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montinaro-tina26 febbraio 2015
Gentile Direttore
Ho letto, perché segnalatomi, l’articolo pubblicato su “Antimafia Duemila” on-line, dal titolo “Un appello in memoria di Antonio Montinaro” e firmato Linda Grasso.
Sarebbe stato quanto meno garbato e corretto deontologicamente dare spazio a me, o ai figli di Antonio e miei, prima di ospitare un articolo che ha tutto l’aspetto d’un pezzo neppure troppo velatamente offensivo nei confronti della famiglia di Antonio.
Voglio tuttavia rispondere, pur a fronte di tanta scortesia immeritata, per tranquillizzare la sig.ra Grasso: Antonio riposa a Palermo, ha la Sua lapide come tutti gli Uomini e la misura della Sua grandezza non si coglie dalle dimensioni della lapide, né dalla sontuosità di un monumento.
La Sua grandezza e la Sua semplicità sono il modello che ho tenuto presente nell’avere cresciuto, da donna rimasta sola e giovane vedova, i nostri figli;
che tengo presente quando parlo di Antonio ai ragazzi delle scuole;
che mi ha sorretto nei momenti di solitudine e sconforto, dandomi energia e forza nel portare avanti battaglie in Suo nome.
Stia tranquilla la sig.ra Grasso perché Antonio vive nella memoria e nel ricordo nostro e di tante altre persone e lì, nella tomba dei miei familiari che lo ha accolto dopo la Sua tragica morte, ci rimane perché così Antonio voleva.
Mio marito ha scelto Palermo, ha scelto di scortare il Giudice Falcone, ha scelto di fare vivere a Palermo la Sua famiglia e noi, per questo, siamo rimasti qui.
Non so quali esami chimici o merceologici abbia fatto la sig.ra Grasso per stabilire da quanto tempo i fiori fossero nei vasi e, sinceramente, non mi interessa.
So solo che è stata gratuitamente scortese con noi e anche con l’arch. Brizio Montinaro, fratello di Antonio.
Non è garbato, né corretto, infatti, “infilarsi” fra parenti, quasi a voler fare credere che il fratello di Antonio abbia bisogno di terze persone, o di forme indirette, per esprimere il desiderio di portare via Antonio da Palermo fin nella cappella realizzata nel “paese natio”.
Ed ancora, Direttore, la sig.ra Grasso eviti di fare promesse che non potrà mantenere e si limiti, sia pure dopo quasi 23 anni, se vuole, a portare un fiore, o meglio,ad onorare la memoria di Antonio.
Tina Montinaro



Gentile Sig.ra Montinaro,
La ringrazio della sua risposta, da parte nostra non c'è stata la minima intenzione di offendere lei e la sua famiglia. Abbiamo pubblicato la lettera della Sig.ra Grasso in quanto nel suo contenuto non abbiamo trovato alcun intento denigratorio, bensì un senso di tristezza per una vittima di mafia troppo spesso dimenticata nelle grandi commemorazioni, così come un desiderio di mantenere viva la memoria nei confronti di chi ha perso la vita in questa guerra infinita.
Sono d'accordo con lei che il ricordo di un martire della giustizia come è suo marito lo si vive quotidianamente trasmettendo i suoi valori ai propri figli e ai ragazzi che incontra nelle scuole. Non ci permetteremmo mai di mancare di rispetto a chi come lei ha già pagato un prezzo troppo alto.
Un caro saluto.
Giorgio Bongiovanni

In foto: Tina Montinaro

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