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05 Fotogallery
di Sonia Cordella - 27 marzo 2015
Studenti e associazioni uniti per scuotere le coscienze
“Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. È contenuta in queste poche parole del giudice Borsellino la soluzione al problema più grave che affligge il nostro Paese. Un problema che si definisce in cinque lettere: mafia. Una semplice parola che racchiude una deviazione del pensiero umano dove l'assioma “la tua libertà finisce dove inizia quella di un altro” viene completamente annientato. Mafia è tutto ciò che è corruzione, omertà, delinquenza. Mafia è illegalità, sopraffazione, sopruso. Mafia è violenza, prepotenza, schiavitù. Mafia è ingiustizia. Mafia è morte.
“L'ultima volta che vidi mio fratello eravamo in barca”. Era il 19 luglio 1992. “Alle 10 mi disse: - Luciano tra poco devo andare via perchè oggi sono di scorta. Raduna tutti stasera, ci vediamo a casa di mamma -. Quella sera radunai tutta la famiglia ma Claudio non c'era più, era saltato in aria. Un uomo pieno di vita come lui, lasciava un bambino di due mesi”. Sono le toccanti parole di Luciano Traina, fratello di Claudio, uno degli uomini della scorta di Paolo Borsellino assassinati nella strage di Via D'Amelio.

Parole pronunciate, ancora dopo 23 anni, con quel dolore incontenibile che serra la gola terminando in pianto. Gli studenti dell'Istituto Superiore Comprensivo Maria Adelaide di Palermo ricevono in profondo silenzio il dolore dell'ispettore di polizia in pensione, manifestando un intenso applauso. Dopo aver assistito alla proiezione del film “La trattativa” di Sabina Guzzanti i ragazzi si preparano al dibattito. Linda Grasso in rappresentanza di Scorta Civica, moderatrice dell'incontro, è organizzatrice dell'evento insieme a Manfredi Germanà e Filippo Comparetto dell'associazione studentesca “Contrariamente” e alle due rappresentanti degli studenti Rosj D'Ancona e Eliana Di Maria. Luciano Traina racconta il suo percorso lavorativo da quando, dopo essere entrato in Polizia a Milano, fu uomo scorta di Craxi, visse gli anni caldi delle Brigate Rosse fino a che, dopo la morte di Ninni Cassarà, fu trasferito nella squadra mobile di Palermo vivendo appieno l'aria che si respirava in quegli anni in città. Claudio volle seguire le orme di suo fratello dando così la vita per la protezione di Paolo Borsellino. “Dopo tutti questi anni” rivela Luciano Traina “ho capito che la migliore arma è la penna e la lingua per denunciare”. Il direttore di Antimafia Duemila, Giorgio Bongiovanni, spiega ai ragazzi che esprimono la propria sfiducia nelle istituzioni l'importanza di difendere quello Stato pulito che, seppur in netta minoranza, esiste e lotta dall'interno per far valere i diritti del popolo sulle basi dei valori di giustizia e verità. Tra questi il giudice Antonino Di Matteo che però “si è spinto oltre” secondo le ultime dichiarazioni di pentiti di mafia e per questo è stato condannato a morte, forse proprio perchè ha iniziato a penetrare quei sistemi criminali. Ora ci troviamo di fronte all'indispensabile urgenza di rimediare al danno di aver dato fiducia a persone che hanno occupato il nostro governo con l'inganno e per mero interesse di potere. “Ma per fare questo dovete impegnarvi” prosegue Bongiovanni “rinunciare a un po' del vostro tempo libero per protestare contro questo sistema, occupare le scuole, scendere in piazza, unirvi alle manifestazioni perchè si tratta del vostro futuro e questo virus penetra dove vi è debolezza”. Traina spiega l'importanza di osservare il principio di legalità fin nelle piccole cose quotidiane “il futuro siete voi” dice, “se combattiamo tutti insieme riusciremo a sconfiggerla questa mafia ma ricordatevi che il singolo non va da nessuna parte”. Alcuni studenti rivelano di aver compreso alcuni aspetti  fondamentali grazie al film appena visto come ad esempio l'implicazione di Berlusconi e del suo partito in quella scandalosa trattativa. Bongiovanni chiarisce che oggi non esiste più una destra e una sinistra ma che, a parte il Movimento 5 stelle, ci troviamo di fronte ad un un centro destra lunghissimo. “Non mi capacito al pensiero che un film così rivoluzionario come questo non abbia un grande successo come invece accade per film assurdi” riflette Filippo Comparetto. Bongiovanni informa che il film è stato boiccotato ma grazie alla spontanea organizzazione di liberi cittadini ha già contato circa 500 proiezioni in tutto il paese con grande affluenza di pubblico. Tutto nasce sempre da chi decide che un film o qualsiasi altra cosa deve essere messo in evidenza o meno, c'è chi controlla al di sopra di tutto cosa la gente deve pensare, cosa deve sapere o non sapere. "I grandi potentati dell'economia, spiega Bongiovanni, siedono al tavolo con le organizzazioni criminali che fatturano in Italia 150 milioni di euro l'anno e proprio per questo è logico pensare che abbiano il potere di trattare con lo stato prostrato da una profonda crisi economica che senza l'attivo delle mafie nel circuito monetario nazionale si troverebbe nella situazione in cui versa la Grecia".

