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del-bene-francesco-c-claudio-boccafoschiIl racconto di una giornata emozionante e carica di riflessioni
25 marzo 2015
Palermo ha un ricchissimo bagaglio culturale, è dotata di una storia e di una posizione invidiabile, e rappresenta una città dalle enormi potenzialità. Purtroppo, questi pregi vengono spesso oscurati dalla mafia. La Mafia, più comunemente nota come Cosa Nostra, è un’associazione di criminalità organizzata, nata da un sistema economico rurale molto arretrato, sia dal punto di vista economico che sociale. Questa associazione ha vissuto varie fasi di sviluppo che hanno molto turbato la nostra città. Fortunatamente vi sono state e vi sono tutt’ora persone che hanno combattuto contro di essa, sacrificando talvolta la loro stessa vita, e ottenendo molte vittorie, anche se purtroppo nessuno ancora è riuscito a sconfiggerla definitivamente. Noi abbiamo avuto l'enorme privilegio di incontrare uno di questi "eroi".

Francesco Del Bene è di origine napoletana, ma si trasferì a Palermo già nel 1998, dopo aver vinto il concorso in magistratura, incoraggiato dalla sua passione per i libri di Sciascia e Pantaleone, decise quindi di iniziare la sua carriera nel capoluogo siciliano. Il giudice si rende presto conto che, purtroppo, sconfiggere la mafia è un obiettivo molto difficile da portare a termine: scopre sulla sua pelle che Cosa Nostra è una associazione tutelata dalla società (omertà) e dallo Stato stesso (interessi economici). In particolare, il magistrato è colpito dalla trattativa Stato-mafia, il cui massimo garante è Giulio Andreotti. Comprende anche che la mafia ha diramazioni in tutte le parti del mondo, anche in Paesi incredibilmente civili, primi fra tutti gli USA, sin dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, quando Lucky Luciano, un boss mafioso siciliano imprigionato negli Stati Uniti,si mette d'accordo con i suoi "collaboratori" a patto di far entrare gli Alleati in Sicilia senza sprecare munizioni o vite umane.
Noi pensiamo che la mafia sia un fenomeno spregevole e disumano come le persone che lo portano avanti, e che tutti, dalle classi sociali più basse a quelle più elevate, possiamo contribuire a fermarla. Infatti la logica che oggi molti mettono in pratica è: "noi non dobbiamo preoccuparci della mafia, lasciamo che i membri di "Cosa Nostra" si distruggano da soli". Questo pensiero è, a nostro modesto parere, assolutamente sbagliato e basato su concetti del tutto immorali, e pensiamo che insieme, anche con un piccolo gesto quotidiano, tutte le associazioni criminali e non solo possano essere eliminate. Noi crediamo inoltre che, molto spesso, l'atteggiamento omertoso derivi da una scorretta educazione da parte delle famiglie, tuttavia siamo fermamente convinte che se le scuole promuovessero più progetti o laboratori contro la mafia o invitassero degli esponenti della legalità, i ragazzi capirebbero più facilmente cosa è la mafia e come comportarsi di fronte a essa, sensibilizzando le loro coscienze.
Quindi, a nostro parere, nonostante la mafia sia dotata di ottimi strumenti per sfuggire al controllo esercitato dagli organi della legalità, con il lavoro di squadra e con la collaborazione, potremmo diventare tutti dei "piccoli eroi", che con le loro piccole azioni quotidiane possono riuscire a sconfiggere la mafia.
Costanza Carnimeo e Silvia Giunta,
Classe 3^ G, I.C.S. “Alberico Gentili”


Il giorno 9 Marzo 2015, la nostra classe si è recata in aula conferenze per assistere all’incontro con il magistrato Francesco Del Bene, il quale, occupandosi di alcuni delicati processi (la trattativa Stato-mafia) e alla luce della sua esperienza personale, ha parlato del fenomeno mafioso. In particolare ha riferito sulle origini, sull’evoluzione della mafia negli anni, sui “boss” (Riina, Provenzano, Genco Russo, etc.), sul fatto che alcuni di loro, durante la Seconda Guerra Mondiale, hanno stipulato accordi con gli Anglo-Americani, circostanza quest’ultima che induce a ritenere  che l’esistenza della trattativa non sia un fenomeno recente.
Secondo noi l’incontro è stato molto interessante sia dal punto di vista umano (abbiamo avuto modo di conoscere uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla mafia) che informativo (alcune nozioni ed informazioni non ci erano note).
Il Magistrato ha, inoltre, enunciato i nomi delle persone che si sono distinte maggiormente per la lotta contro la Mafia: Paolo Borsellino, Giovani Falcone, Rocco Chinnici, Ninnì Cassarà, Libero Grassi e molti altri, figure a noi particolarmente care, perché hanno dato la vita per contrastare il fenomeno mafioso e che oggi per noi costituiscono esempi da seguire e rappresentano punti di riferimento per la società civile.  
Crediamo, inoltre, che tale incontro abbia contribuito alla nostra formazione umana, stimolandoci a sensibilizzare la società che ci circonda nei confronti della lotta contro la Mafia e ad orientarci nell’intraprendere la via del bene, della speranza e, nel contempo, a combattere il male, la prevaricazione sugli altri.
L’incontro, indubbiamente, ci ha consentito di comprendere come la mafia sia un fenomeno molto complesso, radicato nella cultura e nella mentalità della nostra società e, come tale, alla realtà in cui viviamo. Riteniamo che questi incontri abbiano anche lo scopo di sensibilizzare noi giovani  contro la mafia, perché molto spesso non la “vediamo”, ma è proprio accanto a noi. Per far sì che in futuro si possa parlare solo di come la mafia sia stata “sconfitta”, noi tutti potremmo cercare di contribuire, nel nostro piccolo, con alcuni comportamenti: non assumere droghe, il cui traffico illegale è principalmente gestito dai boss mafiosi, ad esempio, potrebbe incidere considerevolmente sui profitti della mafia.
Crediamo, infine, che incontri di questa tipologia, che dovrebbero comunque essere sempre più frequenti in tutte le scuole, siano davvero importanti non solo, come detto, per sensibilizzare i giovani d’oggi, ma soprattutto per sperare che si possa avere una società migliore basata sulla legalità. D’altronde, come diceva Giovanni Falcone, il fenomeno mafioso è “un fenomeno umano e, come tale, destinato a finire”.
Arianna Bazzano  e Paola Grispo
Classe 3^ G, I.C.S. “Alberico Gentili”


