta del giudice Priore furono rinviati a giudizio i generali dell’aeronautica e altre sessanta persone circa, accusate di aver distrutto le carte e di aver impedito che si facesse luce sulla strage. Nel duemila quei reati erano già stati prescritti. Gli unici che sono andati a processo penale per alto tradimento sono stati il capo e vice capo dell’aeronautica di allora. Nel primo grado sono stati ritenuti responsabili poi, con il secondo e il terzo si è incappati nella decorrenza dei termini e in varie prescrizioni…

Quella notte nel cielo di Ustica c’erano aerei di diverse nazionalità. Sono state appurate responsabilità?
Si aspettano ancora risposte dalla Francia che non ha collaborato granché al raggiungimento della verità. Il governo italiano dovrebbe pretendere risposte dalla Francia e da tutti quelli che erano lì quella notte per sapere cosa ci facevano. E’ indecoroso e indegno non conoscere ancora i responsabili di quell’azione criminosa. E’ per questo che con forza continuiamo a chiedere alla politica, al governo, alla diplomazia di attivarsi in maniera diversa per ottenere i nomi dei responsabili dell’abbattimento di un aereo civile, in tempo di pace.

Qual è il sentimento che prevale oggi tra i familiari delle vittime?
Dobbiamo ancora avere tante risposte ma siamo orgogliosi di questa lotta che in parte abbiamo vinto. Non dimentico che quando ho cominciato questa battaglia la tesi dominante era quello del cedimento strutturale. Poi, a metà degli anni ottanta si era vicini all’archiviazione, nessuno parlava più della strage di Ustica nonostante alcuni giornalisti a cominciare da Andrea Purgatori del Corriere della Sera che non si arrendevano. Noi siamo andati avanti lo stesso anche grazie alla collaborazione di tanti cittadini sensibili e anche di tanti uomini e apparati dello Stato.

Oggi media e giornali che contributo possono dare per il pieno raggiungimento della verità e della giustizia?
Continuare a parlarne e a scriverne e magari, così facendo, ad indurre anche l’informazione negli altri Paesi ad occuparsi di questa storia. Perché non riguarda solo l’Italia ma quantomeno l’Europa. C’era una guerra quella notte nei cieli di Ustica. C’erano aerei, americani, francesi, inglesi, del Belgio… L’opinione pubblica di questi paesi andrebbe opportunamente informata. Anche a distanza di anni…

Fonte: Radiocorriere Tv

Tratto da: articolo21.org

Ti potrebbe interessare...

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos