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barcone immigrati foto g-lotti Considerazioni sui migranti vivi e morti
di Salvo Vitale - 12 febbraio 2015
Voglio ammettere che la disperazione di chi vende o lascia tutto per racimolare un migliaio di euro e pagarsi un posto su un gommone o su un barcone, sia talmente grande da metterlo davanti alla scelta, anche della morte, pur di non continuare nello stesso tipo di vita in cui è vissuto;
Voglio ammettere che i soldi del biglietto sufficienti per viverci in patria per un anno o almeno per sei mesi, vengano messi nelle mani di alcuni scafisti speculatori, che si arricchiscono sulle miserie di chi li paga e si fanno pagare per garantire buone possibilità di morte a chi li paga;
Voglio ammettere che il valore della vita è nullo sia per chi si mette in viaggio, sia per chi mette in viaggio questi disgraziati;
voglio ammettere che, malgrado l’elevato numero di persone che s’imbarcano, i migranti non sono in grado o non sono capaci di porre alcuna condizione;

voglio ammettere che il servizio pagato non corrisponde al servizio reso;
voglio ammettere che l’operazione Mare Nostrum era migliore di quella fatta dalla Comunità europea, che con quella operazione i 19 morti di oggi non sarebbero morti d’ipotermia, ma ne dubito, che i mezzi di soccorso erano inadeguati;
voglio ammettere che l’Italia si preoccupa troppo o dimostra troppa accondiscendenza nell’andare a salvare gente che, secondo gli spietati razzisti e leghisti nostrani andrebbe lasciata morire in mare, dal momento che non mostra rispetto per la propria vita;
voglio ammettere che il racket dei migranti produce una buona massa di denaro che va a finire in parte nelle mani degli scafisti, in parte nelle mani delle case di accoglienza, in parte in strutture provvisorie di sistemazione, in parte in fornitori di vestiario, cibo ed altro per i nuovi arrivi;
voglio ammettere che le ragazze di colore finiscono nelle mani di magnaccia e protettori che le avviano alla prostituzione e che sono costrette a vendere il loro corpo per sopravvivere e per fare arricchire i gestori del giro in cui lavorano;
voglio ammettere che buona parte dei migranti finiscono nelle mani di imprenditori senza scrupoli che li pagano per due soldi e li sfruttano in maniera bestiale, privandoli di qualsiasi forma di assistenza o di garanzia di dignitosa retribuzione;
voglio ammettere che altri di loro si parcheggiano tra le varie strutture senza far niente o alimentano forme di lavoro illegale, dalla distribuzione della droga, ai furti negli appartamenti,  alle aggressioni e agli scippi;
voglio ammettere che l’offerta di manodopera fa abbassare il costo del lavoro, che i lavoratori stranieri diventano concorrenziali rispetto ai nostri, che finiscono con l’appropriarsi di ciò che era nostro e non abbiamo saputo difendere; ma preciso che si tratta dei lavori più umili;
voglio ammettere che l’Europa, invece di assorbire questa gente per destinarla  ai più tremendi lavori di sfruttamento, invece di succhiare risorse nei loro paesi, dovrebbe metterli nelle condizioni di poter conseguire un minimo di autonomia, di lavoro e di reddito nella loro  patria;
voglio ammettere che alcuni lavoreranno gratis per qualche tempo, in Europa, per pagare il prezzo del biglietto, mentre i familiari rimasti in patria faranno da pegno e garanzia;
Ma, porco di..avolo, perché mettersi in mare in condizioni proibitive, con onde di otto metri, con freddo sotto lo zero, sapendo che le possibilità di sopravvivenza  sono minime? Perché scegliere la morte al posto della fuga verso una nuova vita, perché piegarsi, in trecento o in mille, davanti ai ricatti, agli ordini, alle prepotenze e alle violenze di due, cinque, dieci scafisti e non dare loro la lezione che si meritano, non prenderli a calci in culo, sistemarli sui loro gommoni e mandarli alla deriva? Perché, nel momento in cui si paga, non chiedere e pretendere almeno la sopravvivenza?
Questa domanda mi angoscia, e non riesco a sentirmi colpevole se succedono queste cose, o ritenere colpevole la Marina militare italiana o l’Europa.
E la Libia, che ammassa questa gente, ce li manda e si arricchisce con i loro miseri ultimi soldi?
E coloro che, facendosi la guerra, demolendo le proprie case, i frutti del proprio lavoro, rendono impossibile la vita a chi si ci ritrova in mezzo?
E infine, coloro che, rinunciano a combattere per partecipare alla creazione dello stato che vorrebbero e preferiscono fuggire?
E ancora, tutti coloro che tagliando teste, bruciando libri, rapendo studentesse, predicando una medievale guerra santa e imponendo il terrore, credono che la civiltà possa fermarsi nel nome di Allah o di altri simili feticci?
In queste condizioni non si possono dare consigli, ma uno non posso fare a meno di darlo: aspettate almeno che il mare sia calmo, non è giusto far piangere ai vostri cari la vostra morte e lasciare chi non può fare altro che guardare, con la morte nel cuore. E un’avvertenza: alcuni di noi vi consideriamo fratelli, molti altri, che abitano in comode case, no.

Foto © G. Lotti

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