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374718 Giustiziadi Giuliano Girlando - 12 dicembre 2014
C’è un sottile filo rosso che lega la procura di Palermo e la procura di Roma: la delegittimazione. E’ partito il primo di una seria di assalti e tentativi di delegittimazione volti a destabilizzare la grande inchiesta dell’operazione “Mondo di Mezzo”. Giuliano Ferrara il direttore del Foglio in televisione ha sferrato il primo attacco nella sua maniera compulsiva e ossessiva delle toghe cattive e manettare: “Quel Tescaroli è un pazzo e poi c’è stato anche lui nel processo della strage di Capaci, è lui che continua ad associare Berlusconi alla mafia, pensa che dietro il periodo stragista del 92 e 93 ci sia Berlusconi.”  “Dove sono i morti? Se è mafia voglio i morti sul selciato”.

Ovviamente approfittando di Ballarò e di un talk show privo di un contradditorio preparato sul fenomeno mafioso degli ultimi anni a Roma, gli si sarebbe spiattellato davanti la lunga lista dei morti a Roma negli ultimi anni: dall’omicidio Flavio Simmi a quello del boss della Ndrangheta Vincenzo Femia. A Roma la mafia non esiste, non esiste, non esiste, provate anche voi a ripeterlo in maniera ossessiva e vedrete che vi convincerete che a Roma la mafia non esiste. Ne era convinto anche il signor prefetto di Roma Pecoraro, ne erano convinti anche i magistrati della Dna di Roma  prima dell’arrivo da Reggio Calabria di Giuseppe Pignatone che secondo le intercettazioni emerse dall’inchiesta “Mondo di Mezzo” Massimo Carminati nel 2012 avrebbe detto che il magistrato "non giocava" e "avrebbe buttato all'aria Roma" in quanto "in Calabria ha capottato tutto" e "non si fa inglobà dalla politica". Mai frase di Carminati fu profetica ma soprattutto da sottolineare che Pignatone non si fa inglobà dalla politica. Quindi ad intuito si potrebbe dire che i predecessori della Dna di Roma erano subalterni a q ualche disegno politico. Interessante. Ma la domanda comunque sorge spontanea ascoltando le parole di Gaetano Pascale e Piero Fierro quando denunciano  dieci anni fa trovando le connessioni mafiose e anticipando così l’inchiesta di Mafia Capitale e sul litorale romano furono fermati da vertici istituzionali e allontanati dalla polizia. Di quale magistrati e istituzioni parlano? Chi erano i magistrati della dna di Roma nel 2002-2003? Per ora non è dato saperlo, ma non possiamo che sostenere l’azione giudiziaria della procura di Roma, del procuratore capo Pignatone e dei pm Cascini, Ielo e Tescaroli.

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