Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

napolitano-giorgio-ansadi Francesco Bertelli - 19 dicembre 2014
Anche se si tratta di una vittoria c’è poco da stare allegri. La politica, dopo ventidue anni (se credete alle coincidenze, fate pure) mette il suo cappello sopra alla Procura di Palermo.
Ieri infatti è stato eletto come capo della Procura palermitana Franco Lo Voi; dopo un lungo tiro e molla il candidato con i minor requisiti è stato eletto a capo della procura più bollente d’Italia.
Adesso, qui non stiamo certo a dare dei giudizi sulla persone di Franco Lo Voi. Per carità, sarà sicuramente all’altezza del suo compito, ce lo auguriamo. Ciò che stupisce è il metodo con cui il Csm (organo ormai controllato e diretto dalla politica in tutto e per tutto) è giunto alla sua elezione.
Andiamo con ordine.
Tutto inizia a fine luglio quando Francesco Messineo ex capo della Procura finisce il suo mandato. Vista la criticità che stava vivendo (e che poi nei mesi successiva si è accresciuta) il Tribunale di Palermo, tutti pensavano in una veloce elezione di un nuovo Procuratore Capo. E così doveva essere. Il Csm aveva già pronto il suo candidato per subentrare a Messineo: Lo Forte (il quale aveva già ottenuto tre voti), quando però intervenne il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano stoppando tutto in un modo alquanto anomalo. Con una lettera il Quirinale ordinava al Csm di procedere con urgenza al riempimento dei posti vacanti da più tempo, ignorando la lista di candidati per Palermo, che oltre a Lo Forte prevedeva anche Lo Voi e Lari.

Era il periodo in cui si doveva decidere in merito alla deposizione di Napolitano al processo sulla trattativa. Era anche il periodo delle continue minacce. A fine estate gli avvertimenti con tanto di proiettile si indirizzarono verso Roberto Scarpinato. Seguì la famosa incursione nel suo ufficio con un messaggio molto sibillino: “Possiamo raggiungerti ovunque”.
Insomma, le settimane sono trascorse, il livello di sicurezza verso Di Matteo e tutto il pool si è fatto sempre più alto, ma la Procura è rimasta orfana di un capo.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la testimonianza di Napolitano al processo trattativa. Oltre ad essere stato un atto dovuto che ha reso (solo in parte) giustizia dopo il pessimo gesto del conflitto di attribuzione sollevato contro la Procura di Palermo nel giugno 2013, lì si è rotto qualcosa. Da un lato quella testimonianza è stata più che utile, dall’altro però è stato come se Napolitano avesse mandato anche un messaggio al mondo politico. Della serie: “Visto fin dove certi magistrati arrivano?”.
La politica e la stampa si sono mobilitati fino ad arrivare ad oggi. Un pool che lavora sul processo più scomodo e delicato della storia della Repubblica Italiana. Un attentato pronto contro un giudice che ha la colpa di svolgere il suo dovere. “Sei andato troppo oltre” ha scritto Matteo Messina Denaro nella lettera indirizzata a Di Matteo.
In questi ultimi giorni sono venuti alla luce particolari inquietanti a proposito di questo attentato: si sa quanto è costato il tritolo (450 mila euro, spesi tramite una “colletta” tra le famiglie mafiose), si sa chi lo ha ordinato (Matteo Messina Denaro e altre “entità”, le stesse di Via D’Amelio), si sa che non è stato eseguito per il semplice fatto che parte dell’esplosivo (giunto dalla Calabria) era bagnato. E c’è dell’altro: l’esplosivo non si trova. Ciò preoccupa molto Vittorio Teresi ed il resto del pool.
La politica quindi viene a dare una mazzata decisiva al pool impegnato nelle indagini sulla trattativa: serviva necessariamente una figura diversa, più distensiva che si orientasse nella direzione opposta all’ultima storia recente che nel Tribunale di Palermo che  ha visto prima Caselli, per poi giungere a Messineo. Questo era il tormento di Napolitano e di tutto il “sistema”, di cui la politica fa parte: isolare sempre di più l’attività di certi magistrati troppo curiosi. Ecco Lo Voi. Altro candidato che non è riuscito a ottenere i voti necessari è stato Lari (capo a Caltanissetta). Lo Forte aveva dalla sua la colpa di aver processato Andreotti, Dell’Utri, Carnevali e altri nomi eccellenti. Purtroppo è così. Certe “colpe” si scontano.
Scene già viste. Ci ricorda l’isolamento di Falcone, accoltellato alle spalle infinite volte sempre dal Csm. Ci ricorda le battaglie di Borsellino contro Giammanco.
Ci auguriamo tutti che Lo Voi sia all’altezza della situazione. Resta il fatto però che il suo, è un nome troppo condiviso da tutto il mondo politico, centro, destra e sinistra. Sarà un caso?
Adesso Napolitano può serenamente cedere il posto a qualcun altro, e la politica ha agito contro ogni regola procedurale prevista. E da oggi forse c’è un pool di magistrati più solo di prima.

Foto © Ansa

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos