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bandiera-italiana-in-acqua-webdi Francesco Bertelli - 28 novembre 2014
Passano i mesi, passano gli anni e passano anche i governi. I problemi però, quelli veri, restano. E' come se la politica e tutti i suoi rappresentanti (tranne sporadiche eccezioni), vivessero in un loro mondo lontano dai problemi della vita quotidiana. Ciò succede da oltre vent'anni ed è il motivo di fondo che ha provocato il distacco tra cittadini a politica.
Oltre a vivere in un mondo totalmente diverso, adesso è diventata consuetudine ritrovarsi tutti con governi caduti dall'alto, imposti dal sistema, protetti dal sistema.
Problemi concreti, dicevamo. La violazione delle promesse fatte è una costante decennale che coinvolge anche l'ultimo dei governi, quello attuale. Renzi, per capirsi.
Le tematiche da affrontare sono poche, addirittura semplice da comprendere, la cui soluzione sarebbe a portata di mano solo se ci fosse un minimo di volontà politica.
Senza stare ad annoiare il lettore cerchiamo di elencarli schematicamente.
Qualcuno si ricorda la lettera che Matteo Renzi scrisse a Roberto Saviano e che fu pubblicata su Repubblica? Eravamo ai primi giorni di esecutivo. Si parlava di ottimi progetti per combattere la mafia, fare chiarezza su certi misteri italiani, sul bisogno di una verità certa.

Addirittura sono venuti a raccontarci che è stata fatta una riforma eccellente per combattere il famigerato reato di voto di scambio politico-mafioso (art.416 ter c.p). Balle.
E' vero, si tratta di un argomento di qualche mese fa, ma è utile menzionarlo per riprendere la lettura globale dei problemi.
Membri dell'esecutivo si sono ripetuti nei tg e nei vari talk show a dirci che sono state alzate le pene per tale fattispecie di reato. Molti esponenti della magistratura sono arrivati anche a dire che finalmente abbiamo una "norma perfetta per contrastare lo scambio tra politica e mafia".
La realtà è ben diversa. In sintesi: pene ridotte e non punibilità per la semplice "messa a disposizione" del politico nei confronti del mafioso, prima di ottenerne i voti. In pratica si è ulteriormente stuprata una norma voluta e creata da Giovanni Falcone.
Oltre al dimezzamento delle pene, inizialmente previste tra i 7 e i 12 anni e ora ridotte a 4-10, scompare così dalla nuova normativa la punibilità per la "messa a disposizione" del politico, anche senza che poi avvenga davvero l'acquisto di voti. Resta invece in piedi il cuore della riforma: con la legge attualmente in vigore è punibile soltanto il politico che li ottiene in cambio di denaro - caso raro - mentre la nuova formulazione include "altre ultilità", per esempio la promessa di futuri appalti o incarichi.
Cosa ci dovevamo aspettare da una classe politica che ventidue anni fa scese a patti con Cosa Nostra per salvarsi e facilitare in cambio l'uccisione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?
Di che cianciano allora questi politici?
Altro problema connesso al precedente di cui si sente tanto parlare ( e di cui non si fa niente per risolverlo) è la corruzione. E' notizia di due giorni fa: l'eccesso di leggi in Italia "causa corruzione" perché "ci si avvale della complessità del procedimento per intervenire a facilitarlo chiedendo qualcosa in cambio". Con l'Expo e lo Sblocca Italia "siamo arrivati al paradosso: per raggiungere un obiettivo si è dovuto fare un DL (decreto legge ndr) per dire che le leggi non si rispettassero. C'è qualcosa che non va."
A dirlo è stato il Presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri.
E ancora " Il mondo degli appalti è tra i più regolati dalla legge e le opere non partono per i troppi ricorsi e le sospensive, attuati perché non si riesce a rispettare tutto il pacchetto enorme di leggi."
Cioè non soltanto abbiamo una classe politica che va a nozze con esponenti della criminalità organizzata (vedi ancora esempio dell'Expo); ma c'è da aggiungere il fatto che le leggi ci sono, e la maggior parte di esse sono scritte male.
In ultima analisi anche le norme sullo Sblocca Italia preoccupano e parecchio. Anche l'Autorità Anticorruzione (Anac) ha sollevato dei dubbi. In questo conclamato, lodato e invocato Sblocca Italia, il governo Renzi ha pensato bene di  innalzare a 5,2 milioni di euro l'importo degli appalti per quali non è concessa la gara.