La città del silenzio
Giorno 9 marzo 2015, presso l’Istituto Comprensivo Statale Alberico Gentili,si è tenuto un incontro sulla mafia con il Dott. Del Bene, magistrato della procura di Palermo, che si è occupato della cd. trattativa “stato-mafia”. All’incontro erano anche presenti l’Avv. Gandolfo e l’Avv. Cambria.
Il Dott. Del Bene ha iniziato a parlare del suo disagio nei confronti di Cosa Nostra, ponendo una domanda: “Come mai lo stato costituito da persone “colte” soccombe alla mafia, un’organizzazione criminale in cui la persona più “preparata” arriva alla seconda elementare?”.
Questa domanda ha scaturito una profonda riflessione da parte di tutti i presenti.
Il tema della mafia è costantemente trattato nelle scuole poiché si deve educare la nuova generazione a non commettere gli stessi errori delle precedenti e bloccare in  tempo la crescita di questo grande impero criminale.
Oggi - ha proseguito il Pm - siamo di fronte ad una vera e propria “collaborazione” tra apparati dello stato e la mafia che iniziò precisamente nella seconda guerra mondiale tra Italia e Stati Uniti.
Il periodo in cui la mafia e le varie cosche iniziarono a progredire fu tra il 1974 e il 1983, periodo in cui caddero, soprattutto per le strade di Palermo, circa 1000 morti.
Il progredire di Cosa Nostra fu permesso non solo dalla potenza di fuoco di cui disponeva, ma anche perché all’interno dello Stato c’era gente che non svolgeva correttamente il proprio lavoro.
Nel 1986 Giovanni Falcone, magistrato della procura di Palermo insieme al collega Paolo Borsellino avviarono un processo che ha coinvolto centinaia di mafiosi denominato “maxi processo” svoltosi, per ragioni di sicurezza, in un’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Le indagini da cui è scaturito il primo processo a Cosa Nostra sono state agevolate dalla collaborazione del primo pentito di mafia, Buscetta, che ha svelato agli inquirenti i segreti e la rigida organizzazione delle famiglie mafiose e dei mandamenti gestiti con regole non scritte che si sostituivano a quelle dello stato di diritto.
Tuttavia, ha proseguito il Pm, i mafiosi hanno avuto favori anche all’interno della magistratura e quando i processi sono arrivati in cassazione c’era sempre un “aiuto” che casualmente portava all’assoluzione; il riferimento è stato soprattutto al giudice Carnevale, chiamato “l’ammazza sentenze”.
Falcone e non solo lui, tentarono di stoppare l’azione di questo giudice rivolgendosi alle cariche del ministero della giustizia, chiedendo di applicare un criterio in modo tale che i processi contro i mafiosi, una volta giunti in cassazione, non fossero assegnati a Carnevale.
Riina, furioso, decise di vendicarsi, uccidendo tutti i suoi alleati politici all’interno dello stato che lo avevano tradito. Iniziò nel 12 marzo 1992 con l’omicidio dell’Onorevole Lima, con l’obiettivo di spaventare l’Onorevole Andreotti. Dopo questo periodo iniziò una vera e propria GUERRA tra stato e mafia.
Fu un periodo caratterizzato da molteplici stragi e attentati a monumenti storici e a esponenti politici e della società civile. L’intento della mafia era diffondere paura all’interno dello stato.
Il Pm ha concluso dicendo che la mafia si poteva sconfiggere nel 1992 ma purtroppo si insistette poco e fu così che essa non smise mai di crescere.
Dopo questo “breve” assaggio di storia il Dott. Del Bene ha iniziato a parlare della nostra amata Palermo. Palermo una città colma di cultura, ricca di storia, di meraviglie, una città dalle mille sfaccettature, ma anche una città che oggi non è altro che un agglomerato di urbanistica caratterizzata da un tessuto sociale mediocre e da una mentalità antica e consumistica.
Purtroppo io, da cronista, mi dovrei limitare a raccontare i fatti come stanno, ma su questo argomento voglio lasciare ad una poesia da me scritta il mio pensiero e le mie emozioni:
Siamo nati in te fertile, dolce,gentile, bisognosa di tanto amore.
Tante ne hai passate e purtroppo delle bestie ti hanno macchiato di sangue che difficile sarà da togliere, ma sarò io la prima che con un panno imbevuto delle mie lacrime di gioia, rabbia e speranza cercherà di liberarti da questo sangue. Oh mia Palermo, tanto bella, tanto elegante, perché proprio a TE. Tutti scappano e pochi restano, forse solo perché hanno paura di immaginarti come prima cordiale, colma di opportunità, piena di gioia ed eleganza, quasi come una donzelletta piena di speranza e di innocenza. Io credo in te mia Palermo, credo e spero che un giorno tu potrai essere liberata da questa società che si è addormentata in un sonno profondo il cui risveglio è ancora lontano…
Sara Barrile
Classe 3^ I, I.C.S. “Alberico Gentili

