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terra-dei-fuochi-aurora-mattiadi Luisa Loredana Vercillo
Qualcuno ha avuto il coraggio di "mescolare le carte" scrivendo che Padre Maurizio Patriciello aveva pubblicato le foto di due bambini ammalati di tumore al cervello nel loro letto d'ospedale...
L'abbiamo vista tutti quella foto e lo scritto che l'accompagna. E' una foto straziante e tenera allo stesso tempo.

La guardi e ti "entra" dentro. Ci sono due bambini una femminuccia ed un maschietto. Tenerissimo lui, porge uno spicchio di mandarino poggiandolo alle labbra di lei: "Aurora e Mattia. Hanno entrambi 8 anni. Entrambi sono ricoverati in ospedale. Mattia dona ad Aurora uno spicchio del suo mandarino. Stupendo. Impariamo da loro. Preghiamo per loro. Ho ricevuto dai genitori il permesso di pubblicare la foto. Per portare queste meravigliose creature nelle vostre case e nei vostri cuori. Per far sapere a tutti che Aurora e Mattia sono tra coloro che nella "Terra dei Fuochi" lottano, soffrono, sperano. Dio li benedica mille volte."

E' l'ultimo accorato appello, in ordine di tempo, di Padre Maurizio Patriciello il prete di Caivano alle porte di Napoli, in prima linea per la sua gente, per denunciare, per alzare la voce, per dare speranza a questa terra, "Terra dei fuochi", martoriata e sola. Ogni giorno, ogni momento, don Maurizio scrive sulla sua bacheca di Fb per comunicare la speranza, per spronare. E poi una triste lista della morte ogni giorno va ingrossandosi sempre di più, e don Maurizio scrive...per catalizzare l'attenzione, per non far cadere la coltre pesante del silenzio complice, di quanti continuano a far finta di non vedere, su questa tragedia che si sta consumando nella terra dei fuochi.

Le ditte del Nord che hanno avvelenato queste terre, le connivenze del Sud che le hanno favorite, il silenzio dello Stato che attraverso i suoi Ministri continua ad essere inerte. E così ogni giorno a don Maurizio tocca aggiornare questa vicenda di morte: "Michele se ne è andato in soli due mesi a 49 anni. Cancro al cervello. Lascia la moglie e 4 figli. La Terra dei fuochi non si smentisce, continua a uccidere i suoi stessi figli. Come sarebbe bello essere smentiti"... "Come sarebbe bello se i tanti 'scienziat', improvvisati e prezzolati, potessero provare il contrario. Io sono solo un povero prete di periferia che cerca di richiamare l'attenzione su un dramma dalle dimensioni immani" ha scritto solo qualche giorno fa.

Don Maurizio che ha perso anche lui un fratello, Giovanni, in brevissimo tempo per un tumore, suggerisce di andare dai due parroci di Frattaminore, e pregarli di controllare nei registri dei defunti quante persone sono morte nell'ultimo anno, di quale malattia e a che età. E' necessario questo, ci chiediamo per una cosa che è sotto gli occhi di tutti meno che del governo che continua a negare la connessione tra i roghi tossici e le morti per tumore? Una vergogna immensa per quella marea di gente prezzolata che davanti a tanto angosciante dolore, non sa fare altro che negare e offendere le stesse vittime... Don Maurizio non ci sta e continua nella sua "guerra assurda ma nobilissima".
Don Maurizio pubblica le foto in un letto d'ospedale di due piccoli figli della "terra dei fuochi" e lo fa per raccontare la loro storia di cancro al cervello e di sofferenza: a soli otto anni. Tutti devono sapere che per i rifiuti tossici interrati si registra un'alta percentuale di mortalità e malattie infantili. Perché questi bambini Aurora e Mattia sono figli di tutti.

E non è possibile che in un tempo come il nostro esistano cittadini, genitori, angosciati che si ripetono giorno per giorno a "chi toccherà domani?". Padre Maurizio chiede a tutti di non rimanere con le mani in mano ad aspettare il proprio turno. "Il ministro Gian Luca Galletti, quando venne in parrocchia, racconta il sacerdote, affermò: "Questo è un problema nazionale e deve essere risolto da tutta la Nazione". "Ma quando?" Si chiede il battagliero parroco, "quando si comincerà a fare sul serio, Ministro? Quando si comincerà a vedere che qualcosa sta cambiando per davvero? Quanti altri morti si devono piangere? Quante altre disonesti dovranno arricchirsi sulla nostra pelle? Le tragedie dell'Italia e del mondo ci interessano e ci addolorano. Ogni dramma che si consuma sulla terra lo sentiamo nostro. Ma vogliamo che anche la tragedia che ci uccide venga conosciuta, affrontata, risolta".

"Il numero dei morti inganna. Alle giovani mamme portate al camposanto occorre aggiungere i figlioletti che rimarranno a casa immersi in un mare di dolore. Nelle bare dei bambini che hanno messo al mondo, i genitori rinchiudono anche i loro cuori. La matematica in questi casi mente. Non dice il vero. Non lo può dire perché non le compete. Occorre mettersi in ascolto del dolore. Andare negli ospedali di Napoli e dintorni dove tanti pazienti non hanno nemmeno un letto per riposare. Dove le liste di attesa per un ricovero sono lunghe come l'elenco telefonico. Occorre portarsi al cimitero di Frattaminore, Acerra, Orta, Caivano e degli altri cento paesi della " Terra dei fuochi". Senza paura. Senza paraocchi. Senza il desiderio di imbrogliare il prossimo."
Se questa gente riesce a sopravvivere e a trovare un barlume di conforto nel momento del dolore è perché, spiega il sacerdote dalle pagine dei social, le famiglie sono ancora numerose e disponibili ed "ognuno, anche i parenti più lontani e gli amici, danno una mano". Questa solidarietà è stata sperimentata personalmente dal parroco di Caivano in occasione della malattia del fratello:

"Ritorniamo a essere uomini. Non gettiamo alle ortiche la nostra dignità. La nostra terra deve tornare a vivere. La nostra gente deve tornare a sorridere. Ce la possiamo fare. Ce la faremo. Se saremo uniti, caparbi, intelligenti e disponibili. Se ci liberiamo dalla paura di morire uccisi dal camorrista o investiti dalla macchina del fango di chi sulla "terra dei fuochi" vuole costruire la propria carriera. Questa è la nostra terra. Questa è la terra dei nostri padri. Ma, soprattutto, questa è la terra dei nostri figli. E noi la difenderemo con le unghie. Alla sera della vita ciò che conta è avere amato".

Alziamo la voce. Per Aurora, per Mattia, per tutti.

(22 gennaio 2015)

Tratto da: newecclesia.it

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