E le sorprese non finiscono qui: sotto questa soglie rientrano tutti quegli interventi (o forse sarebbe meglio chiamarli spot) che il Governo  metterà in pratica sulla messa in sicurezza delle scuole, rischio idrogeologico, tutela del patrimonio ambientale e culturale. Tutto sotto i 5,2 milioni di euro. Quindi interventi che avverranno senza gare di appalto. E' come dire che i lupi sono invitati al banchetto.
Per cui si prevedono queste norme per snellire il tutto. E ci sarebbe l'esigenza di semplificazione, però questo non deve significare una deroga così evidente alle gare di appalto (che già sono inquinate quando vengono fatte, immaginatevi cosa accade senza una gara?).
Altro tema è il l'evasione.
La necessità primaria del nostro Pease è una ridistribuzione equa della ricchezza e non gli 80 euro. E' una balle colossale quella di dire che i soldi per fare certe riforme strutturali non ci sono. I soldi ci sono. Basta saperli trovare. Noi siamo il paese in cui il 10% degli italiano detiene il 50-60% della ricchezza.
Vogliamo parlare della ricchezza privata? Quasi 9 miliardi, oltre 4 volte il debito pubblico. Se questo tesoro fosse diviso equamente, ogni famiglia avrebbe in tasca 400 mila euro. Ma non funziona così: il debito è di tutti, la ricchezza, invece , di pochi. Le famiglie super ricche, cioè l'1% della popolazione, hanno un patrimonio che è 65 volte superiore a quello della media, mentre un altro 10% si divide metà del tesoro e al 90% degli italiani restano le briciole. E' qui che si nasconde il problema dell'evasione. Non serve combatterla, occorre prevenirla prima che il soggetto evasore abbia già portato all'estero i soldi.
Si potrebbe riformare il processo tributario. Nessuno ne parla, tantomeno Renzi ed il suo governo.
In sintesi: il processo tributario (fase finale e cruciale dell'accertamento del fisco) è un processo definito "documentale". Ciò significa che si basa solo ed esclusivamente sulle prove documentali: non sono ammesse prove dichiarative o testimoniali.
Lo strumento che potrebbe dare una mano al fisco è il famigerato redditometro. Il problema è che viene utilizzato male dall'Agenzia delle Entrate. Sarebbe uno strumento formidabile per la caccia la vero evasore. Sulla base di determinati fatti indicativi di capacità contributiva (ad esempio il possesso di imbarcazioni da diporto o l'assunzione di una collaborazione domestica), consente di calcolare il "reddito complessivo netto presunto" del singolo contribuente.
Se per almeno due anni consecutivi, il redditometro rileva un'incongruenza fra la dichiarazione presentata e il reddito presunto, l'amministrazione finanziaria potrà procedere alla rettifica del reddito dichiarato. Il problema sta nella differenza tra il redditometro esistente prima del 2009 e quello successivo.
Nel precedente lo strumento era strutturata su una base di "beni di lusso" intorno ai quali veniva svolto un accertamento approfondito per scovare le incongruente tra reddito dichiarato e quello effettivo.
La riforma del 2009 ha privato questo strumento di questa serie di punti di riferimento. Il governo Monti tentò di riformarlo, ma la sua vita breve portò all'interruzione del progetto. Oggi questo strumento è stato ignorato completamente dal governo Renzi. E i problemi si vedono ogni giorno: non essendoci più un criterio di ricerca basato sui beni di lusso oggi il redditometro prende come riferimento qualsiasi acquisto dei contribuenti. Ecco che allora a rimetterci sono le persone comuni e non i veri e grandi evasori.
E poi l'ambiente. La tutela contro il rischio idrogeologico.
Non passa giorno senza notizie di allagamenti, smottamenti, danno irreparabili e morti. La Liguria sott'acqua (con Genova tre volte sott'acqua in quattro anni), la Maremma in ginocchio (per il terzo anno consecutivo), la Sardegna che deve ancora vedere un briciolo dei quattrini promessi per l'alluvione del 2013, il Nord Italia minacciato dal Po'.
Prendiamo Genova: servono centinaia di milioni di euro per mettere in sicurezza il Bisagno, creare uno scolmatore e porre fine ad una situazione creata a tavolino dalla follia di politiche decennali sbagliate. Poi si scopre però che i soldi stanziati per Genova sono appena 12 milioni di euro (briciole) mentre il governo stanzia 400 milioni di euro per il terzo valico.
Basterebbe applicare i lavori stabiliti dalla Commissione De Marchi nel 1970: all'epoca si prevedevano 40 miliardi di lire ogni 15 anni, quindi circa 3 miliardi di euro ogni anno. Non c'è traccia di questo nello Sblocca Italia. Che dice Renzi in proposito?
Però passano i mesi, passano gli anni e passano anche i governi. E i problemi restano gli stessi.
La possiamo chiamare presa in giro?

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