Lunedì 9 marzo 2015 la nostra classe, la 3^ G, con la 3^I, ha assistito e partecipato all’incontro con il magistrato Francesco Del Bene, accompagnato dall’avvocato Peppe Gandolfo e dall’avvocato Antonio Cambria. Il Dott. Del Bene fa parte del pool anti-mafia di Palermo, in cui si occupa delle indagini che riguardano la trattativa Stato-Mafia.
Dopo una breve introduzione di carattere storico, il magistrato ci ha invitati a rivolgergli domande. Sicuramente il tema principale del confronto è stato quello della trattativa Stato-Mafia. L’argomento  ci è stato esposto da Del Bene, il quale ci ha portato alcuni esempi e successivamente ci ha suggerito spunti di riflessione su cui si sono basate le nostre domande. Durante l’incontro il magistrato ci ha provocato più volte a porci la domanda di come lo Stato sia stato vinto da un organizzazione di contadini e agricoltori malavitosi. Pensiamo che la risposta a questa domanda sia che lo Stato spesso sia stato colluso e abbia stretto patti segreti con organizzazioni di stampo mafioso. Basti pensare agli episodi accaduti in Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le mafie locali di allora strinsero patti con gli anglo-americani al fine di rendere il loro sbarco sull’isola più facile possibile in cambio di cariche pubbliche. Abbiamo pure riflettuto sul motivo per il quale la vita di un magistrato e comunque di un comune cittadino debba essere condizionata da persone che non dovrebbero avere nemmeno il diritto di cittadinanza.
Secondo noi il fenomeno mafioso è un elemento che si può sconfiggere tramite alcuni principi come il rispetto e la legalità, perciò è necessario che ciascuno di noi nel suo piccolo svolga il proprio dovere senza assumere comportamenti omertosi nei confronti della criminalità organizzata. Crediamo nella lotta contro la mafia come un sentimento collettivo condiviso dalla società contemporanea che, secondo noi, deve unire le proprie forze al fine di rendere la Sicilia, ma soprattutto l’intera Italia più coesa e sensibile ai valori della legalità e alla giustizia. Pensiamo inoltre che la lotta alla criminalità organizzata non riguardi soltanto magistrati o giudici che la combattono in prima linea, bensì debba richiamare l’attenzione di tutti gli onesti cittadini e siamo anche dell’idea che quando ognuno di noi si mostra indifferente alla mafia, di fatto la aiuti. Consideriamo la scuola e più in generale l’istruzione un potente mezzo contro le organizzazioni malavitose, crediamo infatti che grazie alle nuove generazioni un giorno la criminalità organizzata possa essere debellata.
Siamo sicuri che i giovani siano i pilastri del futuro e che in nessun modo debbano mai cedere al ricatto da parte della mafia. Siamo dell’idea che la scuola sia fondamentale per la società futura e pensiamo che la scuola pubblica italiana debba sempre organizzare e promuovere incontri come quello al quale abbiamo avuto la fortuna di partecipare, con il magistrato Del Bene.
Felice Visconti e Francesca Cinquemani
Classe 3^ G, I.C.S. “Alberico Gentili”

