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casa-studente-laquila-vittimedi Luciana Orsatti* - 6 aprile 2014
Cara Grazia, ti scrivo a nome di tutta l'associazione "la stanza del figlio" che tu frequenti e di cui sei diventata una trave portante. Mai avremmo potuto lontanamente immaginare cosa succedesse nell'animo di un genitore che come te ha perso il proprio figlio nel crollo della casa dello studente. Eppure, come tu hai constatato, noi ci occupiamo di genitori che hanno perso il proprio figlio, senza distinzione sulle modalità dell'accaduto. Ci occupiamo di rimettere a posto per quanto possibile i pezzi del loro cuore come un puzzle che alla fine deve pur reggere per mandare avanti la famiglia.Ma tu con la tua storia simile ad altri genitori che in una terribile notte hanno saputo che i loro figli erano stati inghiottiti da quella stessa struttura che li doveva proteggere, tu ci hai veramente stregati e portati come per magia con te in quella terribile notte.

Abbiamo rivissuto con te quelle ore precedenti al sisma, quando mentre tutti dormivano e sognavano nei loro sicuri ripari, tu hai cominciato a captare qualcosa, come solo le mamme sanno fare, il tuo cuore ti mandava dei messaggi che tu caparbiamente hai ascoltato e verificato incrociando telefonate che ti rassicuravano su tutto ma alle quali il tuo cuore non credeva. Ma chi potrebbe mai immaginare, ma come potrebbero sapere "gli altri" della lotta che si è scatenata dentro di te, quando avresti voluto partire per raggiungerlo ma poi ti calmavi e speravi. Ma la speranza non ha avuto ragione quella notte e tu sei salita in macchina. Da sola.La strada si snodava sotto le ruote della tua macchina a tua insaputa, perché tu eri già lì, mentre la distanza non voleva saperne di accorciarsi. Alla guida c'era solo una piccolissima parte di te mentre tu già ti aggiravi per le strade polverose e avvolte dalle tenebre in cerca di qualche segnale.Hai chiesto, smarrita e tremante a tutte quelle persone in fuga se lo avessero incontrato, ma non ricevevi risposta. Tu lo sapevi, perché la mamma sa sempre tutto in anticipo, che lui non era per strada ma era là e tu in quella notte maledetta, buia e senza speranza non ci volevi andare. Eppure eri partita col fermo proposito di verificare cosa fosse successo, di cercarlo dovunque e di trovarlo, ma man mano che l'automa che era in te, il tuo pilota automatico che hai dovuto chiamare per venirti in aiuto ti immetteva in quella direzione il tuo cuore ha cominciato a tremare. Eri da sola. D'un tratto hai rimesso insieme tutte le parti di te, sei tornata ad essere la mamma che voleva cercare suo figlio e ti sei messa a scavare. Da sola. Gli addetti ai lavori hanno avvertito che mai avrebbero potuto vietare la tua presenza, la forza d'animo che si sprigionava dalla tua persona era talmente travolgente che nessuno più ti ha notata, mentre tu continuavi a scavare con le mani nude in un punto preciso, senza l'ausilio di nessun sofisticato radar, ma guidata solo da tuo cuore diventato il tuo informatore più attendibile. Nessuno può mai immaginare quali pensieri si agitavano dentro di te, noi li conosciamo solo perché ce li hai raccontati....dai veloce, forse è ancora vivo...ti prego aspettami... non puoi farmi questo... tu non mi lasceresti mai da sola, senza un uomo con me dopo che il tuo papà, mio fratello, mio padre, mi hanno lasciata. Tu no, è vero? La domanda non avrà mai risposta. Ormai è tempo di sapere se ha sofferto. Questo è ormai l'unica sua consolazione. Gli prende la testa tra le mani, lo ripulisce dalla polvere e dai detriti, è lui, come non potrebbe riconoscerlo? Certo non dai suoi occhi ma che importa? E' lui, e lei è lì, da sola. Poi lo stringe a sé e come fosse un bambino si accerta che la bocca non sia ostruita dai detriti come se ciò lo potesse aiutare a respirare, lo bacia, mentre tutt'intorno il chiasso sembra non disturbare questo suo momento di intensa comunione con lui.Riparte, da sola. Non lascia raccomandazioni, né indicazioni agli addetti ai lavori, questa volta i chilometri che la riporteranno a casa sembrano scorrere troppo veloci. Lei è distrutta ma sa, ha visto e questo per una mamma è tanto, ha potuto stringerlo e salutarlo, lei sola con lui, mentre passavano tanti messaggi d'amore che nessuno mai può sapere.
Scusa Grazia se mi sono permessa di raccontare la tua storia, ma gli altri devono sapere, gli altri chi? Chi con leggerezza oggi partecipa a qualche manifestazione che è pure un modo apprezzabile di comunicare i propri sentimenti ma che non sa e invece deve sapere. Deve sapere anche che oggi domenica, mentre si sfila per le strade, tu nella sua stanza gli stai cambiando le lenzuola, stai togliendo il piumone invernale per mettere quello più leggero, senza dimenticare di rimettere in fondo al letto quel cuscino sul quale tu ogni sera, quando rimani sola con te stessa, poggi la tua testa dopo esserti inginocchiata ai piedi del suo letto e piangi tutte le tue lacrime.
Noi tutti siamo con te!

* Presidente dell'associazione "la stanza del figlio" di Pescara

Info: lastanzadelfiglio.com

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