FOTOGALLERY © Antonella Morelli


"Ma se sconfiggendo la mafia il nostro paese andasse in bancarotta, perchè dovremmo sconfiggerla?" Domanda Manfredi cercando di leggere e nel contempo stimolare le riflessioni dei ragazzi. “Potenzialmente lo stato potrebbe sconfiggere la mafia” sostiene Bongiovanni “se lo volesse, e non andrebbe in bancarotta sequestrando le ricchezze illecite delle organizzazioni criminali, ma questo sarebbe possibile solamente se le nostre istituzioni fossero occupate da persone oneste”. Il direttore di Antimafia Duemila racconta quanto gli disse Salvatore Cancemi, braccio destro di Riina e poi collaboratore di giustizia, durante un'intervista: "Noi non siamo i mafiosi, noi siamo Cosa Nostra, i mafiosi sono quelli che hanno la cravatta, quelli che ci hanno sempre alimentato, quelli che sono nella politica, nella chiesa, nelle banche". "Loro sanno che se la classe dirigente resta così com'è oggi non hanno niente da temere”. “Forse la gente si è abituata a tutto, a sentire tutto. Cosa possiamo fare noi giovani per scuotere le coscienze addormentate?” domanda una studentessa. “Ma noi cosa rispondiamo a queste persone che hanno perso figli, padri, fratelli?” Domanda a sua volta Bongiovanni. “Dobbiamo pensare che Traina si poteva chiamare Bongiovanni o qualsiasi cognome che ci appartiene, dobbiamo sentirci quindi tutti Traina, Borsellino, Falcone e farci venire quel sentimento di rabbia che ci porta a chiedere e pretendere giustizia altrimenti siamo tutti vigliacchi”. “Sono giunta alla triste conclusione che forse noi siciliani ci meritiamo tutto questo per quella mentalià che non ci porta a cambiare le cose” confessa Eliana Di Maria. “Voi siete il futuro della vita” prosegue ancora il direttore di Antimafia Duemila “e siccome sono un credente e quindi ve lo dico con la mia fede, posso assicurarvi che accadranno molte cose nel futuro e alla fine Dio aprirà la strada a chi vuole vivere una vita di giustizia e di libertà, quindi non penso affatto che questa mafia ce la meritiamo. Invece penso che la mafia deve iniziare a contare i suoi giorni perchè è iniziato il suo declino verso l'anninentamento oramai inarrestabile. Passeranno cinque, sette, dieci anni ma il mito della mafia è terminato, tutti i grandi boss sono in carcere, questo vigliacco assassino Matteo Messina Denaro che si nasconde lo prenderemo e prenderemo tutti i loro soldati. Tutti i politici collusi e mafiosi saranno sbattuti fuori dal nostro stato. Allora noi oggi dobbiamo dire: conta i tuoi giorni, mafia, perchè l'inizio della tua fine è cominciato”.

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