Lunedì scorso abbiamo avuto un incontro a scuola con il magistrato Del Bene, che ci ha parlato della “trattativa Stato-Mafia”, spiegandoci gli intrighi e gli accordi tra i rappresentanti dello Stato e i capi della Mafia.
Ci ha raccontato storie inimmaginabili e terribili per un normale cittadino.
La Mafia ha stretto rapporti e alleanze già all’epoca della seconda guerra mondiale con i servizi segreti americani; Andreotti ha incontrato boss mafiosi; il capo della Squadra Mobile di Palermo era lui stesso mafioso e molti poliziotti erano corrotti e per questo le indagini venivano condotte in modo da non andare a “disturbare” gli interessi mafiosi. Spesso capitava anche che alcuni poliziotti non intervenissero per paura di essere uccisi.
Il giudice Falcone si spostò a Roma al Ministero della Giustizia perché non aveva buoni rapporti con il suo ufficio, in quanto il suo lavoro veniva ostacolato in tutti i modi possibili, e pensava che da Roma avrebbe potuto agire contro la Mafia in maniera diversa, ma purtroppo la Mafia non glielo permise, organizzando il suo assassinio. Il boss mafioso Totò Riina, latitante per anni, non fu mai trovato perché era “protetto” dai rappresentanti dello Stato che avrebbero dovuto proteggere i cittadini. Finalmente, grazie ad un pentito e in un momento in cui la lotta alla Mafia era condotta da persone incorruttibili, il feroce Totò Riina fu arrestato, ma le telecamere che erano state piazzate su un furgone davanti la sua casa e lasciate a sorvegliarla, inaspettatamente e inspiegabilmente si spensero proprio quando qualcuno entrò in casa e portò via tutto ciò che probabilmente avrebbe fatto conoscere i nomi dei politici legati alla Mafia.
Ho provato tanta confusione, mi sembra infatti impossibile che lo Stato, che dovrebbe proteggere i cittadini, possa arrivare a patti con quelli che mirano solo al loro interesse anche attraverso la violenza e contro ogni legge.  
Parlare della trattativa Stato-Mafia aiuta a capire come la Mafia si sia mantenuta viva per così tanto tempo: ha nascosto i suoi loschi intrighi dietro un’apparente legalità, sostenuta dalla politica. La mafia si è sviluppata insinuandosi nel mondo economico e politico e stringendo rapporti con i pochi che ne trarrebbero vantaggio a scapito di tutti gli altri.
Pensare che dietro lo Stato, fatto di persone oneste come Falcone e Borsellino che sono morti per la legalità, vi siano persone che lo rappresentano ma che perseguono logiche e interessi di pochi è davvero terribile e confonde i cittadini onesti.
Mi chiedo se lo Stato e la Mafia stiano continuando ad avere rapporti e in quale modo questi possano influire sulle vite dei cittadini onesti, che pensano di vivere in uno Stato democratico, ma che in realtà non lo è.
Grazie a persone come i giudici Falcone e Borsellino molte persone oneste si sono “associate” e cercano di sostenere chi è minacciato dalla Mafia per tentare di non cedere alle prepotenze mafiose. Sono nate così le associazioni “Libera” e “Addio pizzo”.
Penso che non dobbiamo scoraggiarci e dobbiamo agire seguendo le logiche della legalità anche per rispetto nei confronti di chi è morto affinché venga sconfitto il potere mafioso, che non è altro che un potere in mano a prepotenti che con ogni mezzo cercano di raggiungere i loro obiettivi.
Penso che la Scuola abbia un importante ruolo nella costruzione di cittadini che siano capaci di agire secondo giustizia.
Alessandro Vitrano
Classe 3^ G, I.C.S. “Alberico Gentili”

Giorno lunedì 9 marzo 2015, la classe 3G dell’IC “Alberico Gentili” di Palermo ha partecipato all’incontro con il giudice della Procura di Palermo, Francesco Del Bene.
Il giudice Del Bene ha iniziato parlandoci di lui e informandoci su cosa l’abbia spinto a diventare un magistrato. Lui è di origine napoletana, e noi ci chiedevamo perché avesse deciso di lavorare a Palermo. Allora ci ha spiegato che all’età di 15-16 anni era solito a leggere i libri di Leonardo Sciascia, famoso scrittore siciliano del XX secolo. A quella giovanissima età, lui già si era prefissato l’obiettivo di dare il suo contributo per sconfiggere Cosa Nostra (anche se di solito preferiamo non usare questo termine, perché non è una “Cosa Nostra”, facente cioè parte della nostra vita).
Successivamente ha cominciato a riferirci brevemente la storia di quello che si definisce “trentennio mafioso”, ovvero quel periodo collocato nell’ultimo trentennio del XX secolo, che ha caratterizzato la Sicilia per corruzione mafiosa e omicidi costanti, inoltre collusione degli esponenti politici (Giulio Andreotti, Salvo Lima e tanti altri) con la mafia.
Con il giudice discutevamo sul fatto che a Palermo c’erano molte più ville liberty rispetto a quelle che possiamo visitare oggi, tutto dovuto ad un fatto di speculazione edilizia; infatti Salvo Lima in una sola notte rilasciò circa 2300 licenze a morti o a vecchie, come le ha definite il magistrato in dialetto napoletano, “insallanute”, inconsapevoli del fatto che fossero intestate a loro. In seguito il giudice ci ha invitato a formulargli delle domande.
La domanda che ci ha fatto riflettere di più riguardava la sconfitta decisiva del fenomeno mafioso. Secondo lui ciascuno di noi può contribuire nella lotta contro la criminalità organizzata, con piccoli gesti: il notaio prima di stipulare contratti dovrebbe capire come abbia fatto il cliente ad ottenere i soldi necessari al pagamento, e i commercialisti, invece di “elargire favori”, dovrebbero denunciare al fisco  questi capitali.
Secondo noi, quest’esperienza è stata molto importante nella nostra formazione. Questo incontro ha ampliato le nostre conoscenze in ambito legale, permettendoci di conoscere meglio la criminalità organizzata e la sua storia.
Personalmente quest’esperienza ci ha arricchito moralmente; il giudice ci ha chiarito dubbi non solo sull’argomento della legalità, ma ha saputo fornirci importanti criteri etici di comportamento.
Luca Virdi e Gabriele Carollo
Classe 3^ G, I.C.S. “Alberico Gentili”

Il nove marzo 2015, dalle ore 8.15 alle ore 10.15, gli studenti della scuola Alberico Gentili, appartenenti alle classi 3^G e 3^I, hanno preso parte ad un incontro sulla legalità con il magistrato Del Bene. Questo si è svolto nell'aula conferenze della scuola ed è stato organizzato, mediante l'avvocato Cambria, dalla professoressa Balsano (la referente dell'istituto per la legalità).
In questa occasione gli alunni hanno avuto la possibilità di approfondire, interagendo con il magistrato, la storia della Mafia e l'influenza che questa ha avuto nelle istituzioni nel corso della storia. Questa conferenza è stata indubbiamente formativa per i ragazzi che, rivolgendo numerose domande, hanno avuto modo di dissipare e chiarire ogni dubbio proprio grazie ad una tale ed autorevole presenza, impegnata in prima linea nella lotta contro la Mafia.
In questo periodo  è sempre più importante sensibilizzare i futuri cittadini alla legalità, al rispetto alle regole, e a lottare ogni giorno non solo contro Cosa Nostra, ma alla mentalità che si è diffusa nella mente di tutti gli Italiani (soprattutto nel Meridione!).
Emanuele Bellante e Agostino Riccardo Talarico
Classe 3^ G, I.C.S. “Alberico Gentili”

Lunedì 9 marzo 2015, le classi 3ªG e 3ªI dell'Istituto Comprensivo statale “Alberico Gentili” di Palermo hanno partecipato ad un incontro con il magistrato del pool antimafia Francesco Del Bene, collega del famoso magistrato Nino Di Matteo. Durante questo incontro abbiamo potuto capire come avvennero i disastri, gli omicidi e le origini della mafia, raccontate da una persona, che la conosce benissimo e che lavora proprio per sconfiggerla e annientarla. Secondo me questo incontro oltre ad essere stato naturalmente interessante, è stato soprattutto formativo, perché non c'è modo migliore di imparare l'educazione alla legalità che da un vero magistrato, che lavora nel posto dove hanno lavorato perfino Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due pilastri portanti dell'educazione alla legalità in Italia e nel mondo.
Mattia Viviano
Classe 3^ G, I.C.S. “Alberico Gentili”

* l’incontro con i ragazzi, cui ha preso parte il Dott. Francesco Del Bene, si  tenuto giorno 9 marzo 2015 presso l’Istituto Comprensivo Statale “Alberico Gentili” di Palermo ed è stato promosso dall’Associazione Antimafia e Antiracket “Paolo Borsellino-Onlus”.

Foto © Claudio Boccafoschi

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